28.ma domenica del tempo ordinario - Anno A

L’invito di Dio è per tutti

A cura di un parroco di montagna

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Con il Vangelo non ci si annoia mai. Ci sono sempre fatti inaspettati, che incuriosiscono e portano a farsi molte domande. C’è una grande festa di nozze. Non sono nozze qualsiasi: lo sposo è il figlio del Re. Chiunque guarda come un sogno la possibilità di parteciparvi come invitato. Ma gli invitati rifiutano. Per loro non è una cosa importante. Hanno altro da fare. C’è qualcosa di inverosimile, addirittura: per alcuni l’invito del re è irritante e arrivano a insultare i suoi inviati, a bastonarli, a ucciderli!

Altra sorpresa: il re ci resta male, irritato a sua volta del comportamento degli invitati, però non si arrende, non disarma. Il rifiuto non arresta l’amore di quel re che è Dio. La festa si deve fare comunque. È la festa del Regno di Dio che è offerta a tutti. Tutti i passanti sono invitati. Tutti sono fatti entrare… non più solo quelli di un certo rango, come i primi che hanno rifiutato, ma indistintamente i meno nobili: senza differenze tra meritevoli e non, tra buoni e cattivi…

La sala delle nozze è finalmente piena. Lo scopo è raggiunto, ma il racconto continua e riserva un’altra sorpresa. Nella massa c’è uno che non ha l’abito conveniente.

Senza perdersi in tante domande, la parabola denuncia un fatto e lo spiega: «Voi, giudei di Israele, avete rifiutato, non avete voluto e così il Regno passa ai pagani». Il fatto è davanti agli occhi di tutti: il popolo di Dio ha rifiutato il Messia e il Vangelo, invece gli altri, i lontani, lo cercano e lo accolgono.

Pare un’esagerazione che gli invitati abbiano preso i servi del re, li abbiano bastonati e uccisi, ma è proprio così. Non c’è da meravigliarsi, perché questa è la storia del popolo di Dio che ha maltrattato i profeti. E la storia continua.

L’ora è decisiva e non si può differire la decisione: tutto è pronto. Non si può essere distratti. Non si può restare indifferenti. Non ci sono altre cose più importanti da fare!

Il giudizio di Dio è particolarmente severo. Sentendo raccontare che il re inviò le sue truppe e incendiò le città di quelli che avevano ucciso i profeti, i cristiani del tempo di Matteo hanno certamente pensato alla distruzione di Gerusalemme, avvenuta per opera dei romani nel 70 d.Cr.

Pareva proprio un castigo! Ma il giudizio non riguarda soltanto i primi invitati: riguarda anche i secondi, quelli che hanno accettato l’invito e forse si illudono di essere a posto.

Il quadro finale è questo: tutti sono chiamati, ma non tutti sono eletti. L’essere entrati nella festa di nozze non è ancora una garanzia. Occorre essere in ordine, avere la veste adatta che vuol dire essere convertiti e vigilanti.

E c’è un’affermazione, che è ancora più importante!: Dio invita tutti, nessun uomo è escluso, non ci sono condizioni preliminari. L’invito di Dio è universale e la Chiesa deve rivolgersi a tutti. Deve rivolgere l’invito alla salvezza a tutti senza distinzione. La comunità cristiana è il luogo del raduno, è la casa di tutti (anche dei peccatori), dove nessuno può essere escluso in partenza.

Insomma: Dio non è per i buoni, ma per quanti rispondono sì all’invito… e ci mettono anche qualcosa di proprio!