A cura di don Sandro De Gasperi (festa della Presentazione del Signore)

Presso di te c’è luce

«...io non comprendo le tue vie, ma la mia via tu la conosci»

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È buio, nel carcere di Tegel, a pochi chilometri da Berlino: l’inverno, con le sue giornate gelide e brevi, fa da specchio alla condizione dei prigionieri, che il regime nazista ha rinchiuso in quelle celle scure. Tra i detenuti, c’è anche un teologo, che si è ribellato alla follia di Hitler: un teologo che scrive, per i suoi compagni, la preghiera per il Natale del 1943. Si chiama Dietrich Bonhoeffer, non arriverà ai quarant’anni ed è una delle pietre miliari della riflessione cristiana del XX secolo.

«È buio dentro di me, ma presso di Te c’è luce; sono solo, ma Tu non mi abbandoni; sono impaurito, ma presso di Te c’è l’aiuto; sono inquieto, ma presso di Te c’è la pace; in me c’è amarezza, ma presso di Te c’è la pazienza; io non comprendo le Tue vie, ma la mia via Tu la conosci».

Scrive così, rivolgendosi a Dio, interpretando i sentimenti di molti; forse anche i nostri. Non siamo rinchiusi in un carcere, ma – soprattutto in alcuni passaggi della nostra vita – siamo prigionieri del dolore, della fatica, dell’oscurità.

Simeone ed Anna, i due anziani protagonisti della pagina evangelica che ascoltiamo in questa domenica, sono esperti della vita, in tutte le sue sfumature, anche nelle pagine più fosche. Simeone, con una semplicità e una lucidità disarmanti, riconosce che è giunto, per lui, il momento di congedarsi, che è arrivata l’ora della morte. Anna, rimasta vedova, conosce la tristezza e le domande del lutto, della perdita di una persona cara. La malattia, nostra o di una persona a noi vicina, il congedo da chi lascia questa vita, le mille paure e preoccupazioni per la vita del mondo, per il clima di violenza e di guerra che sembra rinforzarsi quotidianamente, ci immergono in un buio che nulla e nessuno sembrano poter rischiarare.

Giuseppe e Maria portano il Bambino al Tempio: è il gesto – previsto dalla Legge, puntualizza l’evangelista – di chi sa che la vita è un dono, di chi riconosce che la vita scaturisce anzitutto dall’iniziativa di Dio. A loro, Simeone ed Anna rivelano l’identità profonda del Bambino Gesù: è la salvezza che Dio ha preparato davanti a tutti i popoli. In Lui, si compirà la promessa di Dio: la Sua vita sarà la testimonianza ultima e definitiva che Dio non ci lascia soli nella nostra oscurità, che Dio prende su di sé anche la pagina più buia e oscura della nostra vita, la morte.

l Concilio Vaticano II apre la costituzione dedicata alla riflessione sulla Chiesa definendo Cristo Lumen gentium, la luce delle genti: la Sua vicenda, la Sua storia, il Suo nascere, morire e risorgere sono la fiammella piccola, ma indistruttibile, che rischiara la nostra condizione di esseri umani. Fragili, ma invincibilmente amati. Feriti, ma sempre nel cuore di Dio. Soli, ma mai abbandonati.

Come cristiani, come comunità che si riunisce per ricevere la Parola e il Pane della vita, come Chiesa, esistiamo solo per testimoniare questo al mondo, alle persone affaticate, doloranti, spossate per il cammino e per le prove della vita, assetate di senso, di luce, e di vita che non tramonta, oppresse dalle tenebre che la vita ci fa attraversare. Le candele che portiamo a casa ci ricordano che la nostra vita può sempre essere illuminata, e che abbiamo una luce che possiamo diffondere agli altri. Gesù Cristo.

«È buio dentro di me, ma presso di Lui c’è luce; sono solo, ma Lui non mi abbandona; sono impaurito, ma presso di Lui c’è l’aiuto; sono inquieto, ma presso di Lui c’è la pace; in me c’è amarezza, ma presso di Lui c’è la pazienza; io non comprendo le Sue vie, ma la mia via Lui la conosce».