Cammino sinodale

Rimandati a ottobre

L’assemblea sinodale radunata in Vaticano ha rinviato il testo finale a una nuova convocazione

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Una scena già vista. Era accaduto anche nel 1962, pochi giorni dopo l’inizio del Concilio Vaticano II. I vescovi, radunati nella basilica Vaticana, non approvarono il cospicuo numero di documenti che era stato preparato dalla Curia romana, ma misero tutto in discussione. Nel piccolo di un sinodo italiano, qualcosa di simile è accaduto nella sala Paolo VI nella mattinata di martedì 2 aprile. Dopo 51 interventi in aula e numerosi interventi scritti, si è capito che il documento elaborato da alcuni incaricati della Cei non era ritenuto adeguato e corrispondente a quanto maturato nel pluriennale lavorio del Cammino sinodale.

Poteva diventare un momento di delusione e frustrazione. Ma subito nell’assemblea e nei 28 gruppi di lavoro si è manifestata la maturità di tanti delegati, che hanno tenuto testa al gruppo che aveva redatto il testo. Con un’efficace metafora, un prete di Assisi ha preso la parola dichiarando: «Se il Consiglio permanente ha chiesto ai redattori un’asciugatura del testo, quanto messo all’ordine del giorno denuncia un errore nel candeggio, che ha rovinato le fibre e l’orditura di quanto maturato in quattro anni». Ne è venuto un momento di comunione nella franchezza, che ha dimostrato la passione di tanti laici e laiche, di preti e anche vescovi per la Chiesa, che papa Francesco ha incoraggiato a intraprendere questa coraggiosa verifica della sua presenza sul territorio italiano.

La votazione conclusiva ha sancito, con una maggioranza “bulgara” del 98%, il rinvio a un nuovo e allargato comitato di redazione del testo, degli emendamenti e degli esiti della discussione di tre fitte giornate. L’appuntamento è quindi rimandato a una nuova convocazione dell’Assemblea, prevista per il 25 ottobre.

Erano 957 i partecipanti all’Assemblea sinodale, rappresentanti di 219 delle 226 diocesi della Penisola: 442 i laici, 246 preti, 176 vescovi, 44 religiosi e religiose, 18 diaconi. In tutto 664 uomini e 293 donne. La nostra diocesi era rappresentata dal vescovo Renato, da Anna Della Lucia (vicepresidente del consiglio pastorale diocesano), da Giulia De Pra e don Davide Fiocco (referenti del cammino sinodale fin dall’autunno del 2021).

Così Giulia racconta:

«L’esperienza di questi giorni è stata davvero sorprendente ed entusiasmante. Penso sia stata proprio la conferma che il Sinodo ha innescato un processo nella nostra Chiesa, un processo umano e spirituale, di ascolto del Popolo di Dio e di confronto alla luce di ciò che davvero abbiamo a cuore in questi tempi e che abbiamo portato nel cuore in questi anni di Cammino Sinodale. È stato grazie anche al testo delle Preposizioni presentato all’assemblea in prima battuta che qualcosa dentro ciascuno si è risvegliato: il desiderio di una Chiesa autentica, che faccia tesoro di questi quattro anni, che non tolga parti importanti di ciò che abbiamo vissuto e, raccolto, narrato, messo in pratica e proposto. Soprattutto sui temi chiamati ad essere ponti per il futuro. Si è risvegliato il desiderio di una Chiesa che non riduca la ricchezza, la bellezza e l’umanità che è stata testimoniata dalle esperienze delle Chiese in Italia. L’accoglienza delle obiezioni dell’assemblea e il successivo accorato lavoro di tutti, ha portato l’ultimo giorno a un momento in cui ci siamo riconosciuti: ancora una Chiesa in cammino, che per davvero non produce documenti – come diceva il Papa all’inizio del Cammino Sinodale – ma innesca processi, il cui protagonista è lo Spirito, che attraverso la sua chiesa parla, negli entusiasmi, nelle pause, nei dissensi e nella generatività della comunione».

Il vescovo Renato aggiunge:

«Non è scontato questo camminare da parte della Chiesa. Che cosa significa e che cosa comporta? Abbiamo sperimentato che non si tratta solo di raggiungere una meta, come può essere la realizzazione di un’esperienza, di un documento, di una iniziativa, di una celebrazione… Si tratta di riconoscere in ogni tratto percorso di strada come siamo cambiati, quale apporto ulteriore ciascun passo arricchisce il volto di Chiesa che siamo, il suo aprirsi, il suo servizio, la sua missione, la sua speranza, il suo credere e amare. La generatività propria della Chiesa è questo esporsi, questo lasciarsi convertire, questo rimettersi in un cammino condiviso, questo farsi contaminare nel concreto delle situazioni che vive».

Si sono vissuti anche intensi momenti liturgici. Non poteva mancare un momento giubilare, aperto dalle testimonianze, cariche di speranza, offerte da don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile di Milano; da Laura Lucchin, mamma di Sammy Basso; da Giorgio e Marta Scarpioni, una coppia di sposi di Varese, che da 15 anni vive in una missione in Uganda. E poi la processione silenziosa fino alla Porta Santa, con la comune professione di fede davanti alla tomba dell’apostolo Pietro.

Ora si torna in diocesi, sapendo di essere stati tutti… rimandati a ottobre. Ma stavolta non è una brutta cosa.