In coincidenza con il Giubileo dei Migranti e del mondo Missionario, sabato 4 e domenica 5 si celebra la 111ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, il cui tema è «Migranti, missionari di speranza». Il messaggio di Papa Leone XIV offre una chiave di lettura che ribalta la visione corrente del migrante disperato e privo di prospettive.
Mentre il mondo è in preda a conflitti e tensioni preoccupanti e si annunciano «devastazioni globali e scenari spaventosi, è importante che cresca nel cuore dei più il desiderio di sperare in un futuro di dignità e pace per tutti gli esseri umani».
Il Papa ricorda che questo futuro fa parte del disegno di Dio sull’umanità: è stato anticipato dai profeti ed ha già preso avvio in Gesù Cristo.
Ora, proprio i migranti e i rifugiati, nella ricerca coraggiosa di un mondo migliore diventano missionari, cioè testimoni i quali indicano che il mondo nuovo è possibile e ricordano alla Chiesa che essa stessa è pellegrina nella speranza. Il loro muoversi in vista di un benessere e di una dignità attesi, ricorda che l’essere umano è fatto per la ricerca della felicità.
I cristiani, poi, accogliendoli e offrendo loro percorsi di inclusione, diventano a loro volta missionari, annunciatori di una società in cui il riconoscimento della dignità di ciascuno, crea relazioni di fraternità.
Per questa Giornata è previsto il momento propriamente giubilare, che consisterà nella celebrazione dell’Eucaristia, alle ore 18.30, in Cattedrale, presieduta dal vescovo Renato Marangoni. La celebrazione sarà preceduta da un pellegrinaggio simbolico con partenza alle ore 18 dalla chiesa di Loreto, tramite il quale si potrà condividere con le comunità dei migranti lo spirito del Giubileo come “pellegrini di speranza”. La Messa sarà animata dai canti delle comunità di migranti presenti nel nostro territorio.
Sabato 4 ottobre alle ore 17.30 nella sala Muccin del Centro congressi Giovanni XXIII in Piazza Piloni a Belluno si terrà un incontro dedicato al tema delle seconde generazioni, in particolare al confronto dei giovani, figli di immigrati, con le tradizioni e le culture di origine.
Dopo l’introduzione del direttore della Caritas diocesana, diacono Francesco D’Alfonso, Raffaella Case, in un dialogo intervista, presenterà il suo romanzo, pubblicato alla fine di agosto per Corbaccio editore, Una testa piena di ricci. La trama del libro fa perno sulla vicenda di un’adolescente, Zhenga, alle prese con la ricerca di sé e, naturalmente delle proprie radici: figlia di una italiana e di un ruandese fuggito da bambino al tempo del genocidio dal suo Paese si accorge di non sapere nulla del ramo paterno e fugge di casa per incontrare la nonna paterna, che vive in Italia, ma con la quale il padre non ha più rapporti, per avere risposte alle sue domande.
Le vicende della sua ricerca, i personaggi che incontra, le risposte ottenute, sono uno spaccato del mondo delle seconde generazioni. Sarà possibile al termine dell’incontro acquistare il libro.
Seguiranno delle testimonianze di giovani di seconda generazione, che consentiranno di riflettere su aspetti ed esperienze su cui poi sarà possibile intervenire. A conclusione, il saluto del vescovo Renato, seguito da un rinfresco.
diac. Francesco D’Alfonso
Direttore Caritas diocesana