L’attuale assetto istituzionale della nostra diocesi è recente (1986), ma alle sue spalle vi è una storia diocesana lunga quindici secoli. Il nome stesso della diocesi (Belluno-Feltre) ci attesta l’anteriore esistenza di due diocesi, mentre altri territori sono confluiti a costituire l’attuale profilo della nostra Chiesa provenendo da altre comunità diocesane.
È utile riferirsi a questo semplice quadro cronologico per non perdersi nel filo delle vicende:
- dal VI secolo al 1200: due distinte diocesi di Belluno e di Feltre.
- dal 1200 al 1462: la due diocesi, pur rimanendo due strutture giuridiche distinte l’una dall’altra, sono sotto la guida di un unico vescovo.
- dal 1462 al 1818: le due diocesi tornano ad avere ognuna un proprio vescovo.
- dal 1818 al 1986: la due diocesi, pur rimanendo due strutture giuridiche distinte l’una dall’altra, sono sotto la guida di un unico vescovo.
- 1986: le due diocesi di Belluno e Feltre vengono fuse insieme e nasce la diocesi di Belluno-Feltre.
Il primo millennio
Sia per Belluno come per Feltre, le prima attestazioni certe ed indubitabili dell’esistenza di una sede episcopale risalgono al VI secolo. Per Belluno: l’iscrizione sepolcrale, oggi persa, del vescovo Felice e la partecipazione del vescovo Lorenzo al sinodo di Marano (591); per Feltre la partecipazione del vescovo Fontejo ai sinodi di Grado (579) e di Marano (591). A quest’epoca sia Feltre che Belluno si trovavano sotto il dominio dei Longobardi ed erano due sculdascie facenti parte del ducato di Ceneda.
Con l’età dei Carolingi, comincia a formarsi nelle due sedi una notevole proprietà fondiara. I re italici e gli imperatori fanno ai due episcopati vescovi importanti concessioni di terre e di diritti da esercitarsi sulle stesse. Andava così prendendo corpo il potere temporale dei vescovi, che giungerà a coronamento con l’assegnazione ai vescovi di poteri comitali
Nel 1031 l’imperatore Corrado II riconosce al vescovo di Belluno, Ezemano, la signoria territoriale vietando ad ogni altra autorità qualsiasi atto di governo nei territori a lui soggetti; il vescovo è ormai a tutti gli effetti conte dell’impero. Un diploma rilasciato nel 1142 dall’imperatore Corrado III è la più antica attestazione dei diritti comitali del vescovo feltrino. L’area geografica della contea vescovile (Feltrino, Primiero e Bassa Valsugana) era più ridotta del territorio diocesano; la zona più occidentale della diocesi (Alta Valsugana) era soggetta al principato vescovile di Trento.
Nel 1096 il vescovo feltrino Arbone, in concomitanza con l’inizio della prima crociata, pose la prima pietra del santuario nel quale conservare le spoglie mortali dei martiri Vittore e Corona, patroni della diocesi. I resti dei due santi, martiri in Siria, erano giunti a Feltre prima del Mille. Il bell’edificio romanico venne consacrato nel 1101. Nei secoli seguenti rimase il principale centro di pietà popolare della Chiesa feltrina.
Le due diocesi unite
Nella seconda metà del XII secolo, Belluno e Feltre sono bersaglio di ricorrenti scorrerie militari da parte del fiorente comune di Treviso. Nel 1197 il vescovo bellunese Gherardo de Taccoli cadde in battaglia ucciso dalle milizie trevigiane. Affinché le due contee ecclesiastiche potessero meglio difendersi, il papa stabilì che a capo delle due città vescovili vi fosse un unico vescovo pur restando le due diocesi indipendenti tra loro. L’unione avvenne prima del 1200, anno al quale risale la più antica attestazione documentaria di un vescovo di ambo le sedi: Anselmo di Braganze.
Il potere temporale dei vescovi doveva però confrontarsi con la rampante aristocrazia cittadina, che sempre più lo limita. Oltre a ciò, durante il Duecento e il Trecento le due città caddero in potere di forze esterne che rapidamente si avvicendarono (da Camino, Ezzelino da Romano, da Camino, Scaligeri, duchi d’Austria, Visconti) finché nel 1404 le due città entrarono a far parte della Repubblica Veneta. Se l’intero territorio della diocesi di Belluno si trovava nella Repubblica Veneta, più frastagliata era la situazione territoriale della diocesi di Feltre: il feltrino nella Repubblica, il Primiero e la Valsugana orientale nella contea del Tirolo, la Valsugana occidentale nel Principato vescovile di Trento.
Nel corso del Quattrocento i Bellunesi aspiravano a riavere un proprio vescovo e che la loro diocesi venisse divisa da quella di Feltre. Papa Pio II accolse la richiesta e nel 1462 le due diocesi tornarono ad avere ognuna un proprio vescovo.
L’età moderna
All’inizio del Cinquecento sulla diocesi di Feltre si insediò la dinastia episcopale dei Campeggi di Bologna che si trasmisero in famiglia la sede episcopale (1512-1584). Essi ricostruirono ampliandola la cattedrale distrutta nella guerra cambraica; rimarchevole l’impegno posto nel contrastare la penetrazione delle dottrine protestanti in diocesi. Notevole fu l’episcopato di Jacopo Rovellio (1584-1610), che con un’intensa attività pastorale, fece penetrare in diocesi i dettami del concilio di Trento.
Nel Cinquecento bellunese spiccano le figure del cardinale Gasparo Contarini, che, oberato da incarichi curiali e diplomatici, non fu a Belluno che per due brevi soggiorni; e del nipote Giulio Contarini, che si dedicò alla riforma del clero e alla fondazione del Seminario.
Durante il Seicento e il Settecento la vita delle due diocesi trascorse senza vicende di particolare rilievo. I vescovi che si succedettero appartenevano a famiglie di spicco della Repubblica Veneta. L’attività pastorale si dipanava secondo i tratti caratteristici dell’epoca del grande disciplinamento: i vescovi svolgevano ripetutamente visite pastorali alla diocesi con nutrito seguito di collaboratori e convocavano periodicamente i sinodi diocesani. Nella diocesi di Feltre si andò acuendo sempre più il problema dell’ingerenza dell’autorità austriaca: i vescovi denunciarono ripetutamente che era loro impossibile svolgere vari atti di governo, come nominare i parroci nel settore imperiale della diocesi e riscuotere tributi dai benefici per il mantenimento del seminario. La Santa Sede, assecondando la volontà dell’imperatore Giuseppe II, nel 1786 finì per incorporare alla diocesi di Trento i territori della diocesi feltrina soggetti all’impero (il Primiero e l’intera Valsugana).
Le due diocesi nuovamente unite
Nel 1797 su Belluno e su Feltre si abbatté la bufera napoleonica che comportò la chiusura di conventi, la spoliazione di chiese, la dispersione del patrimonio liturgico.
Dopo gli sconvolgimenti del periodo napoleonico Feltre e Belluno si trovarono soggette al Regno Lombardo-Veneto. Nel 1816, a Vienna, l’autorità imperiale decise di por fine alla diocesi di Belluno e di annettere il suo territorio a quella di Feltre: entrambe le diocesi erano di modeste dimensioni ed erano vacanti da alcuni anni. Il provvedimento venne stornato per le opposizioni del Capitolo bellunese. Nel 1818 nel quadro del riordinamento ecclesiastico del Veneto deciso da papa Pio VII (bolla De salute dominici gregis) le diocesi di Feltre e Belluno venivano unite aeque principaliter: entrambe conservavano le strutture di governo ed avevano pari dignità; il vescovo era tenuto a risiedere sei mesi in una diocesi e altri sei nell’altra.
Una trentina di anni più tardi il territorio della diocesi bellunese si allargava notevolmente. Nel 1846, papa Gregorio XVI aggregava alla diocesi di Belluno l’intero arcidiaconato del Cadore sottraendolo alla diocesi di Udine, mentre fino al 1751 faceva parte del patriarcato di Aquileia. Il provvedimento divenne effettivo l’anno seguente.
In ambo le diocesi, il periodo risorgimentale originò non poche tensioni tra il clero, tra le cui file non pochi erano animati da aperta avversione al governo austriaco. A Belluno fu notevole il caso del cancelliere vescovile Angelo Volpe, acceso antitemporalista, che nel 1862 abbandonò Belluno.
L’annessione al Regno d’Italia (1866) apriva il problema del confronto con lo stato liberale, i cui rappresentanti non mancarono di prendere decisioni animate da anticlericalismo. A Feltre la municipalità riuscì a trasformare il seminario in ginnasio-liceo pubblico.
Il vescovo Salvatore Bolognesi (1871-1899), dopo la guida ondivaga dei suoi due predecessori, prese in mano con fermezza il timone delle diocesi puntando alla realizzazione di pochi punti irrinunciabili. Riorganizzò il seminario, che doveva essere comune per le due diocesi di Feltre e Belluno: a Feltre il liceo, a Belluno i corsi teologici. Puntò ad una riorganizzazione delle strutture diocesane attraverso il controllò di ripetute visite pastorali. Sostenne la nascita e l’organizzarsi in diocesi dei comitati dell’Opera dei Congressi che dovevano essere mezzo di una nuova presenza dei cattolici nel mutato contesto sociale.
Ventesimo secolo
Durante gli anni drammatici della Prima Guerra mondiale, il vescovo Giosuè Cattarossi (1914-1944) fu particolarmente vicino alla popolazione stremata. Pur non essendo uomo di governo, capace di organizzare iniziative di ampio respiro, il Cattarossi si presentò piuttosto una forte figura carismatica: uomo di intensa vita spirituale, predicatore affascinante, suscitò tra i fedeli una vera venerazione.
A lui seguì il giovane ed energico cappuccino Girolamo Bortignon (1944-1949), che mostrò particolare fermezza davanti agli occupanti tedeschi nel travagliato periodo finale del secondo conflitto, quando la provincia di Belluno venne annessa al Terzo Reich. Da ricordare almeno il fatto del 17 marzo 1945 quando, incurante della possibile reazione tedesca, si arrampicò con la scala per porgere l’estremo saluto e impartire l’estrema unzione a quattro partigiani impiccati ai lampioni della principale piazza della città (in segui intitolata “piazza Martiri”).
Notevole fu il lungo episcopato di Gioacchino Muccin (1949-1975). Rinnovò la sede del seminario e ne potenziò il corpo insegnante; nel 1956 celebrò un Congresso Eucaristico voluto non come semplice manifestazione di culto, ma impostato come occasione di riflessione ed evangelizzazione; fu particolarmente sensibile ai problemi pastorali dell’emigrazione, fenomeno di particolare rilievo nella provincia; diede avviò al rinnovamento postconciliare. Il 9 ottobre 1963 il disastro del Vajont distruggeva gran parte dell’abitato di Longarone, mietendo oltre duemila vittime: Muccin accorse sul luogo stringendosi al dolore dei superstiti; un legame da lui così sentito che, alla sua morte, chiese di essere sepolto tra le vittime dell’immane tragedia.
Nel 1964, nel contesto del riordino delle circoscrizioni diocesane di Bressanone e di Trento, venivano annessi alla diocesi di Belluno i decanati di Cortina d’Ampezzo e di Livinallongo, prima appartenenti alla diocesi di Bressanone.
Con decreto del 30 settembre 1986, la Congregazione dei vescovi, nel generale contesto di riordinamento delle diocesi italiane guidato dal criterio che dovevano fondersi insieme le diocesi unite aeque principaliter, stabiliva l’unificazione delle due diocesi di Belluno e di Feltre nella nuova circoscrizione ecclesiastica di Belluno-Feltre.
don Claudio Centa
Per approfondire
- Diocesi di Belluno e Feltre, a cura di N. Tiezza, (Storia Religiosa del Veneto, 7), Padova 1996.
- C. Centa, art. Belluno-Feltre, in Le diocesi d’Italia, dir. da L. Mezzadri, M. Tagliaferri e E. Guerriero, II, Cinisello Balsamo: San Paolo, 158-163.; Idem, art. Feltre, Ibidem 454-458.