ESCI 2020 sul Cammino delle Dolomiti

Sulla strada con don Francesco Cassol e Charles de Foucauld

Sabato 22 agosto, da Auronzo di Cadore a Padola

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Gli ESCI del 22 agosto 2020 sono stati dedicati a don Francesco Cassol, a 10 anni dalla morte, avvenuta il 22 agosto 2010 nelle Murge, precisamente al Pulo di Altamura, un luogo affascinante, dove il deserto e gli ampi orizzonti rimandano alla bellezza e all’asprezza della vita scelta da Charles de Foucauld. Due persone diverse, inserite in due ambienti di vita e in contesti storici differenti, ma con una fondamentale e simile scelta nel cuore, quella di essere costantemente richiamati da Dio per vivere con e per i poveri: farsi come loro per essere come loro. Esploratori entrambi, pellegrini su questa terra, aperti al dialogo con tutti, animati da una fede semplice, ma profondamente autentica. “Mi abbandono a te” è stato, durante tutto il percorso, il tema che ha accompagnato i 68 pellegrini, provenienti dal Bellunese, da altre province venete, da Trentino e Toscana; con il gruppo anche il Vescovo, don Renato Marangoni. Le riflessioni sono state guidate da don Augusto Antoniol, parroco di Longarone. Una giornata intensa, lungo sentieri di montagna, con circa 900 metri di dislivello in salita, per una durata complessiva di 18 km, tra foreste di abeti rossi e larici, ruscelli, splendide radure, accanto alle rocce del gruppo dell’Ajarnola.

Alla partenza, ad Auronzo, il sindaco Tatiana Pais Becher, ha accolto il gruppo presso l’inizio della Via Crucis che conduce al Monte Calvario, dove scavi archeologici recenti hanno rinvenuto i resti di un santuario di epoca preromana, attivo dal I sec. a.C. fino al IV d.C. Qui don Augusto ha proposto la prima riflessione presentando la figura di Charles de Foucauld (1858-1916), “fratel Carlo di Gesù”, con la sua vita inquieta, sempre alla ricerca di un senso profondo da dare alle cose e all’esistenza, tanto da pregare così, prima della sua conversione: “Mio Dio, se esisti, fa’ che io Ti conosca!”. Charles, da una vita agiata e libertina, a una vita da nomade nel deserto, accanto al povero, al Tuareg, al musulmano.

Il primo tratto del percorso, seguendo la tappa n.17 del Cammino delle Dolomiti, si è snodato nei boschi di conifere della valle Ostera. Nonostante la salita, le conversazioni non sono mancate; sono nate nuove conoscenze fra persone accomunate dal desiderio di prendersi una pausa, di avere cura di sé, di rigenerare corpo e spirito. Qualche ragguaglio su fiori e piante delle Dolomiti, commestibili o velenosi, offerto da esperti presenti nel gruppo, ha creato nuove competenze. Al termine della salita, giunti al Passo Sant’Antonio, entrando nel territorio del Comelico, il gruppo ha sostato per il pranzo al sacco presso la baita del presidente del CAI locale, Gianluigi Topran D’Agata, che gentilmente ha preparato belle taniche di acqua fresca e un gradito caffè; molto apprezzate anche le bibite offerte generosamente da Albano Hoffer.

Dopo pranzo la seconda riflessione di don Augusto: la povertà di Charles de Foucauld come scelta di vita. Convertito grazie alla scoperta della forza dell’Eucarestia in cui riconosceva la presenza di Dio, fu soprattutto nel volto del povero, del misero, dell’uomo del deserto, che Charles imparò ad amare. A tutti dava aiuto e amicizia, tutti erano per lui fratelli. Mai scoraggiato dai pochi aiuti, sempre sereno, perché con Gesù accanto. L’esempio di Gesù, vissuto per trent’anni a Nazareth, nascosto e in semplicità, è il suo modello di testimonianza silenziosa. Uno stile di vita che anche don Francesco ha concretizzato scegliendo di porre un limite ai propri averi, donando l’eccesso ai poveri.

Tra chiacchiere, qualche canto e ballo brasiliano, il gruppo ha potuto riprendere energia per un altro tratto del cammino: dal passo Sant’Antonio verso il lago e malga Ajarnola. In questo luogo dolomitico, sotto le rocce del gruppo omonimo, si è celebrata la santa Messa, presieduta dal vescovo Renato e dedicata alla Beata Vergine Maria Regina, con il vangelo dell’Annunciazione. La semplice costruzione dell’altare, i canti con la chitarra e l’aria fresca hanno rafforzato l’essere comunità nel Creato. “Dio è una cosa buona” – ha sottolineato don Renato nell’omelia – “ha una capacità generativa… come ha agito nella vita di Maria, di Charles, di don Francesco, così agisce anche nella tua vita”.

Tra i suoni dei campanacci delle mucche, la temperatura dell’aria che inizia a scendere e qualche nube minacciosa, è poi arrivata la discesa, da malga Ajarnola a Padola. Nelle vicinanze della sorgente delle Acque Rosse, don Augusto ha proposto l’ultima riflessione, mettendo in luce il forte desiderio di Charles di dialogare e di stabilire amicizia con tutti, riconoscendo nell’altro, nell’uomo di fede islamica, un fratello. Conosceva profondamente la natura dell’Islam, studiava e comprendeva la lingua e la cultura dei Tuareg del deserto. Provò a costituire alcuni gruppi di laici, le Piccole Sorelle ed i Piccoli Fratelli di Gesù, prima di essere ucciso a Tamanrasset nel 1916. Si era inginocchiato prima della conversione, lo fece anche nel suo gesto finale terreno. Una morte violenta che sembrava senza senso, ma che è stata generativa, come testimoniato dal racconto inviato a don Augusto da una Piccola Sorella olandese di nome Ria, che attualmente vive in Niger, occupandosi dell’assistenza alle donne carcerate.

Il gruppo è arrivato quindi a destinazione, nella graziosa e ben curata cittadina di Padola, frazione del Comelico Superiore che ospita il Museo della Cultura alpina Ladina del Comelico. Dopo un breve saluto al parroco del paese, don Luigi Del Favero, incontrato nella piazza principale, la conclusione della giornata si è svolta davanti alla chiesetta della Madonna delle Grazie, sotto un cupo cielo minaccioso per un temporale in arrivo. Dopo il saluto di Gabriele De Martin Pinter, dell’amministrazione comunale, gli organizzatori hanno consegnato i ricordini degli ESCI 2020: la pigna di larice, simbolo del Cammino delle Dolomiti, il libro “Occhi verso il cielo” e un sasso forato, proprio come quello del Pulo di Altamura, che ricorda il nostro don Francesco, scout, sacerdote, goumier, amico.