Inserirsi in una chiesa già costruita e studiare le soluzioni per un suo adattamento liturgico non è cosa facile: a differenza di una nuova costruzione, che nasce già in maniera coerente con la liturgia che vi sarà celebrata, mettere mano a una chiesa antica – tanto più alla Cattedrale – richiede innanzitutto di entrarvi in punta di piedi. Si tratta di capire quali sono gli elementi principali e portanti dell’edificio, rispettarli e scoprire come valorizzarli per rispondere alle esigenze della liturgia.
Il gruppo di lavoro guidato dall’architetto Francesca Leto, che ha vinto il concorso di idee e sta realizzando l’adeguamento nella nostra Cattedrale, vi ha subito scorto la tensione che da tutta l’aula converge verso il presbiterio e, alzando gli occhi, porta alla cupola.
La luce che entra dalle finestre e scende abbondante nella penombra della cattedrale fa alzare lo sguardo verso un punto ancora più alto. La cupola è come una finestra sull’infinito, una breccia nella nostra quotidianità che rimanda immediatamente ad Altro; fa sentire che la celebrazione liturgica, ma anche solo la presenza personale in chiesa è aperta a un qualcosa di più. Tutta la Cattedrale sembra essere protesa verso il cielo, l’alto, dove la cupola attira il nostro sguardo.
Ecco, allora, la scelta di far sì che proprio sotto la cupola, al centro del presbiterio, trovi posto il nuovo altare. Esso è segno della presenza di Cristo, che si presenta come altare, offerta e sacerdote. L’altare ha un forte potere simbolico (nel senso forte di “tenere insieme”) tanto da presentarsi quasi come un ossimoro: esso è l’altare-ara del sacrificio, dell’offerta, e insieme mensa del banchetto.
L’altare cristiano si differenzia nettamente da ogni altare antico o di altre religioni, luoghi dove sacrificare gli animali e offrirli alla divinità. È insieme altare e mensa: questo è sempre stato chiaro, non è una innovazione degli ultimi anni, dal fatto che è coperto dalla tovaglia, elemento della tavola del banchetto e non dell’altare dell’offerta. Ma d’altronde quello che troviamo nelle chiese non è semplicemente un tavolo attorno a cui sedersi e mangiare. È questo e quello.
I cristiani nella loro esperienza di fede sono riusciti a mettere insieme questi due elementi: è l’altare su cui si rende presente il sacrificio di Cristo (tutto il tema del sacrificio-offerta meriterebbe una trattazione a parte, perché Cristo stesso lo ha messo in discussione, offrendo non altri ma sé stesso) e allo stesso tempo la mensa del banchetto, tavola della condivisione dei figli qui sulla terra e anticipazione del banchetto di nozze dell’Agnello a cui tutta l’umanità è invitata.
La posizione del nuovo altare è, come detto sopra, sotto il centro della cupola. Di forma quadrata, esso si posiziona su una base circolare che richiama la cupola. Cerchio, simbolo del cielo, e quadrato, rimando alla terra, fanno dell’altare il punto di connessione tra l’asse verticale e quello orizzontale, sintesi e incontro tra terra e cielo.
L’altare e la sua base, come gli altri nuovi elementi, sono in pietra di Castellavazzo, decorata ad intarsio tra la pietra rossa e la pietra più chiara. È decorato da elementi quadrati, floreali e da croci nel cui centro splende l’oro.
La nuova collocazione e il gioco di luce lo renderanno centro di convergenza di tutta l’assemblea.
Alex Vascellari