Vincenzo Savio (2001-2004)

Originario di Osio Sotto (Bergamo), dove era nato il 6 aprile 1944, studiò nel seminario minore dei Salesiani. Divenne membro della Società di don Bosco con la professione religiosa il 16 agosto 1961, in maniera perpetua dal 1967. Erano gli anni del Concilio: il seminarista Vincenzo Savio ne segue con passione lo svolgersi. Compì gli studi teologici a Roma presso la Pontificia Università Salesiana e poi presso la Lateranense dove conseguì la licenza in teologia nel 1972. Il 25 marzo 1972 venne ordinato prete a Roma.

Dall’oratorio a Livorno

Dal 1972 al 1976 è direttore dell’Oratorio-Centro Giovanile di Savona e responsabile del gruppo vocazionale dell’ispettoria Ligure-Toscana. Il ‘68 è passato anche per Savona: molti giovani ne sentono la tensione ideale, ma non riescono a tradurla in impegno etico, sociale e politico se non con la lotta armata. In certi periodi la città conta due attentati alla settimana. Don Vincenzo si fa carico di questa situazione: il suo Oratorio diventa il centro propulsore di una proposta nonviolenta, allora originale e rivoluzionaria.

Sceglie poi di vivere un’esperienza di qualche mese ad Isola Capo Rizzuto (Calabria), dove conosce la realtà di un paese che vive sotto l’incubo della ‘ndrangheta. Una predicazione sul libro dell’Esodo – il libro della liberazione del popolo dalla schiavitù – lo pone nell’occhio del ciclone. I superiori lo richiamano in Toscana, dove, dopo un anno di impegno nel convitto, è nominato parroco del Sacro Cuore a Livorno, la parrocchia più popolosa della città: inizia in quegli anni l’amicizia con il vescovo Alberto Ablondi.

Rimane parroco a Livorno dal 1977 al 1985. Ha di quegli anni un ricordo bellissimo, specie per la sua animazione della Pastorale Giovanile. Collabora pure con la segreteria del Sinodo diocesano di Livorno.

Nel 1985 torna a Roma per conseguire alla Pontificia Università Salesiana la licenza in teologia spirituale, con una tesi su “Lo Spirito Santo dono pasquale presente e operante presso l’infermo secondo il nuovo Ordo Unctionis Infirmorum”.

Viene quindi destinato a Firenze come animatore dei giovani della parrocchia salesiana e contemporaneamente viene coinvolto dall’arcivescovo Silvano Piovanelli come segretario generale del Sinodo fiorentino. Nel 1990 passa ad Alassio come direttore della Comunità Salesiana: vi resterà fino al 1993.

Da Livorno a Belluno-Feltre

Il 14 aprile 1993 è nominato Vescovo ausiliare di Livorno (titolo di Garriana): viene ordinato vescovo a Livorno il 30 maggio. La Conferenza Episcopale Toscana gli affida il compito di rappresentarla nei settori delle comunicazioni, dell’ecumenismo, e poi per la scuola e per la facoltà teologica del centro Italia.

Il 9 dicembre 2000 è nominato Vescovo di Belluno-Feltre. Inizia il suo ministero in diocesi il 18 febbraio 2001. Si fa subito notare per una capacità relazionale capace di mettere a proprio agio ogni genere di persone, dalle autorità più alte ai bambini più piccoli, che saluta immancabilmente battendo il “cinque” col palmo della mano. Percorre da subito tutta la vasta diocesi, attento ad ogni realtà, anche le più piccole. E tutto questo senza trascurare gli impegni, che nascono dai suoi incarichi a livello di Conferenza Episcopale Triveneta, in cui è incaricato della Commissione per la catechesi e l’evangelizzazione, e della CEI che lo vuole segretario della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. Quale membro del Consiglio di Amministrazione della Società biblica italiana, si reca sovente per le riunioni a Roma.

Il 29 settembre inaugura, nel Seminario di Feltre, la mostra delle Iconostasi di Livorno: la mostra ottiene un successo al di là di ogni previsione e crea un coinvolgimento di tutte le forze vive della città. È il primo esempio di missione attraverso l’arte, che grazie a Mons. Savio entra con forza nella vita pastorale diocesana.

Il Sinodo diocesano

In ottobre e novembre incontra tutte e singole le foranie e ne capisce le peculiarità e i problemi. Raccoglie qui il testimone lasciatogli dal predecessore, che aveva avviato la diocesi verso la celebrazione del suo primo sinodo diocesano (la diocesi è nata nel 1986 dalla fusione delle due antiche diocesi di Belluno e Feltre). Il Vescovo si impegna in prima persona nella preparazione al cammino sinodale.

L’anno pastorale riceve la forma dell’ascolto: ne è tappa fondamentale il primo Convegno diocesano di Quaresima (14-15 febbraio 2002) sul tema: “Ascolta un grido: il malato mentale al tuo fianco”. L’incontro porta la Chiesa diocesana a interessarsi al tema del disagio psichico e preannuncia la sfida sinodale del “vedere” le realtà presenti nel nostro tessuto sociale. Sono mesi di preparazione, di riunione di commissioni ancora informali e di esperti.

Il Sinodo viene annunciato nella Basilica Cattedrale di Belluno il giorno di Pentecoste del 2002, 19 maggio. Nella stessa data viene divulgata la lettera pastorale “Se tu mi ascoltassi!”.

La malattia

Dal 23 giugno all’8 luglio è in Brasile, in un viaggio per conoscere gli emigranti bellunesi in America Latina e la vita dei missionari Fidei Donum. Ne torna affaticato, ma si impegna lungo tutta l’estate per organizzare l’iniziativa “Tesori d’arte nelle chiese dell’Alto Bellunese”. Il 28 agosto 2002 annuncia a Canale d’Agordo l’avvio della fase preliminare di raccolta dei documenti e delle testimonianze necessarie per avviare la Causa di canonizzazione di papa Luciani. Il 18 ottobre ottiene l’erezione del Santuario feltrino dei Santi Vittore e Corona alla dignità di Basilica Minore.

Alla fine di ottobre gli viene diagnosticato un tumore maligno esteso. I cicli di chemioterapia non interrompono impegni e attività.

Il rigore dell’inverno limita le uscite del Vescovo, ma non gli incontri con la Commissione centrale del Sinodo, con il Centro Missionario per il convegno dei preti Fidei Donum diocesani. Il 20 marzo accoglie l’invito dei Sindacati confederali a prendere parte alla manifestazione contro la guerra in Irak, nella quale pronuncia uno dei suoi discorsi più applauditi e citati, ricordando il ramo di mandorlo già visto dal profeta Geremia.

Nell’aprile 2003, incarica il postulatore per la Causa di canonizzazione di papa Luciani e chiede al cardinale Camillo Ruini, vicario di Roma, il consenso per l’introduzione del processo non presso il Vicariato di Roma, sede naturale per competenza, ma nella diocesi di Belluno-Feltre. Domenica 8 giugno 2003, al termine dell’assemblea sinodale svoltasi in cattedrale, il vescovo Savio comunicò alla diocesi l’iniziativa assunta. Nella stessa occasione prendeva il via l’anno sinodale del “discernere” e viene distribuita la lettera sinodale “Discernere secondo la volontà del Signore”.

Passa la calda estate del 2003 nelle canoniche vuote della montagna, senza sospendere le udienze e le telefonate; legge con avidità e scrive molto.

Frutti d’autunno

Il 2 ottobre il vescovo Savio presenta ai suoi preti e poi alla diocesi intera la nota pastorale “Quale Chiesa per la nostra terra” (a cura di Paolo Corvo, Edizioni Elledici), che sintetizza i risultati dell’analisi socio-religiosa tenuta in Diocesi. L’8 ottobre il Presidente della Repubblica Azeglio Ciampi visita le città di Belluno e Feltre e incontra il Vescovo in Prefettura: farà sapere di esserne rimasto edificato. Il 9 ottobre è a Longarone per il 40.mo anniversario del Vajont: mons. Savio presiede l’Eucaristia in suffragio delle vittime, cui partecipa in forma privata anche la coppia presidenziale.

Il mese di novembre del 2003 è dedicato alla riflessione sulla santità: per la festa del patrono san Martino è a Belluno il card. Giovanni Battista Re; nell’occasione il consiglio comunale di Belluno all’unanimità conferisce al vescovo il “Premio San Martino”. Il 23 novembre, alla presenza del card. José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, mons. Savio apre in Cattedrale il Processo di Beatificazione e Canonizzazione di Papa Luciani.

Gli ultimi giorni

La vigilia di Natale visita i carcerati a Baldenich; presiede le celebrazioni natalizie a Belluno e a Feltre. Il giorno di san Stefano non si sente bene: è una grave crisi dell’apparato digerente, ormai compromesso, che si risolve parzialmente solo a fine gennaio, con un piccolo intervento in ospedale.

Mons. Savio sta però cominciando lentamente a rendersi simile alla sofferenza di quel volto di Cristo del Beato Angelico che volle far portare in Diocesi, per segnalare una realtà preoccupante emersa dall’analisi socio-religiosa: l’indifferenza, anche nelle persone religiose, alla persona di Cristo.

Ormai costretto quasi sempre al riposo, non cessa di programmare e di spendersi fino all’ultimo per la sua Diocesi. Noncurante del freddo, esce per dare un fugace e intenso saluto ai partecipanti al secondo Convegno diocesano di Quaresima sul problema dei giovani lavoratori, la sera del 26 febbraio.

Domenica 21 marzo un ricovero in Ospedale a Belluno conferma l’estrema gravità della situazione. Torna in vescovado il 24 marzo. Il 25 concelebra nella sua stanza la Messa e detta il suo testamento spirituale, in cui tra l’altro scrive: «….la cosa più importante è dire a tutti che io sono senza misura contento di Dio. Una meraviglia!». Dal 27 marzo chiama uno ad uno al suo capezzale i suoi preti, chiedendo a ciascuno la benedizione e chiedendo perdono per quanto non ha potuto fare per loro: un quarto del presbiterio riesce a vederlo con indimenticabile emozione. Riesce a ricevere la visita del Rettor Maggiore dei Salesiani don Pascual Chàvez Villanueva e a vedere nella sua stanza, per pochi minuti, il Volto del Redentore: il volto di don Vincenzo, dopo la contemplazione del quadro, traspira felicità e serenità; il Vescovo detta una preghiera: «Un volto cha parla di tutti che sempre opera per mettere i volti che cercano e desiderano la redenzione. E sono certo che in Te nel cuore del mondo la certezza l’hanno trovata. Sei tu la nostra salvezza. che dall’eterno proveniamo che nell’eterno sarà il nostro incontro con Lui. Un volto cha parla di tutti i volti che cercano e desiderano la redenzione. E sono certo che in Te l’hanno trovata. Sei tu la nostra salvezza».

Muore alle 8.42 di mercoledì 31 marzo. I funerali furono un grande tributo di affetto e ammirazione da parte di tutti, credenti e non credenti. Volle essere sepolto nel cimitero del paese natale.