«A chi fu dato molto, molto sarà chiesto»

Veglia con rito di inizio del servizio di parroco di don Fabrizio Tessaro - San Gregorio nelle Alpi (22 ottobre 2025)
22-10-2025

Il Vangelo di oggi ci fa ribaltare le cose e, dunque, i pensieri, le aspettative, i sentimenti, i nostri ragionamenti spesso attorcigliati dentro i nostri interessi che tante volte sono di parte…

È così anche per Pietro. Gesù lo ha ribaltato con questo racconto che ha il sapore di una parabola. Gesù parla di un ladro che viene di notte… Fa capire che il “Figlio dell’uomo” – è un’espressione a cui Gesù sembra avvicinare la sua persona e la sua missione – quando viene ci può sorprendere come un ladro di notte, a cui bisogna reagire…

Pietro è toccato nel vivo e forse si sente messo sotto-sopra. Chiede a Gesù: «Questa parabola, Signore, è per noi o anche per tutti?».

A riguardo c’è un primo pensiero che desidero condividere. Chiedo anch’io: per quale ragione siamo qui stasera?

Vorrei azzardarmi a rispondere che siamo qui per Lui, per il Signore Gesù, perché non ci sorprenda e noi ci lasciamo sfuggire la sua visita, il suo dono, la sua parola, la chiamata ad essere suoi discepoli e discepole, ad essere Chiesa in questo mondo.

E vengo alla seconda parola di Gesù che ci ribalta tutto. Egli usa l’immagine dell’amministratore fidato e prudente e di lui dice: «Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così».

Il Signore lo dice a tutti noi.

È ora di smetterla di pensare che Il Signore in queste nostre comunità consideri alcuni padroni e altri dipendenti, alcuni che fanno e altri che ricevono… Gesù parla di tutti noi: «A chi fu dato molto, molto sarà chiesto».

Ognuno di noi ha ricevuto parte di quel molto. Tutti noi, se siamo qui, dobbiamo riconoscere che abbiamo ricevuto “molto” dal Signore.

Il “molto” che lui attende da noi è di accogliere il suo Vangelo, di lasciarci plasmare di Vangelo, di far sì che le nostre comunità siano quel servizio vero, sincero, rispettoso, premuroso in cui ogni giorno rispondiamo alla sua chiamata e al molto che ci dona.

Papa Leone ha usato l’immagine del Corpo che ha le membra non dilaniate o dissociate, ma alla ricerca del bene vicendevole per cui ognuna dà e riceve. Pensate alle nostre comunità parrocchiali…

Sì, ci sono momenti, esperienze, aspetti che hanno il sapore del Vangelo, ma ci sono aspetti di giudizio, di pensieri sospettosi, di poca disponibilità, di presa di distanza che ci allontanano dal Vangelo.

Desidero ringraziare tutti coloro che hanno voluto bene a queste comunità a partire dai presbiteri che si sono succeduti nel servirle. Vorrei dire una parola di gratitudine per il Consiglio pastorale unitario. È stata una scelta coraggiosa. Vi ringrazio perché avete creduto a questa scelta. Si deve proseguire su questa strada della fraternità tra comunità parrocchiali seppure così diverse: ma Gesù Cristo è uno!

Vi confido che, da parte mia, aver scelto don Fabrizio e nominato come unico parroco di queste cinque comunità è un pressante invito ad imparare che il comandamento dell’amore non vale solo tra una singola persona e il suo prossimo, ma anche tra una parrocchia e le parrocchie prossime. Senza questa disponibilità e questa testimonianza non siamo Chiesa di Cristo…

La presenza di più preti in queste parrocchie è un richiamo a costruire insieme, ad obbedirsi a vicenda. Non possiamo assolutamente proprio noi preti diventare motivo di divisioni o di schieramenti e partiti nella Chiesa.

Don Fabrizio come parroco di tutte le cinque comunità è un richiamo a realizzare il Regno di Dio con l’apporto di tutti, con il “molto” di ciascuno.

C’è un’espressione molto significativa e bella che apre il Documento di sintesi che voteremo nella III Assemblea del Cammino Sinodale sabato 25 ottobre a Roma. Dice che le Chiese in Italia si sono interrogate e poste in un particolare atteggiamento e disponibilità: come annunciare ed essere testimoni più trasparenti del Vangelo nel cuore dell’umanità.

Così cerchiamo di diventare!