Ringrazio L’Amico del popolo che mi dà l’opportunità di esprimere qualche considerazione in risposta alla lettera riportata e giunta anche a me, nella quale, all’inizio è dichiarato un «Noi comunità di Danta, San Nicolò, Costa, Campitello, Gera…» che a me è la prima volta manifestato. Non posso che rallegrarmene e incoraggiare a esserlo sempre e in special modo nel vissuto pastorale a cui ora intendo riferirmi, restando rispettoso e attento nei riguardi della dimensione pubblica e civile di tale “comunità” con tutte le iniziative e attività che la caratterizzano, la cui amministrazione non spetta a me.
Condivido in pieno l’elenco delle forme di servizio che, come parroco delle parrocchie di Danta e di San Nicolò, don Fabio ha svolto coinvolgendo quanti hanno concretamente corrisposto al suo fattivo impegno. Anzi, ne avrei altre da addurre con cui don Fabio si è impegnato nella missione pastorale a cui è stato chiamato in diocesi e vi si è dedicato. Nulla, dunque, da obbiettare all’ammirazione dimostrata e alla riconoscenza espressa da tutti coloro che hanno sottoscritto la lettera. Tutto questo ha avuto anche dei riflessi nel contesto che voi definite «intera comunità della Val Comelico». Nella lettera viene evidenziata la funzione aggregativa svolta da don Fabio. In particolare viene citata l’iniziativa della Cooperativa Alberi di Mango. Anche a riguardo non sono estraneo, avendo fatto tutto il possibile perché don Fabio la ispirasse e la sostenesse. Con lui sono stato chiaro nel momento fondativo di essa, affinché non ne assumesse una responsabilità diretta come quella di presidenza o di immediata operatività. Don Fabio ha corrisposto. La finalità di questo suo apporto, dato con grande passione, è sempre stato che la Cooperativa di comunità fosse per davvero tale: “cooperativa” e “di comunità”. Questo resta l’auspicio e l’incoraggiamento che la Chiesa diocesana esprime. Non potete aver dubbi su questo. Abbiamo fatto il possibile anche per una conoscenza più ampia, perfino a livello di Chiesa italiana.
Tutto quello a cui si riferisce la lettera va compreso dentro questa visione.
Mi sorprende, però, che nella lettera sia detto: «Eravamo pronti ad uno spostamento di don Fabio verso Comelico superiore». Questo a me, come anche a livello di coordinamento della vita pastorale diocesana, risulta totalmente estraneo. È davvero inconcepibile che il vescovo non ne sia a conoscenza, dal momento che, tra le prime responsabilità del suo ministero di guida della Diocesi, compete a lui la pianificazione del ministero svolto dai preti su tutto il territorio affidatogli. Comunque desidero rassicurare che l’intento che si sta perseguendo in tutta la diocesi è quello di attuare di più e meglio tale dimensione comunitaria. E su questo ci lavoreremo insieme. Ben venga che voi siate già a questo punto di realizzazione. La prima vostra dichiarazione: «Eravamo pronti ad uno spostamento di don Fabio» è davvero appropriata, perché anche voi 14 anni fa avete ricevuto la sua designazione da parte del vescovo e don Fabio è venuto a voi proveniente da altre comunità e rimanendo legato a tutti i confratelli preti e al vescovo, ai quali nel loro insieme spetta svolgere il ministero pastorale in tutte le 158 parrocchie della Diocesi. Quanto io ho proposto a don Fabio – e maturato in un rapporto innanzitutto personale con lui, come è giusto che sia – ha questo valore e questo significato: il bene di tutte quante le comunità parrocchiali della diocesi, a cui oggi dobbiamo provvedere allargando a più parrocchie la loro disponibilità di ministero, perché i preti sono diventati pochi di numero e, simultaneamente, costruendo collaborazioni tra le parrocchie. Tutti dobbiamo essere consapevoli che questo sarà sostenibile solo con la partecipazione delle comunità e di quanti ne fanno parte viva.
Condivido con voi anche il fatto che questo momento incide sul contesto sociale e nello stesso tempo cerca di salvaguardare lo specifico del ministero del parroco che è prima di tutto pastorale. Questo rappresenta il “di più” da attivare meglio proprio nel momento in cui vi dichiarate «intera comunità della Val Comelico». Ben venga! Per questo la Diocesi sarà presente e a servizio disinteressato attraverso il prete che raccoglierà il testimone da don Fabio. Anzi siamo già al punto che lo dovrà estendere ad altre comunità parrocchiali, conforme a quanto avete dichiarato nella lettera. Posso ben sperare che come avete accolto e riconosciuto don Fabio lo farete anche nei riguardi di don Augusto Antoniol che giungerà a voi con la sua esperienza consolidata nella missione svolta in Costa d’Avorio, in Niger e ultimamente nel longaronese.
Una cosa mi preme che possiamo insieme far crescere: la fiducia, a più livelli. Vuol dire che non vivremo delegando qualcuno o uno in particolare di ciò che, invece, spetta a tutti – ognuno con il suo specifico e reale apporto – valorizzandoci in questo a vicenda.
Intendo confermarvi la mia riconoscenza, la mia fiducia e il mio servizio, vi saluto cordialmente.
+ Renato Marangoni