«In Cristo tutti riceveranno la vita»

Omelia per la Commemorazione dei defunti
02-11-2025

Gb 19,1.23-27a; Sl 26(27); Rm 5,5-11; Gv 6,37-40

 

Oggi la commemorazione di tutti i fedeli defunti si impone sulla celebrazione della domenica, la Pasqua settimanale dei cristiani, che però le imprime una nota dominante. La cosiddetta antifona d’ingresso prevista per questa celebrazione dell’Eucaristia recita:

«Come Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti. E come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita».

In questo annuncio – «in Cristo tutti riceveranno la vita» – ci siamo anche noi. Non possiamo che pensarci in rapporto al Cristo che è risorto da morte. La sua risurrezione, dunque, invade la nostra preghiera, i nostri affetti che ci legano ai nostri cari defunti – familiari, amici, conoscenti… – e poi raggiunge il nostro pensare e operare, il nostro vivere in questo mondo, così come siamo: esposti a tanti rischi e incompiuti.

Nel cuore della nostra fede pasquale c’è la promessa a cui è legata la nostra vita: «In Cristo tutti riceveranno la vita».

Ci chiediamo: dove concentrare la nostra vita, con tutte le dinamiche che la caratterizzano e, in particolare, con l’evento e il mistero della morte e, oggi, con il ricordo dei nostri cari defunti? Possiamo rispondere: «In Cristo».

Sì, la nostra fede non è semplicemente un vago buon sentimento religioso con cui abbellire il nostro vivere con le sue zone d’ombra.

«In Cristo» è per noi la stessa possibilità di vivere, è anche la condizione in cui collocare la nostra vita e darle fondamento e radicamento. Noi non riusciamo a spiegarci la vita se non a partire da Cristo, dalla sua vita condivisa con noi in questa storia. Il quarto evangelista narra che Gesù si è rivelato così: «Io sono la via, la verità e la vita». Anche nel vangelo appena proclamato, sullo sfondo, intravediamo questo “codice di vita” che ci ha dato Gesù, proponendosi a noi: «Io sono la via, la verità e la vita». Ecco perché in tutte le condizioni del nostro vivere Lui si offre a noi come riferimento centrato e affidabile da avere sempre con noi.

E, poi, nel cuore della nostra fede, c’è la speranza senza la quale non saremmo in grado di fare un passo innanzi in questo mondo. Ad essa tutto l’Anno Santo che stiamo vivendo è orientato. L’antifona citata all’inizio la racconta chiaramente: «Tutti riceveranno la vita». È una prospettiva non facile, non immediata da assumere e su cui svolgere la nostra vita. Innanzitutto si tratta di un “futuro”: occorre che ci misuriamo ogni giorno che passa con ciò che non è ancora compiuto nella nostra vita. Anche l’esperienza della malattia e della morte possono essere comprese in questa incompiutezza. Malattia e morte sono dei nemici da attraversare. Lo dice anche Paolo che l’ultimo nemico, il più rilevante, è la morte. La nostra fede ci dona il futuro oltre queste situazioni di inimicizia: «In Cristo tutti riceveranno la vita».

Ecco perché ogni giorno dobbiamo ripartire dalla speranza. Ecco perché qui oggi, in particolare, celebriamo per i nostri defunti, anzi per tutti i defunti che «in Cristo tutti riceveranno la vita».

Nella seconda lettura Paolo ci consegna la “perla preziosa” della Pasqua di Gesù, il “tesoro nascosto” ma da ritrovare del Vangelo: «La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello spirito Santo che ci è stato dato».