Un tocco di guarigione spirituale e pastorale

Omelia nelle esequie di don Sergio Pellizzari - Cattedrale
24-04-2025

At 3,11-26; dal Sal 8; Lc 24,35-48

«Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni» (Lc 24,46-48). La testimonianza, a cui l’evangelista Luca si riferisce, ha il suo inizio a Gerusalemme, nel giorno nuovo e infinito della Risurrezione di Gesù. Don Sergio, a cui oggi manifestiamo la nostra gratitudine, ha vissuto fino in fondo questa testimonianza. Nei giorni in cui abbiamo celebrato la passione e la morte di Gesù, don Sergio ha portato a compimento anche la sua passione. In questi ultimi giorni la sua vicenda di sofferenza si è intrecciata con quella di papa Francesco. Ci hanno colpito la determinazione e la forza con cui entrambi hanno affrontato la lotta della sofferenza, mentre diventava più evidente la debolezza fisica e si rafforzavano le conseguenze della malattia. Nello specifico don Sergio ha saputo portare nella sua persona, ma anche nel suo spirito e nella sua testimonianza di fede una dimensione quotidiana e continua di fragilità e di malattia. Negli ultimi anni ha mostrato a tutti noi una forza d’animo che non gli ha impedito di svolgere il suo ministero. Anzi questa stessa situazione, in cui lo stato di salute gradualmente veniva meno, è diventata giorno dopo giorno il luogo stesso della sua testimonianza di uomo, di credente, di ministro. Ogni giorno in ospedale, fino all’ultimo acuirsi della malattia, non mollava di raggiungere fratelli e sorelle a cui portava la consolazione della fede. Alternava quotidianamente i momenti di terapia della sua malattia alla visita ai malati, che raggiungeva con energia d’animo. Se lo si incrociava lungo i corridoi e negli ambienti dell’ospedale, si riceveva il suo sguardo diretto e severo, ricevendo da lui una parola essenziale, a volte scarna e sarcastica, ma sempre realistica ed efficace.

Il suo ministero è stato svolto precedentemente in parecchie comunità della nostra Chiesa di Belluno-Feltre, dalla montagna (Colle Santa Lucia, Selva di Cadore, Pescul) alla Valbelluna (Libano, Orzes, Castellavazzo, Podenzoi), dopo un primo esercizio nella diocesi di origine, Vittorio Veneto, dove nel 1965 è stato ordinato dal vescovo Albino Luciani. Al San Martino ha svolto con generosità e fedeltà il suo ministero di pastorale della salute dal 2015, facendo fronte alle situazioni di emergenza e alla ordinarietà che tale servizio ha comportato. Pur avanzando nell’età, ed essendo rimasto da solo nell’esercizio del ministero, ha dato la sua totale disponibilità fin tanto che le forze fisiche gliel’hanno concesso.

Oggi la Parola che abbiamo ascoltato è intrisa dell’annuncio pasquale di guarigione e di salvezza. Le parole di Pietro esplicitano quanto è avvenuto nell’incontro con un uomo colpito dalla malattia fin dalla nascita: «Per la fede riposta in lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo che voi vedete e conoscete; la fede che viene da lui ha dato a quest’uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi» (At 3,16). Queste stesse parole manifestano quanto siamo chiamati ad annunciare e a condividere nell’avvicinare tante situazioni di dolore e di malattia: il nome di Gesù annunciato e donato nell’esercizio di prossimità, di cura e di consolazione, apre sempre una via di guarigione – interiore innanzitutto ma anche esistenziale – e dona quella speranza di cui tutti siamo cercatori.

È commovente, poi, la scena del vangelo che dà seguito all’esperienza di Emmaus, quando il Risorto affiancandosi al cammino di due discepoli li guarisce dalle loro delusioni. Mostrandosi poi al gruppo dei discepoli il Risorto li incoraggia così: «“Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho”. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi» (Lc 24,38-40). È la modalità con cui Gesù ha curato e guarito la nostra umanità. È anche l’annuncio che è messo nelle nostre mani, con cui egli ci tocca e ci salva per poi inviarci a condividerlo.

Grazie, don Sergio, del tuo tocco di guarigione spirituale e pastorale.