«Ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me» (Es 19,4)
Lo Spirito con cui Dio incontra il suo Popolo per entrare in alleanza “spicca il volo”, sfida l’impossibile per noi. Ciò che non risulta percorribile a noi, in realtà lo Spirito lo rende possibile: giungere fino a Dio.
«Ecco, io faccio entrare in voi lo Spirito e rivivrete» (Ez 37,5)
Nei tanti contesti di morte in cui ci imbattiamo, in particolare sul destino di morte che ci spaventa tutti e da cui vorremmo scappare, lo Spirito non si arrende, entra in questo spessore di aridità, di tenebra e di morte. Lo Spirito non ci lascia perduti, non ci abbandona nelle nostre disperazioni. Lo Spirito fa uscire dai sepolcri. Lo Spirito non convive con la morte, non le dà tregua. La vita da Lui è rigenerata e trasfigurata.
«Mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio» (Ap 21,10)
La città, dunque il nostro abitare in questo mondo, hanno un’altra origine rispetto a quello che a noi appare. Le nostre città i nostri paesi, emblematicamente rappresentati dalla città santa, Gerusalemme, in realtà vengono dal cielo. La loro origine non è maligna, non viene dal divisore, il diavolo. Sono da Dio come lo Spirito che le avvolge, che le riempie, che vi soffia vitalmente.
«Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi […] Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati» (Gv 20,21-23)
Gesù quando sta in mezzo ai discepoli a partire da quel “primo giorno della settimana”, porta con sé il frutto dell’opera creatrice e ciò che profondamente noi siamo, l’autentica e compiuta immagine e somiglianza di Dio che si definisce in Cristo risorto. Non basta una parola per esprimerla e rappresentarla: è pace donata, è il Padre che manda, è lo Spirito dato e ricevuto, è il perdono accordato per sempre.
Ecco dove ci immerge la Pentecoste che sempre celebriamo nella Chiesa!