Dopo la giornata di formazione della Caritas diocesana

Necessaria formazione al servizio di carità

Sabato 17 novembre al Centro Papa Luciani

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Sabato 17 al Centro Papa Luciani di Santa Giustina si è tenuta una giornata di formazione per i volontari e gli animatori della carità promossa dalla Caritas diocesana. Il tema della giornata, “Ascoltare il grido del povero”, era ispirato alla seconda Giornata Mondiale dei Poveri, voluta dal Papa per la domenica seguente, e si proponeva di  far riflettere quanti sono impegnati in diverse forme nel servizio della carità nelle nostre parrocchie sui “fondamentali” della testimonianza cristiana all’interno delle comunità.

Ci si può chiedere se sia davvero necessaria una formazione al servizio di carità, se non sia sufficiente il cuore, l’impegno individuale, a qualificare questo servizio come autentica testimonianza cristiana, che è dimensione essenziale dell’evangelizzazione. Il diacono Francesco D’Alfonso, direttore della Caritas diocesana, presentando il contenuto e gli obiettivi della giornata, ha posto fin dall’inizio dei lavori una premessa significativa: il volontario, l’operatore di un servizio caritativo, si tratti di distribuzione di pacchi alimentari, di vestiario, di farmaci o di un servizio di ascolto o di qualsiasi altro servizio, non lo compie a titolo individuale, ma come espressione della comunità cristiana, a nome e su mandato della comunità. Per questo la formazione è importante: è necessario infatti condividere uno stile e una responsabilità nel servire. Al cuore si deve affiancare la competenza e la capacità di operare in rete, perché la comunità sia coinvolta nella cura dei suoi poveri.

Il vescovo Renato nel suo saluto ha ricordato che la Caritas è espressione di una comunità in uscita, per usare una immagine cara a Papa Francesco, non uno dei tanti gruppi o associazioni, ma la comunità che si esprime nella carità. Per questo è importante imparare ad usare un linguaggio appropriato per definire questo servizio, che è un vero e proprio ministero nella Chiesa, in comunione e in collaborazione con gli altri ministeri, a partire dal ministero ordinato. Nel costruire comunità sul Vangelo, a ciascuno può essere chiesto di compiere un ministero. Allora diventa significativo anche esplicitare il mandato per il servizio della carità, che riconosce una vera e propria vocazione al servizio della comunità, particolarmente nella cura dei suoi membri più deboli.  Il Vescovo Renato ha citato in proposito l’esortazione apostolica “Evangelii gaudium”, che al numero 281 afferma: “La contemplazione che lascia fuori gli altri è un inganno”. Del resto, se la comunità deve essere costruita sul Vangelo, un frammento di Vangelo può venire da ogni condizione di vita, specialmente dai poveri. Ricordando poi gli Orientamenti pastorali per l’anno 2018-2019 il Vescovo invita ad “alzare lo sguardo”, favorendo iniziative che possano alimentare fiducia nel futuro e nel costruire insieme; e con riferimento al drammatico evento del 29 ottobre scorso, una data che segnerà la storia del nostro territorio e di tante nostre comunità, il Vescovo Renato invita ancora una volta ad alzare lo sguardo per ripartire con coraggio.

Il relatore della giornata, don Luca Facco, direttore della Caritas di Padova, propone all’attenzione dell’assemblea sei punti, destinati poi ad essere approfonditi nel lavoro per gruppi.

  • Ripartire come diocesi da San Martino. C’è una chiamata per questa Chiesa particolare, perché San Martino si è fermato davanti al povero. E fermarsi è ascoltare. Don Luca ha immaginato che Martino fosse sceso da cavallo e che questo  significasse lo scendere dalle proprie abitudini, dalle proprie vedute, per essere capace poi di condividere il mantello. Ma proprio condividendo il mantello con l’ignudo incontrato Martino è entrato in contatto con lui, e per questo non solo ha donato, ma lo ha ascoltato ed anche da lui ha ricevuto, perché la relazione è sempre un dare e ricevere ed arricchisce entrambi i partner . Del resto, i poveri evangelizzano, dunque hanno qualcosa da darci. E il Papa chiede proprio questo nel la II Giornata mondiale dei poveri, che possiamo entrare in relazione con loro: essi dunque non sono semplicemente destinatari di un servizio, bensì persone da incontrare. Quando il servizio sarà concluso, mentre si lascia ad altri il testimone,  sarà bello vedere quanta ricchezza si sarà ricevuta.
  • Ascoltare la realtà. Con riferimento al 29 ottobre possiamo chiederci: una comunità cristiana coglie i bisogni delle famiglie colpite? Come mappare i bisogni delle famiglie? Creare gemellaggi di comunità per scambiarsi analisi dei bisogni e risposte? La povertà non è soltanto economica, ma anche culturale e relazionale: chi ha perso il lavoro a cinquant’anni e magari non sa usare il computer da dove riparte? E la solitudine che si vive anche all’interno delle relazioni educative in famiglia? E le dipendenze? La povertà è un fenomeno a diverse facce!
  • Annunciare la fede oggi: liturgia, Parola e carità. Questi tre elementi sono fortemente intrecciati nell’evangelizzazione. Per questo è importante riscoprire la Parola, magari a partire dal Vangelo del giorno, perché il Vangelo è un fatto, avviene, è un seme che porta frutto. Occorre riscoprire il potenziale della carità come annuncio del Vangelo, perché si tratta della carità della comunità, la carità di Gesù.
  • Il Mandato Caritas: prevalente funzione pedagogica. E’ lo specifico voluto da Paolo VI nel fondare la Caritas: in tutto ciò che si fa deve prevalere l’obiettivo di coinvolgere la comunità. La Caritas parrocchiale è espressione della carità della parrocchia, riceve un mandato, ma poi deve anche restituire al parroco e al Consiglio pastorale la realtà incontrata e il servizio prestato.
  • La Caritas parrocchiale. E’ importante che si costituisca una Caritas in ogni parrocchia: il suo primo compito è curare le relazioni. Se, ad esempio, in una parrocchia si distribuiscono pacchi alimentari, sarà un’occasione preziosa per instaurare un incontro, una relazione.
  • Il Centro di ascolto. Sarà importante creare dei centri di ascolto puri a livello di forania o di comune, ma per questo sarà necessario formare delle persone all’ascolto, in rete o in collaborazione con i servizi presenti nel territorio. Le povertà sono realtà complesse, che vanno affrontate con percorsi e sostegni economici appropriati. Occorre dunque una formazione specifica. E’ necessario osare e cercare volontari per l’ascolto e poi formarli.

Nel lavoro di gruppo il tema è stato approfondito per essere poi presentato all’assemblea. Si è trattato di un primo incontro di formazione a livello diocesano, una occasione per chiarire alcuni termini o concetti, che ha avuto un positivo riscontro nei partecipanti.

Francesco D’Alfonso