E’ il primo di una rete di Centri di ascolto

Un nuovo Centro di ascolto Caritas

E' uno strumento della Caritas di una comunità o di più comunità che operano insieme

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Martedì 8 ottobre alle ore 11.00 verrà inaugurato e benedetto dal Vescovo Renato il nuovo Centro di ascolto Caritas di Via Loreto, che sostituirà quello in funzione fino ad oggi al Centro Giovanni XXIII. E’ il primo di una rete di Centri di ascolto che nasceranno nel territorio quale segno della corresponsabilità nella carità delle nostre comunità. Per il momento, essendo il primo, avrà ancora una funzione a livello diocesano, ma in prospettiva diventerà un servizio segno della forania. Presto si avvierà anche la formazione di alcuni volontari che presteranno la loro opera nel Centro di ascolto.

Qual è il significato dell’ascolto e, in particolare, di un servizio come quello di un centro di ascolto a livello di territorio? L’ascolto è una dimensione fondamentale della relazione con l’altro; senza ascolto non si può pensare di comprendere le necessità dell’altro, non si può entrare in una relazione autentica con l’altro. L’ascolto è una dimensione trasversale della vita di relazione e il cristiano è chiamato ad esercitarlo in tante situazioni di prossimità; non occorre programmarlo o organizzarlo, esso esprime la capacità di attenzione e di compassione per chi è nel bisogno o nella sofferenza  ed è condizione necessaria per ogni discernimento che preluda poi all’agire..

Oltre alla normale e quotidiana pratica dell’ascolto, cui ciascuno è chiamato, vi è anche uno strumento, il Centro di ascolto, che ha il compito di rispondere alle esigenze, spesso nemmeno chiaramente consapevoli, di chi vi accede. Il Centro di ascolto è così uno strumento essenziale della Caritas di una comunità o di più comunità che operano insieme. Esso accoglie le richieste, avvia ad un servizio o fornisce, nei limiti delle possibilità, una risposta, incontrando la persona e accompagnandola in un percorso nel quale possa mettere in gioco anche le sue risorse. L’obiettivo, infatti, non è quello di rendere le persone dipendenti dalla comunità, ma autonome e in grado di riprendere il proprio posto nella comunità. Dall’ascolto, poi, nasce la possibilità di osservare i dati a livello del territorio relativi ai diversi bisogni o povertà, così da orientare l’impegno della comunità verso un servizio o una soluzione appropriata.

diac. Francesco D’Alfonso