L'apertura del mese missionario straordinario

Battezzati e inviati

Veglia missionaria diocesana al Santuario del Nevegal

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Alcune esperienze riportano all’essenziale. La Veglia missionaria diocesana di venerdì 4 ottobre, in apertura del mese missionario straordinario voluto da papa Francesco, ci ha riportati subito alle origini, a quel fonte battesimale da cui la nostra storia di cristiani è partita, per snodarsi poi nel tempo e nei luoghi della nostra vita. Ci siamo ritrovati tutti all’esterno del Santuario del Nevegal, attorno alla fontanella e davanti al cero pasquale, a contemplare le foto del rito del battesimo che vedevano protagonisti bambini dei cinque continenti. «Tutti là siamo nati»: è la frase che abbiamo ripetuto assieme, guardando quelle immagini e guidati da don Luigi Canal: tutti siamo figli di Dio e uniti da un profondo vincolo di fraternità. Torniamo alla sorgente, al battesimo che, facendoci cristiani, ci dona l’abbraccio di Dio Padre. Lui, fidandosi di noi, ci invia, ci mette in cammino, ci rende capaci di portare il suo amore a tutti coloro che incontriamo, cioè ci rende missionari.

Dal ricordo del Battesimo è venuto l’invito a “guardare avanti”. Questo riscoprirci inviati richiede una riflessione che riporti al centro del concetto di missionarietà: portare la Parola di Dio significa innanzitutto essere uomini in mezzo agli uomini perché a ognuno sia riconosciuta la propria dignità, essere accanto ad ogni persona perché ognuno possa vivere in pienezza la propria umanità, come sottolineato da don Augusto Antoniol, durante la sua testimonianza.

Con l’aiuto di alcune diapositive, abbiamo ricordato i nomi dei missionari partiti dalla nostra terra e i luoghi in cui sono attualmente presenti e operanti nel mondo, sempre con l’attenzione particolare alla cura delle persone che costituiscono le fasce più deboli e dimenticate.

L’ultima parte della veglia è stata dedicata al grido dell’Amazzonia. Papa Francesco ha deciso di convocare, in questo mese di ottobre, un’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Panamazzonica. L’esperienza di un momento di silenzio, durante il quale ascoltare i rumori della foresta, ci ha rimesso in contatto con la natura e ci condotto a pregare affinché noi esseri umani siamo capaci di proteggere la nostra terra, gli esseri viventi e i nostri fratelli più poveri che più risentono delle situazioni di difficoltà e che spesso non hanno voce in capitolo.

L’omelia del Vescovo ci ha invitato a sentirci profondamente uniti non solo a coloro che sono nostri fratelli nel Battesimo, ma a tutti gli esseri umani, da riconoscere come autentici figli di Dio. Al termine della veglia, grazie alla disponibilità delle suore del Santuario, missionarie presso di noi, abbiamo potuto riscaldarci con un thè caldo e abbiamo potuto assaggiare alcune noci dell’Amazzonia, provenienti dal commercio equo e solidale, testimonianza concreta di quell’abbraccio missionario che abbiamo sperimentato su noi stessi.

Licia Salce