“Un nuovo linguaggio per le migrazioni”

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E’ stato presentato in questi giorni a Roma dalla Caritas italiana e dalla Fondazione Migrantes il XXVII Rapporto Immigrazione, frutto del lavoro congiunto dei due organismi pastorali della Conferenza episcopale italiana (CEI). Il Rapporto 2017-2018 porta un titolo assolutamente rispondente al tempo che stiamo vivendo e all’emergenza culturale che domina non solo l’Italia, ma l’Europa e il mondo intero. In effetti siamo in presenza di una vera “emergenza culturale”, che richiede la messa in campo di tutte le risorse educative perché non ci si limiti alla superficie nell’analisi del fenomeno migratorio e delle implicazioni che esso comporta, ma si operi un doveroso approfondimento rispetto a temi  di vitale importanza per tanti esseri umani.

Occorre acquisire, come più volte sollecitato dal Papa, una nuova “grammatica della comunicazione” che sia aderente ai fatti e rispettosa delle persone. Sono molto forti infatti i meccanismi della disinformazione, che vanno riconosciuti attraverso un vero discernimento. Inoltre è necessario vigilare perché un fenomeno così complesso, di portata mondiale e di lunga durata non diventi pretesto per letture semplificate, che non mirano ad una autentica informazione, ma ad obiettivi diversi.

La questione migratoria diviene sempre più attuale sui media: il monitoraggio delle notizie apparse nei telegiornali di prima serata delle reti Rai, Mediaset e La 7 rivela che in dodici anni i riferimenti all’immigrazione sono aumentati di oltre dieci volte (dalle 380 notizie del 2005 alle 4.268 del 2017). Inoltre la correlazione tra l’aumento di interesse mediatico per il fenomeno  migratorio verso l’Italia e le vicende politiche che coinvolgono il Paese appare sempre più stretta. Basta scorrere i telegiornali per accorgersi che in prima serata il tempo dei notiziari è monopolizzato in buona misura da questo tema.

Alcuni dati sono significativi: nel 2017 nel mondo vi erano 257,7 milioni di persone che si erano spostate dal Paese di origine, con un aumento del 49% rispetto al 2000. Il 30,2 % di questi migranti vive in Europa. I Paesi europei che ospitano il più altro numero di  migranti sono nell’ordine: Germania (con oltre 12 milioni), Regno Unito, Francia, Spagna, Italia. In Italia vi sono 5.144.440 immigrati, pari all’8,5 della popolazione. Quest’anno, secondo stime dell’organismo ONU che si occupa dei rifugiati, sono sbarcati nel nostro Paese l’80% in meno di migranti rispetto allo stesso periodo del 2017.

Anche i dati del lavoro sono interessanti, perché segnalano un aumento degli occupati tra gli immigrati, anche se è notevole tra essi  il lavoro non qualificato (35,4 %) rispetto ai lavoratori italiani (8,2 %). Aumenta il numero delle imprese di cittadini extra-UE.

Nella scuola sono presenti nell’anno scolastico 2016-2017 826.091 alunni stranieri – di cui 502.963 nati in Italia, pari al 60,9%. Il numero di matrimoni con almeno uno dei coniugi straniero è pari 12,6%: nel 56,4 dei casi si tratta dell’unione tra uno sposo italiano e una sposa straniera. A fine 2017 il numero dei bambini nati da genitori entrambi stranieri era di 67.933 (il 14,8% del totale). Sono aumentate nel nostro Paese le concessioni di cittadinanza a nuovi cittadini, che collocano l’Italia al primo posto in Europa.

Alcuni dati, relativi ad esempio alla salute, parlano di sofferenza, dovuta ad accoglienza non adeguata o fragilità sociale o difficoltà di accedere ai servizi. La devianza ha determinato una popolazione carceraria di 19.745 detenuti, pari al 34% del complesso. Se la popolazione africana rappresenta  circa la metà dei detenuti stranieri, all’interno della popolazione africana quella nordafricana rappresenta il 71%. Fra i detenuti in ordine di consistenza numerica prevalgono le componenti provenienti da Marocco, Albania, Romania. Infine il dato religioso appare significativo: sulla popolazione straniera residente in Italia al 1° gennaio 2018 i musulmani sono il 28,2% del totale degli stranieri, mentre i cristiani sono il doppio, quasi tre milioni. Nel complesso il 57,7% dei cittadini stranieri residenti in Italia è cristiano.

Che dire? Certo la sola lettura dei dati non è sufficiente, perché i dati statistici esigono anche una interpretazione, ma emerge con una certa chiarezza che la percezione talvolta sbattuta in prima pagina dai giornali o gridata dai media o sui social non corrisponda al vero. Forse è necessario dismettere toni amplificati e sopra le righe, quando si parla di migrazioni, per prevenire ostilità e pregiudizi che non hanno ragion d’essere e affrontare la questione con maggiore pacatezza. Nei prossimi giorni verrà presentato a Roma dalla Fondazione Migrantes il rapporto sulla emigrazione italiana del 2017. Nel mondo ci si muove, non sempre per libera scelta e non in un’unica direzione.

diac. Francesco D’Alfonso