500° di Santa Maria degli Angeli a Feltre

5° centenario della dedicazione della chiesa
26-07-2020

1 Re 3,5.7-12; Sl 118(119); Rm 8,28-30; Mt 13,44-52

«Poiché […] non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente».

Sì, anche noi siamo qui convenuti in questa antica chiesa non per chiedere ricchezza, né rivendicazione alcuna contro presunti nemici. Siamo qui per chiedere e apprendere disponibilità e capacità di discernimento. Dio a Salomone concede “un cuore saggio e intelligente”. Siamo ad implorare un “cuore sapiente”. L’oggi che viviamo ne ha estrema necessità. Di chiesa oggi facciamo memoria dei 500 anni trascorsi dalla sua dedicazione. Impressionante! Sentiamo il profumo d’incenso di una testimonianza cristiana – arcana e sollecita – che si è sviluppata nel cuore della città di Feltre. Come ha adeguatamente avvertito don Angelo – a cui va un pensiero di gratitudine, unitamente al Consiglio pastorale unitario – non siamo a rievocare solo un passato archiviato. Per quello che abbiamo ricevuto da chi ci ha preceduto, noi oggi – in particolare la comunità parrocchiale di Santa Maria degli Angeli in fraterna collaborazione con quella della Cattedrale e con la parrocchia del Sacro Cuore – riconosciamo l’invito «ad essere audaci e creativi» (EG 33) custodendo nel cuore la consegna d’amore di Gesù: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15). Questa espressione – “essere audaci e creativi” – è presa dall’Evangelii Gaudium e riportata nella lettera scritta da d. Angelo al Consiglio pastorale unitario per questa circostanza.

C’è, all’inizio, nelle intenzioni del beato Bernardino Tomitano un sogno che possiamo accostare a quello di Salomone: «Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?”». Alla fine del Quattrocento necessitava a Feltre l’audacia e la creatività del carisma francescano con una nuova presenza delle Clarisse. È ancora un prorompere del Vangelo nella vicenda di questa Città. La preghiera di lode e di invocazione che sgorga oggi dal nostro celebrare è ispirata dal salmo 118, appena pregato: «La mia parte è il signore. Ho deciso di osservare le tue parole. […] Meravigliosi sono i tuoi insegnamenti: per questo li custodisco. La rivelazione delle tue parole illumina, dona intelligenza ai semplici».

Gesù ci sorprende con le parabole che l’evangelista Matteo ha raccolto nel suo Vangelo. Oggi ci parlano di un “tesoro nascosto” e di una “perla di grande valore” che emerge tra tante pietre preziose. Sì queste stesse parole di Gesù sono “audaci e creative”. Egli oggi, in questo tempo difficile che stiamo vivendo – tra tanti smarrimenti e incertezze che la situazione globale ci sta riservando e tra tante leggerezze e fraintendimenti che abbiamo noi stessi provocato – ci tocca il cuore sollecitandoci ad avere l’audacia del contadino, un bracciante che sorprendentemente, senza attenderselo, scopre un tesoro nascosto e compra il campo che lo custodisce. Mi chiedo spesso: perché nelle nostre comunità siamo così scoraggiati da non permettere al Signore di sorprenderci, perché lui il tesoro non smette di nasconderlo nel campo di questo mondo, di questo tempo, della situazione turbata che viviamo? Ed ecco la passione e l’astuzia di un mercante che cerca pietre preziose. Ed ecco trova una perla di grande valore. Mi chiedo: perché non confidare in tutto ciò che in noi e attorno a noi si offre come una ricerca ulteriore di “cose grandi” per la vita”? Perché non sostenerla, non incoraggiarla, non avere la passione di rischiare per questo “di più”?

Ecco dove ci sospinge l’invito di Gesù.

La terza parabola della «rete gettata nel mare che raccoglie ogni genere di pesci» ci chiede di sospendere il nostro giudizio che presume di decidere chi siano i buoni e chi siano i cattivi. È improponibile questa pretesa per noi oggi.

La consegna di Gesù è di trovare e di cercare e, poi, con il tesoro nascosto e la perla di grande valore, avere “l’audacia e la creatività” di rimettere in questione noi stessi con ciò che abbiamo per questo.

È la gioia che caratterizza la scelta dei due, del bracciante e del mercante, non la perdita, la fatica, la rinuncia.

Saremo anche noi audaci e creativi nel manifestare nella nostra vita e nella testimonianza delle nostre comunità un cristianesimo del Vangelo, della gioia, della grazia (gratuità), della libertà, dell’amore?