Ci stupisce l’esplosione di gioia

Omelia Natale del Signore, Messa del giorno – Concattedrale di Feltre e Cattedrale di Belluno
25-12-2017

Isaia 52,7-10; Sal 97 (98); Ebrei 1,1-6; Giovanni 1,1-18

Ci stupisce l’esplosione di gioia che caratterizza la Liturgia del Natale del Signore. Nella celebrazione della notte dall’evangelista Luca abbiamo ricevuto queste parole: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo…».

Il profeta Isaia – nella prima lettura proclamata – ci ha raggiunto con questo pressante invito: «Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo…».

«Prorompete insieme in canti di gioia»: è il nostro celebrare ora!

Viene da pensare che si tratti di una “gioia” che da tempo non coltiviamo e che forse abbiamo contaminato con altre dinamiche. Isaia si rivolge alle “rovine di Gerusalemme”. La verità di questa parola mette in luce che di fatto a questa gioia siamo venuti meno. L’appello è rivolto anche se ci sentiamo “rovinati”…

Mi chiedo dove possa essere ritrovata questa gioia che sgorga così fresca e necessaria dal Natale del Signore, dalla grande attesa custodita nel grembo della storia. Lungo le quattro settimane dell’Avvento abbiamo rivisitato questa attesa.

In questi giorni ci ha sorpreso più volte il racconto di Maria che va da Elisabetta, la raggiunge, la incontra e l’abbraccia: una giovane aperta alle sorprese e alle situazioni inaspettate della vita e una anziana che la tradizione culturale a cui apparteneva aveva messo fuori gioco, perché sterile, senza futuro di vita.

Il Vangelo le fa incontrare e prorompere di gioia. Elisabetta ritrova in sé il dono di Dio e dice a Maria: «Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo».

Consideriamo dove ci porta il Vangelo della gioia: in questi luoghi un po’ a parte e non più considerati dal mercato delle efficenze… Ci porta nel cuore della nostra vita. Lì dove è possibile percepire e accogliere il “sussulto di gioia” che Maria ed Elisabetta hanno riconosciuto e condiviso.

Nel Natale il bambino «avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia», dunque indifeso e bisognoso delle cure di una madre, di un padre, di alcuni pastori… ci annuncia come Dio entra e agisce nella nostra condizione umana.

Il quarto evangelista – Giovanni – sembra farci contemplare questa scelta di Dio.

Ci riporta sulla possibilità di essere come le “rovine di Gerusalemme” di cui ha parlato Isaia: «Venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolto…».

Ma immediatamente ci introduce nel mistero di un amore più grande: «Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia».

Come è successo a Maria ed Elisabetta, come ci è stato raccontato dei pastori.

«Tutti abbiamo ricevuto»: forse è qui da ritrovare la gioia perduta che ci viene annunciata e ridonata nel Natale!

Formulo questo augurio di Natale a ciascuno, alle nostre comunità, alle famiglie, a coloro che facciamo fatica ad accogliere e a riconoscere nello stesso abbraccio di Maria ed Elisabetta.

E permettete che condivida con voi, accanto a quanto già riportato nella celebrazione di mezzanotte, le parole di un secondo detenuto incontrato ieri:

«Tutto quello che ho passato e sofferto è niente oggi che è Natale, se penso a tutto il bene che posso fare».

Sono parole che rispondono all’appello: «Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo…».