Lo stile della politica della pace

Intervento durante Marcia della Pace - Belluno
01-01-2017

«È finalmente emerso chiarissimo che la pace è l’unica e vera linea dell’umano progresso (non le tensioni di ambiziosi nazionalismi, non le conquiste violente, non le repressioni apportatrici di falso ordine civile)». Paolo VI, nella I giornata mondiale 1967.

Tre affermazioni decisive di papa Francesco per “La nonviolenza: lo stile della politica della pace”.

Circa la Buona Notizia di Gesù:

  • Anche Gesù visse in tempi di violenza. Egli insegnò che il vero campo di battaglia, in cui si affrontano la violenza e la pace, è il cuore umano: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive» (Mc7,21).
  • Quando impedì a coloro che accusavano l’adultera di lapidarla (cfrGv 8,1-11) e quando, la notte prima di morire, disse a Pietro di rimettere la spada nel fodero (cfr Mt 26,52), Gesù tracciò la via della nonviolenza, che ha percorso fino alla fine, fino alla croce, mediante la quale ha realizzato la pace e distrutto l’inimicizia (cfr Ef 2,14-16).
  • Essere veri discepoli di Gesù oggi significa aderire anche alla sua proposta di nonviolenza.

Il rischio di usare della religione per atti di violenza è così stigmatizzato da papa Francesco:

… molte tradizioni religiose, per le quali «la compassione e la nonviolenza sono essenziali e indicano la via della vita». Lo ribadisco con forza: «Nessuna religione è terrorista». La violenza è una profanazione del nome di Dio. Non stanchiamoci mai di ripeterlo: «Mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa. Solo la pace è santa, non la guerra!».

La radice domestica di una politica nonviolenta (n. 5)

Se l’origine da cui scaturisce la violenza è il cuore degli uomini, allora è fondamentale percorrere il sentiero della nonviolenza in primo luogo all’interno della famiglia. È una componente di quella gioia dell’amore che ho presentato nello scorso marzo nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia, a conclusione di due anni di riflessione da parte della Chiesa sul matrimonio e la famiglia. La famiglia è l’indispensabile crogiolo attraverso il quale coniugi, genitori e figli, fratelli e sorelle imparano a comunicare e a prendersi cura gli uni degli altri in modo disinteressato, e dove gli attriti o addirittura i conflitti devono essere superati non con la forza, ma con il dialogo, il rispetto, la ricerca del bene dell’altro, la misericordia e il perdono. Dall’interno della famiglia la gioia dell’amore si propaga nel mondo e si irradia in tutta la società. D’altronde, un’etica di fraternità e di coesistenza pacifica tra le persone e tra i popoli non può basarsi sulla logica della paura, della violenza e della chiusura, ma sulla responsabilità, sul rispetto e sul dialogo sincero. In questo senso, rivolgo un appello in favore del disarmo, nonché della proibizione e dell’abolizione delle armi nucleari: la deterrenza nucleare e la minaccia della distruzione reciproca assicurata non possono fondare questo tipo di etica. Con uguale urgenza supplico che si arrestino la violenza domestica e gli abusi su donne e bambini.

[… ]Per questo le politiche di nonviolenza devono cominciare tra le mura di casa per poi diffondersi all’intera famiglia umana.

Proposte per una politica non violenta e per la pace

Applicare le Beatitudini (farsi operatori di pace):

Operare in questo modo significa scegliere la solidarietà come stile per fare la storia e costruire l’amicizia sociale. La nonviolenza attiva è un modo per mostrare che davvero l’unità è più potente e più feconda del conflitto. Tutto nel mondo è intimamente connesso.

Invito finale, davanti la Cattedrale.

In questa piazza dinanzi a questa Cattedrale luogo di riconciliazione dove celebriamo l’evento cha ha abbattuto con la “non-forza dell’amore” ogni muro di separazione, come attesta l’apostolo Paolo nella lettera agli Efesini:

Cristo infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia.

In questo spazio di incontro e di accoglienza intendo chiedere scusa per le inimicizie che possiamo aver alimentato con le parole, con gli atteggiamenti, nel pensiero e nel cuore, con l’azione.

Ciò non è secondo lo stile della nonviolenza, via tracciata da Cristo Gesù. Riparte ancora il nostro cammino di comunità cristiane in questa Città, in ogni luogo abitato del nostro territorio dove è viva la memoria del Vangelo e si celebra la Pasqua di Cristo; riparte il nostro cammino di discepoli del Cristo seguendo la via della nonviolenza da lui aperta, tracciata e portata a compimento sulla croce.

Alle Istituzioni, con consapevolezza dei limiti di ogni nostra comunità cristiana e confessando il nostro peccato, assicuriamo la nostra disponibilità e il nostro impegno nella realizzazione dell’impegno a cui ha dato voce nel suo messaggio papa Francesco:

Nel 2017, impegniamoci, con la preghiera e con l’azione, a diventare persone che hanno bandito dal loro cuore, dalle loro parole e dai loro gesti la violenza, e a costruire comunità nonviolente, che si prendono cura della casa comune. «Niente è impossibile se ci rivolgiamo a Dio nella preghiera. Tutti possono essere artigiani di pace».

In questa disponibilità e impegno offriamo la nostra fraterna collaborazione per giungere al bene della pace e attuare la “Nonviolenza come stile della politica per la Pace”, con ogni Istituzione del territorio, con tutta la popolazione nel suo articolarsi in associazioni, in famiglie, in comunità e gruppi.

Populorum Progressio – Lettera enciclica sulla questione sociale – 26 marzo 1967

 «Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere sviluppo autentico, dev’essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo. […] Nel disegno di Dio, ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione».