Commissione Ufficio di pastorale per i giovani, riunitasi il 15/06 in Seminario a Belluno

Rapporto giovani/fede: 2.500 studenti coinvolti

Una possibilità enorme di informazioni, il cui valore sta nel processo di ascolto che vi ha dato origine e che va continuato

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2.500 studenti coinvolti, nella provincia di Belluno, sul rapporto tra giovani e fede: una possibilità enorme di informazioni, il cui valore non sta però nel dato, ma nel processo di ascolto che vi ha dato origine e che va continuato.

Bignardi: relazione da non chiudere

Questa considerazione è la principale emersa dall’incontro di Paola Bignardi con la Commissione dell’Ufficio di pastorale per i giovani, riunitasi venerdì 15 giugno in Seminario a Belluno per analizzare i dati raccolti nell’indagine avviata in vista dal Sinodo. Paola Bignardi, già presidente dell’Azione cattolica italiana, è membro del Comitato di Indirizzo dell’Istituto Toniolo, per cui segue la realizzazione del Progetto Giovani (in questa veste ha pubblicato, con Rita Bichi, l’indagine “Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia”). La Commissione aveva chiesto alla professoressa Bignardi l’aiuto per decrittare i dati e anche per trovare la maniera migliore di comunicarli e diffonderli.

Per la Bignardi, l’indagine proposta dagli uffici diocesani per la scuola e la pastorale giovanile è un’esperienza di grandissimo interesse, dato che non è così diffusa la consuetudine di mettersi in ascolto del mondo giovanile (“si ritiene di conoscerli già, i giovani”, dice a margine). Inoltre è stato interessante che l’attivare questo canale di comunicazione – perché tale è diventata l’indagine – tra giovani e comunità cristiana in un contesto laico, qual è la scuola.

Coinvolgere gli educatori

Un esperimento deve avere una continuità: “dimostriamo ai giovani – ha chiesto alla commissione la Bignardi – se questo esperimento possa avere una continuità? E possa essere la base per un passo avanti sulla loro domanda religiosa?”. I temi da approfondire potrebbero essere molti: che cosa vuol dire credere, che cosa pensano della loro esperienza di catechismo, quale idea di vita cristiana hanno portato via dal percorso di iniziazione cristiana. E anche come immaginerebbero le figure educative e le soluzioni per sentirsi meno soli (malessere giovanile, questo, che anche i dati della ricerca bellunese ha portato alla luce).

La Commissione si è interrogata su come proseguire questo ascolto: sembra convincente la prospettiva di coinvolgere gli educatori dei giovani, non con un’indagine a tappeto, bensì con interviste o con i focus groups (già 50 persone a livello statistico darebbero un campione interessante). Per la restituzione di questi dati ai giovani, le proposte sono state varie: prende corpo la realizzazione di un video, o di una video intervista, che rilanci alcune frasi, da diffondere nelle scuole, prima di riprendere l’indagine per gli insegnanti di religione, la Commissione propende di far avere un riscontro più completo. Dati, quindi, non solo da diffondere e divulgare, ma da cui partire per continuare un processo di dialogo avviatosi con il mondo giovanile.

Alcuni dati

L’indagine «In ascolto. Fede e comunità», è stata realizzata a Belluno-Feltre in vista del Sinodo dei vescovi del prossimo ottobre su giovani, fede e discernimento vocazionale dalla pastorale dei giovani e dagli insegnanti di religione, con l’obiettivo di ascoltare i giovani in un campione ben più ampio di quello di quelli che frequentano le parrocchie, così da raccogliere le opinioni dei giovani su fede e comunità. Sono state coinvolte 179 classi del triennio di 25 istituti superiori grazie a 23 insegnanti. Sono state quindi raccolte 2514 schede, di cui 600, a campione, sono state esaminate.

Qualche dato va diffuso: il 23% dei giovani afferma di non aver incontrato cristiani credibili; la maggior parte dei giovani li ha quindi incontrati. Se si incrocia questa affermazione con la domanda, rivolta ai giovani, sulle persone di cui hanno fiducia, emerge il ritratto di figure di riferimento non perfette ma vere, nelle quali riconoscono valori come concretezza, autenticità, perseveranza, coerenza; che sappiano ascoltare e dalle quali non si sentano giudicati. Figure che, se riportate all’interno della sfera familiare, risultano essere spesso i nonni. Un dato, questo, che ha meritato il commento di Paola Bignardi: “Questo può voler dire che i nonni sono persone che, nonostante le difficoltà di una lunga vita, hanno saputo mantenere la fede e la coerenza; ma se questo vuol dire che c’è isolamento dei giovani rispetto alle figure genitoriali, questo dato apre ad altre considerazioni”. Vero è – continua ancora la Bignardi – che si tratta di giovani adolescenti, per cui la discussione della figura genitoriale, quando non la separazione, fa parte del processo di crescita. I giovani vorrebbero vivere esperienze significative insieme agli adulti e amano sentirsi valorizzati e responsabilizzati nei confronti dei più giovani. In Commissione, questi dati sono stati salutati con entusiamo: i giovani vogliono condividere esperienze con gli adulti e amano stare con i ragazzi o con i bambini ai quali, in mille esperienze di camposcuola o di grest o di volontariato, fanno animazione. I giovani sono quindi i veri anelli di congiunzione tra le generazioni.

Giuseppe Bratti