a cura di don Ezio Del Favero

45 – Il giovane che combatté Inverno

Il popolo delle montagne era felice, con i torrenti pieni di pesci, i prati addolciti dalle bacche, la selvaggina nella foresta, i fiori…

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Il popolo delle montagne era felice, con i torrenti pieni di pesci, i prati addolciti dalle bacche, la selvaggina nella foresta, i fiori…

Ma quando i giorni si accorciarono e le foglie degli aceri caddero, il popolo ebbe paura. Le pareti delle capanne filtravano aria gelida e l’abbigliamento non teneva più caldo! Il terreno si faceva duro e cominciò a cadere la neve, mai vista. Il ghiaccio riempì i ruscelli e i pesci vi si celarono sotto. La terra si congelò sotto la neve.  I cacciatori trovavano pochissima selvaggina. Indeboliti dalla fame e dal freddo, molti perirono. Il popolo pensò fosse un incantesimo lanciato da un Malvagio.

Quando il Grande Spirito, addormentato dal Re dei Ghiacci, si svegliò, fece risplendere di nuovo il sole e la neve si sciolse. Ma erano rimaste solo poche famiglie del popolo, tra cui il giovane Nokome, che aveva pensato di allacciare dei rami ai suoi piedi per camminare sulla neve, permettendo a sé e ad altri di cacciare e di sopravvivere alla fame e al gelo.   

Un giorno Nokome vide che la neve si scioglieva, tranne un blocco di ghiaccio. Con un palo lo frantumò e lo consegnò al torrente. In quel momento, sentì un urlo: «Chi osa sfidare il Re dei Ghiacci e la forza dell’Inverno?». Il giovane: «Vattene, Inverno, e non tornare più!». Ma la voce ribatté: «Tornerò! Questa stagione non durerà molto!».

Nokome era convinto che, allontanato Inverno, le giornate calde sarebbero durate. Ma si sbagliava. Più tardi la Terra si raffreddò di nuovo, cadde la neve e il popolo tornò a patire freddo e fame e molti perirono. Nokome e pochi altri rividero tornare il caldo. Il giovane si chiese: «Che cosa posso fare io, comune mortale, contro il potente Re dei Ghiacci? Devo trovare il Grande Spirito, che nessuno ha mai visto, ma dicono viva nei pressi della Montagna Rossa».

Così, un giorno, Nokome partì con la canoa e seguì il fiume fino alla sorgente, un lago in Montagna. Attraversato il lago, portò la canoa su di un altro lago e così via, fino a quando non arrivò nei pressi della Montagna Rossa. L’avrebbe scalata e dalla cima avrebbe visto l’intero territorio, sperando di scoprire la dimora del Grande Spirito.

Quando Nokome raggiunse la cima, cadde sfinito. Si svegliò al saluto “Kwah-ee!”. Era la voce del Grande Spirito. Nokome lo supplicò: «Uccidi l’Inverno, o lui ci distruggerà tutti!». Ma lo Spirito: «Ho promesso al Re dei Ghiacci che avrebbe governato per 6 mesi! Sii grato di avere il caldo per il resto dell’anno!». «Ma anche in 6 mesi il gelo può ucciderci!». «Vero! Ma se fate come vi dico, scoprirete di poter combattere Inverno! Tagliate legna e girasoli e usate pelli!». Il giovane ringraziò il Grande Spirito e tornò all’accampamento un po’ deluso, convinto dell’inutilità del suo viaggio.

A casa, vedendo dalle foglie che Inverno stava arrivando, chiamò gli altri e annunciò le parole del Grande Spirito. Allora tutti coprirono le capanne di corteccia e di pellicce e posarono dei rami alle fessure delle pareti; abbatterono gli alberi più secchi, li tagliarono e li conservarono nelle case; si fecero nuovi vestiti, non raschiando la pelliccia dalla pelle come sempre fatto; i bambini raccolsero frutta e bacche; le donne tagliarono la carne, la fumarono e spremettero semi di girasole, conservandone l’olio in cesti di argilla. Ora, se il Grande Capo aveva detto la verità, gli indiani erano pronti a combattere Inverno, che arrivò puntuale, irrigidendo l’acqua nei ruscelli e ricoprendo tutto di neve.

All’improvviso, Nokome vide arrivare nella sua capanna il Re dei Ghiacci, che intendeva farlo morire di freddo. In effetti il giovane sentì freddo e allora posò dei rametti sulla fiamma morente. Il Re dei Ghiacci sorrise. Nokome pose rami più grossi e le fiamme cominciarono ad aumentare. Il giovane aggiunse ancora legna e il fuoco riscaldò intensamente la dimora. L’ospite cominciò a sudare. Nokome prese olio di girasole e lo gettò sulle fiamme che si estesero fino ai limiti della capanna. A quel punto l’ospite urlò: «Pietà! Hai vinto tu, lasciami andare!». Nokome, trionfante: «Va’ pure! Ma saremo sempre pronti a combatterti, quando tornerai!».

Il Re dei Ghiacci fuggì e tra il popolo ci fu una grande gioia: lodò il Grande Spirito e scelse Nokome come capo per la sua astuzia e il suo coraggio. Mai più avrebbe temuto il Re dei Ghiacci, poiché aveva imparato a trasformare l’Inverno in Estate.

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La parabola – raccolta tra gli Indiani Abenaki (tra USA e Canada) – descrive la lotta atavica tra Bene e Male. Gli Abenaki ritengono che il Creatore (Tabaldak) diede vita agli umani, ma anche al dio che origina il Buon mondo (Glooscap) e a suo fratello gemello che dà origine al Male (Malsumis). Di qui la parabola, dove per fortuna trionferà il Bene.