Storia del Giubileo - 24

Gli anni santi non celebrati

Nel 1800 l’Europa intera stava vivendo un periodo cruciale, dalla Rivoluzione Francese (1789) al tramonto del dominio di Napoleone (1815)

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Dopo un’incursione nella storia della nostra diocesi, al fine di vedere quale fu l’eco dell’anno santo tra i fedeli nostri conterranei dei secoli scorsi, torniamo alla storia generale dei giubilei.

Apro un tema particolare: gli anni santi non celebrati. Il primo anno santo della storia ebbe luogo nel 1300, quindi l’anno 1800 sarebbe stato carico di significato: mezzo millennio dall’istituzione del giubileo. Ma nel 1800 il giubileo non venne celebrato. L’Europa intera stava vivendo un periodo cruciale, una svolta storica gravida di conseguenze che va dallo scoppio della Rivoluzione Francese (1789) al tramonto del dominio di Napoleone (1815). Fu un vero terremoto per la politica, la società, la cultura e la Chiesa attraversò momenti tragici.

Papa Pio VI, era stato protagonista dell’anno santo 1775: aveva aperto la porta santa il 26 febbraio, 10 giorni dopo la sua elezione. Egli chiuse in modo drammatico il suo pontificato alle soglie del nuovo anno giubilare. A partire dal mese di aprile del 1796 il generale Napoleone Bonaparte iniziò la campagna di Italia con una serie di folgoranti vittorie contro i Sabaudi e gli Austriaci. All’inizio dell’anno seguente (1797), sotto la minaccia dell’armata d’Italia, il Papa dovette scendere a patti e firmare il Trattato di Tolentino (16 febbraio) col quale cedeva alla Francia la città di Avignone e il suo territorio e alla neocostituita Repubblica Cispadana le legazioni di Bologna e Ferrara, cioè l’intera Romagna.

Ma il peggio doveva ancora arrivare. Un anno dopo, i giacobini romani, abilmente manovrati da agenti francesi, insorsero e proclamarono la Repubblica Romana: era il 15 febbraio 1798. Pio VI ormai più che ottuagenario avrebbe desiderato chiudere in pace i suoi giorni a Roma, ma dovette riparare in Toscana, non ancora in mano a Napoleone. Da qui inviò appelli a tutti i sovrani d’Europa, compreso lo zar Paolo I, perché gli fosse restituito il suo Stato. Dopo che anche la Toscana fu in mano ai Francesi, questi nel marzo 1799 fecero prigioniero il Papa, che a tappe forzate fu condotto a Valenza, nel sud della Francia, ove si spense il 29 agosto.

Pio VI, ben cosciente delle circostanze eccezionali in cui si sarebbe dovuto tenere il conclave, aveva dato delle disposizioni di emergenza affinché si svolgesse con garanzie di libertà. Dispose che il conclave, convocato dal cardinale più anziano, si svolgesse in qualsiasi luogo che offrisse sicurezza, purché sul territorio di un principe cattolico. Il decano del Sacro Collegio, cardinale Giovanni Francesco Albani, e buona parte dei cardinali si erano rifugiati a Venezia, che con il territorio dell’antica Repubblica era ora di dominio austriaco (trattato di Campoformio del 17 ottobre 1797). Il decano convocò il conclave a Venezia. L’imperatore Francesco II si accollò le spese del conclave che si aprì il 1° dicembre 1799 sull’isola di San Giorgio; dei 46 cardinali viventi vi presero parte in 35, di cui 30 italiani.

Il conclave durò la bellezza di due mesi e mezzo alla fine dei quali, il 14 marzo, venne eletto il cinquantottenne Barnaba Chiaramonti, che scelse il nome di Pio VII per esprimere il proprio attaccamento al suo predecessore, di cui era conterraneo, essendo entrambi nati a Cesena.

Mentre si trovava ancora a Venezia, Pio VII il 24 maggio promulgò la bolla Ex quo Ecclesiam, con la quale concesse, alle solite condizioni, l’indulgenza plenaria come se si fosse partecipato al giubileo.

Intanto nel settembre del 1799 le truppe napoletane aveva posto fine alla Repubblica Romana e Pio VII poté fare il suo ingresso nell’Urbe il 3 luglio. Ma fino al 1801 inoltrato la situazione di Roma non fu tranquilla a causa dell’andirivieni di truppe.

La permanente situazione di incertezza, le ristrettezze economiche in cui versava la popolazione romana, le passioni che distraevano l’opinione pubblica europea erano tutti fattori che agli occhi di Pio VII costituivano un oggettivo ostacolo alla celebrazione, seppure in ritardo e in un tempo abbreviato, dell’anno santo.

don Claudio Centa


Nell’immagine: Jacques-Louis David, Ritratto di Pio VII, 1805, Parigi, Museo del Louvre.