All’inizio non c’era vita sulla terra. Ma sotto la superficie dormiva il Serpente Arcobaleno. Per moltissimo tempo rimase addormentato nelle viscere della terra, poi un giorno si svegliò, srotolò il suo corpo e strisciò fuori sulla superficie. Mentre ondeggiava lentamente sulla terra piatta, arida e deserta, disse a se stesso: «Questo posto è angosciante!».
Fu così che il Serpente Arcobaleno, che era femmina, usò i suoi poteri magici per far cadere la pioggia. Piovve per giorni di fila, settimane di fila, mesi di fila, anni di fila. Le tracce lasciate dal suo corpo ondeggiante si riempirono d’acqua. Fu così che si formarono i fiumi lunghi e tortuosi, i ruscelli che non si prosciugano mai e le grandi pozze d’acqua. A volte, quando la Serpe avanzava, infilava il naso nella terra e il terreno si sollevava davanti ad essa. Così si formarono le montagne, le colline e le valli. In alcuni punti, il latte dei suoi seni penetrava nella terra e la rendeva fertile. Lì crescevano grandi foreste pluviali, oltre a tutti i tipi di erbe e tappeti di fiori multicolori.
Quando il Serpente Arcobaleno ebbe creato il mondo di sua scelta, tornò nelle viscere della terra e risvegliò le creature che lì continuavano a dormire. Per primi, svegliò i mammiferi e li condusse nei luoghi più adatti a loro: i dingo che non avevano bisogno di molta acqua li condusse nel deserto; i canguri che amavano l’erba e il fogliame li accompagnò nella boscaglia; le raganelle che amavano il fresco, l’oscurità e l’umidità furono portate nella foresta pluviale. Poi svegliò gli uccelli: le aquile, che sapevano volare in alto e lontano, presero come habitat le montagne; i pappagalli (cacatua rosa), che potevano volare solo per brevi distanze, li condusse ai billabong (pozze d’acqua stagnante); gli emù, che non volavano affatto, li portò nelle pianure, dove potevano correre senza limiti. Più tardi svegliò acquatiche: portò i pesci barramundi nei fiumi, le rane negli stagni e le tartarughe nelle lagune. Quando svegliò gli insetti e gli aracnidi, alle formiche, agli scarafaggi, ai ragni e agli scorpioni indicò le rocce, le crepe, i luoghi sabbiosi più adatti alla loro condizione.
Alla fine, il Serpente tirò fuori dalle viscere della terra una donna e un uomo, li condusse in un luogo pieno di cibo e bevande e mostrò loro le usanze a cui dovevano attenersi. Insegnò loro a rispettare tutte le creature viventi. Perché i canguri, i cacatua e i pesci erano i loro cugini, figli della stessa creazione. E spiegò loro che dovevano rispettare la terra e prendersene cura, perché le rocce, gli alberi e le pozze d’acqua erano sacri, anch’essi facevano parte del mondo creato. Prima di tornare a dormire sotto la superficie della terra, il Serpente Arcobaleno avvertì la donna e l’uomo: «Ricordatevi che non possedete la terra, che ne siete i custodi. E se, per avidità o per piacere, dovreste abusare della terra invece di prendervene cura, allora tornerò fuori e creerò un nuovo mondo, dove le donne e gli uomini non avranno posto»…
La parabola – raccolta in Australia – fa parte della ricca tradizione degli Aborigeni, popoli indigeni che, prima dell’arrivo dei colonizzatori bianchi, vivevano nelle regioni più fertili in piccoli gruppi nomadi, vivendo di pesca, caccia e raccolta dei frutti della natura. Gli Aborigeni (termine usato dai colonizzatori dalla fine del XVIII secolo) non erano un gruppo omogeneo e non è noto il loro numero prima all’arrivo dei bianchi, ma si ritiene non fosse elevato. Le stime sono tra i 300.000 e i 700.000 individui, separati in centinaia di gruppi distinti che parlavano lingue e dialetti differenti.
Circa il Serpente Arcobaleno, presso gli Aborigeni e nei miti di altri popoli, l’arcobaleno non era solo un semplice fenomeno naturale, ma un simbolo di ricerca, verità e cammino. Nella mitologia greca era spesso associato a Iris, la messaggera degli dèi, che lo utilizzava come ponte tra cielo e terra.
L’arcobaleno era addirittura un segno divino, un messaggio di pace e di riconciliazione. In Nord America, i popoli indigeni vedevano l’arcobaleno come un ponte spirituale, un percorso verso gli antenati e gli spiriti.
Il significato spirituale dell’arcobaleno è profondo: più che un semplice fenomeno naturale, esso rappresenta la ricerca interiore della verità e della connessione divina in molte credenze spirituali e religiose.
Nella Bibbia, l’arcobaleno è presente nelle tre parti che lo costituiscono (Pentateuco, Profeti e Scritti) e, per il Nuovo Testamento, nell’Apocalisse. Esso appare, per la prima volta nella Genesi, dopo il diluvio universale che purifica e ricrea l’umanità peccatrice. È il segno della prima alleanza (berith) che Dio, tramite Noè, stipula con tutta l’umanità.
