Ben si sa che l’attuale Papa ha assunto il nome di Leone per venerazione dell’ultimo Papa con questo nome, Leone XIII, protettore degli agostiniani e particolarmente attento ai problemi sociali presentati dall’industrializzazione dell’epoca. Anche il penultimo Papa Leone, come l’attuale, ebbe modo di celebrare un anno santo, sul finire del suo pontificato, mentre l’attuale Leone all’inizio del suo ministero.
Abbiam visto che l’Ottocento non fu un secolo propizio per la celebrazione dell’Anno Santo: esso non si svolse nel 1800 e nel 1850, mentre nel 1875 fu di una consistenza pressocché impalpabile.
Ben otto i documenti solenni che Leone XIII promulgò per la celebrazione dell’Anno Santo, tanto era il suo desiderio che si svolgesse in forma solenne, dopo una così lunga latitanza di questo speciale evento di grazia; ancor più fidente il Papa si mostra nell’auspicare che il giubileo segni un vasto moto di riconciliazione con Dio, considerando quanto sforzo si era compiuto dai potenti per mettere la religione ai margini della vita pubblica.
L’11 maggio 1899, giorno dell’Ascensione, nel portico della basilica vaticana venne data lettura della bolla Properante ad exitum con la quale veniva indetto l’Anno Santo, che si sarebbe aperto ai primi vesperi di Natale del 1899 e si sarebbe chiuso ai primi vesperi di Natale dell’anno seguente, durando così per tutto l’anno 1900. Leone XIII nella bolla indugiava a rievocare la notevole impressione che aveva lasciato nel suo animo la celebrazione dell’ultimo solenne giubileo quello del 1825:
«Noi stessi siamo testimoni di quanta efficacia ebbe al fine della salvezza l’ultimo che fu celebrato con rito solenne, celebrato cioè nella nostra adolescenza sotto il sommo pontefice Leone XII; in quel periodo Roma presentò un grande e fidatissimo spettacolo di pubblica religiosità. Lo conserviamo nella memoria e ci sembra quasi di vedere ancora l’afflusso dei pellegrini, la moltitudine che si aggira in ordinata schiera attorno ai templi più augusti, uomini apostolici che predicano in pubblico, i luoghi più celebri che risuonano di lodi divine, il pontefice, con grande accompagnamento di cardinali, che offre agli occhi di tutti esempi di pietà e carità».
Con vero colpo da maestro, compiendo un brusco scatto, il pontefice mette in contrapposizione la situazione attuale: «Con il ricordo di questa memoria la mente viene richiamata con maggior dolore da quei tempi a ciò che è ora è […] ora, invece, mutate le condizioni della città, o non abbiamo nessuna facoltà o è posta nell’arbitrio di altri»: Leone XIII non perdeva l’occasione per ribadire che, con la fine del potere temporale, si trovava ospite in casa d’altri.
È suggestiva la rievocazione che il vegliardo alle soglie dei novant’anni, faceva di esperienze così lontane nel tempo ma vive nella sua coscienza: ai fatti rievocati egli assistette che era ragazzo di quindici anni. Gioacchino Pecci (questo il nome del Papa) era infatti nato il 2 marzo 1810 a Carpineto Romano paese arroccato nella suggestiva cornice dei Monti Lepini, in provincia di Roma. Appartenente ad una famiglia del patriziato romano, all’età di otto anni fu messo a scuola, con il fratello Giuseppe, presso il collegio dei Gesuiti di Viterbo; nel 1824, quattordicenne, proseguì gli studi presso il Collegio Romano, la più prestigiosa istituzione educativa dei Gesuiti, mutatasi poi nell’Università Gregoriana. Mentre il fratello Giuseppe si fece Gesuita, Gioacchino entrò nel clero diocesano di Roma e proseguì gli studi dedicandosi al diritto all’Università La Sapienza.
La rievocazione di quelle impressioni di grande fervore religioso acquisite da ragazzo, non indulgevano affatto alla nostalgia, ma lo facevano riflettere sulla necessità che il giubileo fosse un evento che toccasse il cuore dei fedeli; ricorrono queste espressioni: da cuori tiepidi a cuori ferventi, da cuori ingrati a cuori riconoscenti.
Così in una seconda bolla, Leone XIII prevedeva di dare nel corso del giubileo un posto di assoluto rilievo alla devozione del Sacro Cuore di Gesù: ne dava ampia esposizione nella bolla Annum sacrum (25 maggio 1889). Leone XIII aveva fortemente promosso la devozione al Sacro Cuore (tipica dei Gesuiti) elevando al grado di solennità la festa ad esso dedicata. Con la bolla stabiliva che nei giorni 9, 10 e 11 giugno 1900 in tutte le cattedrali e chiese parrocchiali si facessero speciali preghiere e si recitassero le litanie al Sacro Cuore, mentre nell’ultimo giorno era da compiere la consacrazione al Sacro Cuore, secondo una formula da lui composta. E si era solo agli inizi dei preparativi per l’Anno Santo.
don Claudio Centa
Nella foto: Leone XIII (1878-1903) in una foto del 1898, all’età di 88 anni.
