Storia del Giubileo - 35

La celebrazione del grande Giubileo del 2000

«Solo in Cristo, uomo nuovo, il mistero dell’essere umano trova vera luce»

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Nella notte di Natale del 1999, con incedere stanco, con mano tremante, Giovanni Paolo II, da tempo affetto dalla malattia di Parkinson, apre la porta santa della basilica vaticana ed attraversandola guida la Chiesa con spirito vigoroso ad intraprendere il passaggio verso il terzo millennio. Quando l’anno santo si sarebbe concluso, nell’epifania del 2001, i battenti di quella porta sarebbero stati chiusi, ma la luce della porta non sarebbe stata murata a significare che la misericordia divina, in Cristo, ha aperto stabilmente il suo accesso all’uomo. Nella toccante omelia di apertura del giubileo, il Papa indicò lo spirito con cui vivere il giubileo e il passaggio al nuovo millennio: «Ai piedi del Verbo incarnato deponiamo gioie e apprensioni, lacrime e speranze. Solo in Cristo, uomo nuovo, il mistero dell’essere umano trova vera luce».

Nei giorni seguenti, Giovanni Paolo II procedette personalmente e non, come era consuetudine, per mezzo di delegati ad aprire le altre porte sante: nel pomeriggio di Natale quella del Laterano, a Capodanno in Santa Maria Maggiore. Di grande impatto fu l’apertura della porta santa a San Paolo fuori le Mura. Il Papa non era solo ad aprire quella porta; lo affiancavano il metropolita ortodosso Athanasios, rappresentante del Patriarca di Costantinopoli, e George Carey, Arcivescovo di Canterbury, guida della Chiesa anglicana. Assistono i rappresentanti di altre 22 denominazioni cristiani, quali la Federazione luterana, il Consiglio Metodista, il rappresentante del Consiglio Ecumenico delle Chiese, assenti, per polemica, i Valdesi. Nella basilica, a commento del Vangelo, vengono letti brani del teologo ortodosso Florovsky e del teologo luterano Bonhöffer, impiccato nel campo di concentramento di Flossenbürg; i capi delle Chiese impartiscono la benedizione ai quattro punti cardinali. Notevole l’omelia del Papa; rievocando quando sei mesi prima incontrò a Bucarest il patriarca ortodosso Teoctist e i fedeli si misero a gridare “Unitade, unitade”, il Papa disse: «tutti i cristiani, cattolici e ortodossi e protestanti evangelici, tutti gridavano: “Unitade, unitade”… che anche noi possiamo uscire da questa basilica gridando come loro: “unità, unità. Unité. Unity”».

Ecumenismo, dialogo interreligioso e impegno a dare attuazione piena al Vaticano II, furono gli elementi che si intrecciarono nel giubileo del 2000. Essi ritornano negli eventi celebrativi e nei viaggi apostolici, che costellarono il corso dell’Anno Santo.

Quanto agli eventi celebrativi due furono i principali. Il 12 marzo, Prima Domenica di Quaresima, la “Giornata del Perdono”, che segna l’apice di quel processo di purificazione della memoria iniziato ancora nel 1994. Sotto il baldacchino del Bernini, innanzi al grande Crocifisso quattrocentesco, in legno, trasportato dalla chiesa di San Marcello al Corso, il Papa si inginocchia in un assoluto silenzio e come Pietro in lacrime si gettò ai piedi del risorto, il nuovo Pietro ai piedi del Crocifisso chiede perdono per i tradimenti alla Parola del suo Signore compiuti dai cristiani lungo duemila anni. L’omelia è particolarmente intensa e alla fine la mancanza assoluta di applausi testimonia del senso di compunzione che provano i presenti. Di seguito sette cardinali, di diversa provenienza geografica, dall’altare formulano altrettante domande di perdono: per le divisioni nella Chiesa, per l’uso della violenza a servizio della verità, per la mancanza di rispetto verso le donne. Alcuni giorni prima, il 7 marzo, era stato promulgato il documento Memoria e riconciliazione: la Chiesa e le colpe del passato.

Il 7 maggio, al Colosseo la celebrazione ecumenica della “Commemorazione dei Testimoni della Fede” con la partecipazione dei rappresentanti delle massime cariche delle Chiese d’Oriente e delle Chiese luterana e metodista. Vien fatta memoria dei numerosi cristiani martirizzati lungo il Novecento: nei gulag sovietici, nei lager nazisti, nella Guerra civile di Spagna, nella persecuzione messicana, nei regimi militari del centro e sud America, nell’Africa centrale: la commissione “Nuovi martiri” ne aveva recensito ben 12.692. «L’eredità preziosa che questi testimoni coraggiosi – dice il Papa – ci hanno tramandato è un patrimonio comune di tutte le Chiese. L’ecumenismo dei martiri della fede è il più convincente. È l’eredità della Croce vissuta alla luce della Pasqua: eredità che arricchisce e sorregge i cristiani, mentre si avviano nel nuovo millennio».

Dal 24 al 26 febbraio, Giovanni Paolo II svolse un viaggio in Egitto: al Sinai sulle orme di Mosè e al Cairo. Era la prima volta che un Papa si recava nella capitale egiziana, uno dei centri più significativi dell’Islam, e ripetutamente rilancia la necessità del dialogo interreligioso. Tappa importante fu la visita e l’intervento nell’università di Al-Azhar, la più importante del mondo arabo.

Dal 20 al 26 il viaggio in Terra Santa, che può essere considerato l’apice del giubileo. Resterà storica l’immagine scattata sul Monte Nebo, luogo della morte di Mosè e prima tappa del suo viaggio. Il papa sosta in prolungato silenzio nei singoli luoghi santi e la sua parola si fa particolarmente incisiva. Reiterato e intenso il suo appello alla pace e al dialogo tra le grandi religioni quale radice vitale per garantirla.

Un bilancio telegrafico di questo straordinario e indimenticabile Anno Santo? La Chiesa riesce ad operare il passaggio nei tempi nuovi e a camminare con gli uomini del suo tempo solamente ritornando alle sue fonti e ad essere ad esse fedele: il Crocifisso (Giornata del Perdono), la Sacra Scrittura (pellegrinaggio in Terra Santa ove Dio parlò al suo Popolo) i testimoni delle fede (memoria dei martiri).

don Claudio Centa