Un altro importante contributo alla storia della Valle del Biois arriva da Loris Serafini, direttore della Fondazione Papa Luciani di Canale d’Agordo e curatore scientifico del Museo Albino Luciani che ha appena curato la seconda edizione, riveduta e ampliata, del libro “Sacerdoti della Valle del Biois. Antica Pieve di Canale d’Agordo”, scritto e edito da don Ausilio Da Rif nel 1994.
La presentazione è avvenuta nel pomeriggio di sabato 22 giugno nella sala Lina Zandò Bolda presso il Museo Albino Luciani in occasione del ventesimo anniversario della consacrazione episcopale di monsignor Giuseppe Andrich, presente all’incontro insieme all’arciprete di Canale d’Agordo don Vito De Vido. Quest’ultimo, aprendo l’incontro, ha ricordato la “potenza delle vocazioni” e riferendosi all’esempio di don Antonio Della Lucia, di cui quest’anno ricorre il bicentenario della nascita, ha sottolineato come fosse anzitutto un prete che celebrava l’Eucaristia, dirigeva le anime e ascoltava le persone. «Ancora oggi abbiamo bisogno di questi sacerdoti», ha concluso ringraziando le famiglie da cui sono scaturite tante vocazioni in questa valle.
Serafini ha ricordato che monsignor Ausilio Da Rif, archivista e decano del Capitolo della Cattedrale, aveva inizialmente pianificato l’uscita del libro in occasione dell’ordinazione sacerdotale di don Davide Fiocco nel 1993; tuttavia, a causa di limiti di tempo, il volume era stato effettivamente pubblicato solo in occasione della prima Messa di don Bruno Soppelsa nel 1994, a Caviola.
Ha esposto dettagliatamente le statistiche relative ai religiosi della Valle del Biois e ha sostenuto che l’idea per questa seconda edizione è venuta nel 2021 quando don Sandro De Gasperi, l’ultimo parroco originario della Valle del Biois, ha celebrato la sua prima Messa a Caviola. In trent’anni, molto è cambiato: si sono aggiunti don Alberto Ganz di Falcade e don Sandro De Gasperi di Caviola. Ma non solo: monsignor Andrich è diventato vescovo, Albino Luciani è stato beatificato, padre Roberto Genuin è stato eletto ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e si è conclusa la fase diocesana nel processo di beatificazione di Padre Felice Maria Cappello.
Grazie al contributo di Claudio Scardanzan, è stato possibile integrare i dati e si è provveduto a un controllo e a una revisione generale. Loris Serafini ha rivisto la prima edizione, basandosi su annuari recenti e conoscenze personali, ha aggiornato i cenni biografici di ognuno e segnalato chi è tuttora in servizio e chi è deceduto.
In totale, sono stati ricavati più di trecento nomi suddivisi secondo l’origine dalla Pieve di Canale, e della Parrocchie di Falcade, Caviola e Vallada oltre a quanti hanno esercitato il ministero secondo in base ai vari ruoli. Ha quindi riconosciuto il lavoro di monsignor Ausilio Da Rif che con la collaborazione di monsignor Giuseppe Andrich ha svolto l’importante lavoro di ricerca. Da Rif ha dedicato quasi settant’anni al servizio della Chiesa. Durante la sua lunga carriera, ha ricoperto diversi incarichi significativi, tra cui mansionario e canonico in Cattedrale, decano del Capitolo e cappellano dei Vigili del Fuoco presso la caserma di Belluno. Ha dimostrato una grande passione per la storia e l’archiviazione lavorando pure a un volume più recente sulle tombe dei vescovi di Belluno.
Il volume costituito da un centinaio di pagine, è stato arricchito da fotografie degli ecclesiastici e dai ritratti di quelli antichi che si è potuto recuperare. Un capitolo nuovo, curato interamente da Loris Serafini, è dedicato invece ai luoghi di sepoltura e ai cimiteri. Interessante notare che la chiesa di Canale d’Agordo conserva il maggior numero di sepolture. È curioso sapere che fino al 1799 i religiosi venivano seppelliti sotto il pavimento della chiesa, ma successivamente ciò non fu più consentito a causa di norme sanitarie. Sotto quel pavimento riposavano religiosi, nobili di famiglie bellunesi e donne. In margine, è opportuno ricordare anche le vocazioni femminili delle suore che, sebbene non avessero trovato spazio nella prima edizione di Da Rif, Serafini le ha comunque riconosciute nell’introduzione.
Durante l’evento di presentazione, all’intervento di Serafini è seguito quello del Vescovo Emerito monsignor Andrich che ha portato il suo saluto, il ringraziamento e un suo approfondito ricordo personale.
Il libro, edito dalla Fondazione Papa Luciani Onlus di Canale d’Agordo, è disponibile all’acquisto presso il Museo Papa Luciani.
Luisa Manfroi
L’intervento del Vescovo emerito Giuseppe Andrich
Monsignor Giuseppe Andrich ha espresso profonda gratitudine per il nuovo libro ricevuto, ringraziando l’arciprete don Vito De Vido, il sindaco Massimo Murer e soprattutto Loris Serafini per l’iniziativa di lavorare a una nuova edizione del volume Sacerdoti della Valle del Biois. Antica Pieve di Canale d’Agordo, in maniera più completa rispetto alla versione precedente. Ha espresso il suo “plauso” per questo lavoro, richiamando l’attenzione sull’espressione «Plauso alla concordia» che leggeva da bambino sulla parete esterna della latteria cooperativa di Canale d’Agordo, spiegando di avere compreso il vero significato solo dopo molti anni: una gratitudine che nasce dal cuore.
Monsignor Andrich ha sottolineato che la riconoscenza è una delle caratteristiche più grandi di una persona. Ha apprezzato il libro e la presentazione di don Vito De Vido per aver descritto il senso della vocazione sacerdotale, evidenziando la necessità di viverla con fedeltà, disinteresse e altruismo. Ha condiviso la memoria personale di figure che hanno segnato la sua infanzia vissuta a Canale d’Agordo, come don Sante Cappello chiamato “don Santo”, ricordato per le sue parole consolanti e istruttive, per la sua profonda conoscenza di Gesù di Nazareth e per avergli fatto capire l’importanza di prendersi cura degli ammalati, specialmente quelli soli. Un insegnamento ribadito da don Celeste De Pellegrini a Belluno nei primi anni di ordinazione sacerdotale.
Il Vescovo emerito ha poi rivolto un pensiero a don Augusto Bramezza, definito «un grande uomo di preghiera» che lo ha seguito fin da bambino e durante gli anni del catechismo, supportandolo quando è emersa la sua vocazione sacerdotale. Ha narrato un episodio particolarmente significativo della sua vita, avvenuto nel settembre del 1978 quando, convalescente per un infortunio, si trovava a casa sua a Canale d’Agordo e fu informato da sua madre della morte di Papa Luciani. Si recò immediatamente in canonica, dove incontrò don Rinaldo molto occupato a gestire le conseguenze del tragico evento, che lo pregò di comunicare la notizia a monsignor Bramezza che abitava nella canonica al piano superiore e riposava a letto non in buone condizioni di salute. Si sentiva in grande difficoltà nel dover dare una notizia così dolorosa poiché sapeva quanto monsignor Bramezza fosse legato ad Albino Luciani. Una volta appresa la morte del Pontefice, l’anziano monsignore cadde in un profondo silenzio. Con gli occhi bassi, rimase a riflettere. Dopo un lungo silenzio, Bramezza si fece il segno della croce e disse: «Dio sia benedetto». Questo momento di profonda fede e riconoscenza colpì Andrich, il quale sottolinea come oggi, anche in seguito alla beatificazione di Papa Luciani, quelle parole di monsignor Bramezza rimangano un esempio di fede.
Andrich ha menzionato padre Felice Maria Cappello, cugino di don Sante, che ebbe la possibilità di conoscere da ragazzo durante un’estate. Monsignor Andrich ha concluso salutando i presenti all’incontro, invitando tutti a sentirsi vicini e grati per aver riportato alla memoria tanti sacerdoti e per la bontà della gente che ha permesso di far nascere tante vocazioni. Ha ricordato infine il sacrestano di Vallada Oreste Ronchi e il simbolismo sotteso delle campane di San Simon emblema delle fede delle nostre valli.
L.M.