Una «Chiesa gioiosa, coinvolgente e missionaria, che vada incontro agli altri», nella quale i giovani possano «essere incontrati, accolti e valorizzati nella loro umanità», protagonisti con gli adulti della vita comunitaria a partire da occasioni concrete di servizio al prossimo: queste alcune delle istanze che a giugno 2022 consegnavamo a Roma nel documento di sintesi diocesana, nato grazie al contributo di decine di gruppi sinodali.
Dei gruppi sinodali composti da giovani, formatori ed educatori, ricordo soprattutto il desiderio di “fare strada” insieme. Di strada ne è stata fatta, eccome!
Le voci dei giovani e per i giovani raccolte in diocesi si sono intrecciate a quelle provenienti da tutta Italia, sono confluite in una coralità di punti di vista, critiche, timori, speranze, proposte e sogni, giungendo infine come segnale sonoro forte e chiaro a Roma, alla Prima Assemblea Sinodale delle Chiese in Italia, nei giorni dal 15 al 17 novembre scorso.
Nell’abbraccio solenne della Basilica di San Paolo fuori le Mura, le emozioni che ho vissuto sono state molte; la più grande è stata riconoscere tra le molte voci portate all’attenzione dell’Assemblea quella dei nostri giovani, dei loro formatori ed educatori, l’emozione di ritrovare a livello nazionale lo stesso invito a riscoprirci «Chiesa gioiosa, coinvolgente e missionaria», in cui i giovani possano sentirsi accolti, ascoltati, valorizzati, accompagnati da testimoni adulti a incontrare Gesù negli altri.
Come delegati durante l’Assemblea ci siamo confrontati su 17 temi emersi in fase narrativa e sapienziale del Sinodo, al fine di imbastire uno Strumento di lavoro con scelte possibili da affidare agli organi di partecipazione diocesani in vista dell’ultima fase del cammino, quella profetica.
Io ho partecipato a uno dei tavoli di lavoro a tema «Protagonismo dei giovani nella formazione e nell’azione sinodale», parte di una più ampia riflessione sul rinnovamento missionario della mentalità ecclesiale e delle prassi pastorali. Il mio tavolo di lavoro era composto da un vescovo, tre preti e sei giovani laici e laiche da diverse regioni.
Nella pluralità delle nostre esperienze, carismi e ruoli, è stata sorprendente, direi profetica, la convergenza su alcuni punti a nostro avviso essenziali rispetto al ruolo dei giovani nella Chiesa. In primis, condizione indispensabile per ogni proposta formativa e di incontro è la scelta di uno stile sinodale, del “fare con” e non solo “per” i giovani, dando loro dignità come soggetti e non solo oggetti di pensiero e azione. Tale stile apre a opportunità reali di partecipazione e di corresponsabilità, da incoraggiare a partire dai nostri organismi parrocchiali e diocesani.
Spesso l’incontro con Gesù avviene in quegli spazi ed esperienze che permettono di crescere e mettersi in gioco con i propri talenti, anche al servizio della comunità, ad esempio il volontariato, l’impegno per la cura del territorio, le attività legate alle proprie passioni, a chi e a ciò che sta a cuore.
È essenziale quindi che i diversi contesti abitati dai giovani siano coabitati anche da figure di riferimento adulte, testimoni credibili e formati ad accompagnare nel cammino non solo di fede, ma anche di vita. Ecco che la formazione dei giovani e dei loro formatori diventa sia priorità che occasione preziosa per fare rete tra parrocchie e tra i diversi uffici di pastorale, ma anche opportunità per creare sinergie a livello più ampio nel territorio, valorizzando l’apporto educativo di associazioni, gruppi, movimenti cattolici e non.
Una sfida particolarmente significativa è tenere sguardo e cuore aperti anche (o soprattutto?) a coloro che vivono “sulla soglia” e al di fuori delle comunità cristiane, perché nessuno sia escluso a priori dal messaggio di vita del Vangelo.
Anna Della Lucia