L’incontro tra due donne, Maria ed Elisabetta, è pieno di gioia. «A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?». È una visita inaspettata, quella che Elisabetta riceve. Un dono gratuito del Signore, perché tutto è grazia. È «piena di grazia» Maria, perché così è salutata dall’Angelo. La grande grazia è il Signore Gesù, che viene tra noi e che è nato in Maria. Lo Spirito Santo si comunica immediatamente, come per contagio: il nascituro Giovanni se ne accorge e fa salti di gioia nel grembo materno. L’arrivo di Maria in casa di Elisabetta è gratuito e inaspettato.
Unico scopo di Maria era di vedere il “segno”, che l’angelo le aveva segnalato: Elisabetta attende un figlio, pur nella sua vecchiaia. Il segno di Dio riguarda qualcosa che viene donato all’umanità al di là di ogni speranza. È il dono più grande in assoluto, quello che è arrivato, e anche il più inaspettato: è il Figlio di Maria. Per ora resta nascosto, ma è presente: «Benedetta sei tu fra le donne! Benedetto il frutto del tuo grembo! Sei beata perché hai creduto!».
Maria non si scompone per le grandi cose che Elisabetta dice di lei a gran voce. Nella sua umiltà non ha ancora parlato. Ora interviene chiarendo e per dire come stanno veramente le cose: «Ha fatto in me cose grandi Colui che è potente e santo è il suo Nome… ». «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio perché ha guardato la piccolezza della sua serva». Elisabetta esalta la fede di Maria: ha creduto in qualcosa di grande che Dio ha fatto in lei e nella storia. Qualcosa di grande si è avverato, anche se per il momento è ancora nascosto nei due nascituri.
Oggi la teologia aiuta a capire meglio la figura di Maria, perché la devozione a lei e ai santi ha detto cose altissime, ma altre imprecise e a volte bizzarre. Come questa: si ricorre all’intercessione di un santo, perché intervenga a proprio favore, come se Dio non si prendesse a cuore abbastanza i suoi figli o fosse distratto; si domandano grazie alla Madonna, come se lei fosse più buona di Gesù e più attenta e quindi dovesse intercedere presso il Figlio per piegarne il giudizio e allargarne la misericordia.
Di Maria si esaltano la santità e le virtù – giustamente! – ma si dimentica che anche lei è discepola: e quindi ha fatto fatica pure lei a capire le vie di Dio e le scelte del Figlio. Maria è donna povera, rappresentante di quel popolo di poveri e di umili che ha custodito la fede, a differenza dei grandi e dei potenti che leggevano le sacre Scritture, senza mettersi in cammino, come i sacerdoti consultati da Erode a Gerusalemme.
La «Madre del mio Signore» non si schermisce per le lodi ricevute: Sì, Dio mi ha fatto grazia e gliene sono grata! La nostra vocazione di essere discepoli, umili e servizievoli, è ben raffigurata in Maria. Uno scultore bellunese ha raffigurato Maria proprio così, come una semplice donna di casa, in atteggiamento di far dono di sé, una donna con mani da lavoro, un volto leggermente solcato da una ruga che fa subito pensare a Madre Teresa di Calcutta.
La Chiesa è fatta di poveri e di piccoli, che sanno di esser fatti grandi dalla predilezione del Signore per loro. Persone consapevoli dei propri limiti, che sanno di essere amate gratis e in anticipo da «Colui che è potente».