Storia del Giubileo - 33

«Aperite portas Redemptori»

Il clou dell’Anno Santo fu il Giubileo dei Giovani a Roma (11-14 aprile 1984)

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Era stato eletto Papa da quattro anni, quando Giovanni Paolo II il 26 novembre 1982 annunciò ai cardinali riuniti a Roma di aver deciso di celebrare nel 1983 un Anno Santo Straordinario, nell’occasione del 1950° anniversario della redenzione. Il motivo si ricollegava quindi all’Anno Santo straordinario che era stato voluto da Pio XI allo scadere del 19° secolo della redenzione. Se risultava strano prendere come occasione di un giubileo un anniversario che non era secolare, e il Papa per primo lo riconosceva espressamente, la scelta dipendeva molto dal fatto che Giovanni Paolo II aveva fatto dell’annuncio della redenzione offerta da Cristo all’uomo il compito fondamentale del suo pontificato, tanto che la sua prima enciclica, dal carattere programmatico, era tutta dedicata alla redenzione: Redemptor hominis del 4 marzo 1979.

L’Anno Santo venne ufficialmente indetto nella festa dell’Epifania del 1983 con la promulgazione della bolla Aperite portas Redemptor, nelle cui parole si poteva sentire un’eco del forte appello che con voce potente Giovanni Paolo II rivolse ad ogni uomo dalla Piazza San Pietro durante l’omelia del suo insediamento, il 22 ottobre 1978: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!». Il Giubileo si sarebbe aperto tre mesi dopo la bolla di indizione, il 25 marzo, solennità dell’Annunciazione «che ricorda l’istante provvidenziale in cui il Verbo eterno, facendosi uomo per opera dello Spirito Santo nel grembo della Vergine Maria, divenne partecipe della nostra carne»; e si sarebbe chiuso il 22 aprile 1984, domenica di Pasqua «giorno della pienezza di gioia procurata dal sacrificio redentore di Cristo».

Nella bolla di indizione, Giovanni Paolo II enunciava con chiarezza che la redenzione è la ragion d’essere della Chiesa, sua scaturigine ed elemento vitale: «Tutta la vita della Chiesa è immersa nella redenzione, respira la redenzione», si attardava quindi a riflettere su come la redenzione, operata una volta per tutte da Cristo, si realizza nella Chiesa e la fa esistere, per concludere quale sarebbe stata la natura del giubileo: «se dunque tutta l’attività della Chiesa è segnata dalla forza trasformatrice della redenzione di Cristo, è chiaro che il Giubileo della redenzione – come ho detto al Sacro Collegio – non deve essere altro che un anno ordinario celebrato in modo straordinario»

Per rimarcare l’universalità della redenzione, Giovanni Paolo II stabiliva che si poteva ottenere l’indulgenza giubilare nelle diocesi, senza bisogno di recarsi a Roma. In ogni diocesi si sarebbe celebrata una liturgia penitenziale il 25 marzo, o nei giorni seguenti, in comunione con l’apertura dell’Anno Santo a Roma, e i fedeli avrebbero ottenuto l’indulgenza recandosi in una delle chiese diocesane indicate dal vescovo. In precedenza, il Papa aveva detto ai cardinali: «Certamente Roma si offre a tutti i pellegrini con il suo carattere unico, con le sue memorie apostoliche, con le sue celebrazioni alla presenza del Papa, con la sua secolare pratica organizzativa, ma essa non vuole monopolizzare un tesoro che è di tutti» (discorso del 23 dicembre 1982).

Ciò nonostante, i pellegrini si riversarono su Roma più numerosi che in ogni altro giubileo precedente, il loro numero si avvicinò ai 10 milioni. Le udienze che il Papa teneva settimanalmente si svolgevano stabilmente in Piazza San Pietro.

Lo stesso Giovanni Paolo II si fece pellegrino, compiendo dei viaggi apostolici di rilievo. Dal 16 al 23 giugno fu in Polonia, per la seconda volta dalla sua elezione. Il culmine del suo viaggio tra un continuo bagno di folla commossa fu al santuario mariano di Jasna Gora, nella diocesi di Czestochowa ove presiedette la celebrazione del 600° anniversario della fondazione del santuario. Ad agosto fu a Lourdes e in settembre in Austria. Mai erano mancate in questi viaggi le giornate dedicate esclusivamente ai giovani, che numerosi erano accorsi per incontrare il Papa: nella basilica sotterranea a Lourdes, nel parco del Prater a Vienna.

E in effetti il clou di questo Anno Santo fu il Giubileo dei Giovani svoltosi a Roma dall’11 al 14 aprile 1984. Ai circa 300.000 giovani presenti in piazza san Pietro sabato antecedente la Domenica delle Palme, Giovanni Paolo II lanciò il monito che «non basta denunciare: occorre impegnarsi in prima persona con tutte le persone di buona volontà nella costruzione di un mondo che sia veramente a misura d’uomo».

Il giorno di Pasqua, chiusura dell’Anno Santo, Giovanni Paolo II consegnò ai giovani una croce di notevoli dimensioni, accompagnando il gesto con queste parole: «Carissimi giovani, al termine dell’Anno Santo affido a voi il segno stesso di quest’Anno Giubilare: la Croce di Cristo! Portatela nel mondo, come segno dell’amore del Signore Gesù per l’umanità ed annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c’è salvezza e redenzione» e li invitava a tornare a Roma l’anno successivo (1985) per la Domenica delle Palme, nel contesto dell’Anno Internazionale dei Giovani, voluto dall’ONU. Andava prendendo forma la Giornata Mondiale della gioventù, che si celebrò la prima volta nel 1986. Fu il frutto più bello e duraturo di quell’Anno Santo.

don Claudio Centa

Nella foto: Papa Giovanni Paolo II nei giorni del Giubileo dei Giovani, nel contesto dell’Anno santo straordinario del 1983-1984. Quei giorni furono il seme da cui sbocciarono le Giornate Mondiali della Gioventù.