A cura di don Ezio Del Favero (2ª domenica di Pasqua - anno B)

Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto

Tommaso, come l’uomo moderno, vuol vedere e provare

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Sono stato in cielo e Dio non l’ho visto!

Durante la campagna antireligiosa sovietica, a Yuri Gagarin, primo uomo a volare nello spazio il 12 aprile 1961, è attribuita quest’affermazione: «Sono stato in cielo e Dio non l’ho visto!». Corsi di ateismo obbligatori, conferenzieri in tutti i villaggi per costringere il popolo ad abbandonare ogni fede, sterminati opuscoli ateistici… Ecco che Gagarin si offre come un’occasione di propaganda contro la religione. Il volo di un cosmonauta, figlio di proletari e formato nelle proprie scuole, è la chiara dimostrazione della superiorità sovietica, anche sul piano scientifico o tecnologico. Ogni retaggio del passato deve essere abbandonato, tra cui la religione, considerata il peggior nemico della scienza. Krušcëv, sfruttando la popolarità del cosmonauta, disse: «Perché mai aggrapparsi a Dio? Gagarin è volato nello spazio, ma non ha trovato nessun Dio!». Però, dopo il crollo dell’URSS, gli ex colleghi di Gagarin rivelarono che Yuri era  cristiano ortodosso e credente e che proprio alla vigilia del volo aveva fatto battezzare la figlia. Inoltre, in famiglia celebrava ogni anni il Natale e la Pasqua e possedeva in casa icone e immagini religiose. Nel 1964, vedendo in un museo il modellino di una cattedrale distrutta, Yuri avrebbe esclamato: «Guarda quanta bellezza hanno distrutto!». Nell’aprile 2011, la capsula Sojuz TMA-21 (denominata missione “Gagarin” per onorare il 50° del primo volo), porterà sulla Stazione Spaziale Internazionale l’icona della Madonna di Kazan, venerata dai russi ortodossi.

Christòs anèstiΧριστός ἀνέστη – Cristo è risorto!

Proprio durante tale propaganda antireligiosa, un commissario del popolo avrebbe presentato le ragioni del successo definitivo della scienza, dichiarando: «Il primo cosmonauta, Gagarin, ha affermato che nel cielo Dio proprio non lʹha visto! Possiamo proclamare la sconfitta definitiva della religione!». Alla fine della riunione, dal fondo della sala piena di gente, un vecchietto avrebbe sussurrato: ʺChristòs anèstiʺ. Il suo vicino avrebbe ripetuto, un poʹ più forte: ʺChristòs anèstiʺ. Un altro lo avrebbe urlato; poi un altro e un altro ancora… infine tutti si sarebbero alzati gridando: ʺChristòs anèstiʺ, facendo allontanare il commissario confuso e sconfitto.

Credere non è vedere

Tommaso è vicino alla mentalità dell’uomo moderno! Vedere, toccare, sentire, sperimentare, avere le prove, essere certi… altrimenti non esiste o non ci tocca. Ma talvolta ci si rende conto che le percezioni sono limitate, anche quelle del più grande scienziato del mondo, perennemente alla ricerca di una verità inafferrabile. Se non si mettesse in campo la virtù della fiducia (nel trascendente, negli altri e persino in se stessi) la vita sarebbe assai misera e si perderebbe il bello dell’esistenza… Tommaso, non solo non si fida delle promesse di Gesù, ma neppure della testimonianza dei suoi amici. Ma Gesù non gliene farà una colpa. Piuttosto chiamerà “beati” quelli che credono senza aver visto, che si fidano.

Un imperatore – si racconta – disse a un rabbino: «Vorrei tanto vedere il vostro Dio». «Impossibile», rispose il maestro. «Allora, come posso affidare la mia vita a qualcuno che non posso vedere?». Il rabbino: «Mostratemi la tasca dove avete riposto l’amore per vostra moglie e lasciate che lo pesi, per vedere se è grande». «Non siate sciocco. Nessuno può serbare l’amore in una tasca!». Il maestro concluse: «Il sole è soltanto una delle opere che il Signore ha messo nell’universo, eppure non potete vederlo bene. Tanto meno potete vedere l’amore, ma sapete di essere capace di innamorarvi di una donna e di affidarle la vostra vita. Non vi sembra evidente che esistono alcune cose nelle quali confidiamo anche senza vederle?».

 

Per riflettere
  • A proposito della fede, qualcuno afferma «Dio senza te è sempre Dio. Tu senza Dio, chi sei?»
  • «L’albero si riconosce dal suo frutto: così chi professa di appartenere a Cristo si riconosce dalla sua fede che opera amore» (Ignazio di Antiochia). La nostra fede si riconosce?