La stessa festa nella differenza dei calendari

Buona Pasqua, fratelli ortodossi

Tra i cattolici di rito bizantino, la comunità ucraina curata da don Yuri

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L’augurio del Vescovo e della nostra Chiesa

Ai fratelli e sorelle cristiani che celebrano la Pasqua domenica 19 aprile
comunità ucraina greco-cattolica di rito bizantino
parrocchie ortodosse di Belluno (Rumeni e Russi) e di Feltre (Rumeni)

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,

è Lui la nostra Vita risorta, dunque è Lui la nostra Comunione con Dio e tra di noi ed è anche Lui la nostra Pace che siamo chiamati a condividere con tutti.

Sì, la Pasqua è la novità assoluta che noi, discepoli di Gesù, portiamo nella nostra fragile umanità, con l’impegno di testimoniare sempre e ovunque questo dono immenso e offrire così motivi di fondata speranza al mondo.

In questi giorni siamo preoccupati per la situazione difficile di pandemia che attraversiamo. Voi, fratelli e sorelle che provenite da altri Paesi, soprattutto dell’Est-europeo, avete motivi di ulteriore apprensione pensando alle famiglie d’origine e a persone e comunità a cui siete legati. Di cuore vi auguriamo di poter far fronte alla sofferenza dovuta a questi distacchi fisici e al fatto di vivere e lavorare in un altro Paese.

Desideriamo che la celebrazione annuale della Pasqua del Signore, che voi celebrerete – nelle modalità consentite – domenica 19 aprile, sia per tutti una “buona novella” che ci stupisce e che anima il nostro cercare il Signore, il nostro aderire a Lui, la nostra vita di carità e di comunione.

Le Chiese cattoliche latine hanno celebrato domenica scorsa – 12 aprile – la solennità della Pasqua del Signore. Voi lo farete domani, domenica 19. Può essere significativa questa estensione di tempo: la Pasqua non è un fulmine di un istante, ma un’energia divina che rinnova la faccia della terra, fino al compimento dei tempi.

Fratelli e sorelle della comunità ucraina greco-cattolica e delle parrocchie ortodosse, buona Pasqua: «Cristo è risuscitato!». Si uniscono alla mia voce tutte le comunità ecclesiali della nostra Diocesi per questo dono degli auguri di Pasqua a voi, comunità sorelle e ai vostri sacerdoti e responsabili.

Preghiamo per la stessa finalità di riuscire a portare il Vangelo «in tutto il mondo […] a ogni creatura» (Mc 16,15). Così crescerà anche la nostra comunione.

Benedico voi e i vostri cari!

+ Renato Marangoni

 


 

Due calendari, la stessa festa

«Cristo è risorto!» esclama, nel giorno di Pasqua, il cristiano ortodosso abbracciando il suo interlocutore. «Davvero è risorto!» risponde chi ha ricevuto l’abbraccio, ricambiandolo. Così idealmente anche noi, domenica prossima, 19 aprile 2020, esprimiamo l’augurio pasquale ai fratelli delle Chiese ortodosse che celebrano la Pasqua. Anche i cattolici di rito bizantino (a Belluno-Feltre c’è una comunità ucraina, curata da don Yuri Khodan) celebrano la Pasqua nella stessa data e con modalità liturgiche simili.

Date diverse per la Pasqua

La collocazione in date diverse della solennità centrale della Cristianità, la Pasqua del suo Signore, è un fatto storico che risale a tanti secoli fa. L’uso di due diversi calendari porta al conteggio della festa in date diverse.

La pasqua ebraica si celebra al tramonto del giorno 14 del mese di Nisan. Per i cristiani la ricorrenza ebraica venne sostituita con la celebrazione della risurrezione del Signore, fissata sempre di domenica. Costantino, con l’editto di Milano, fece inserire la festa nel calendario giuliano. Nel 325 il Concilio di Nicea stabilì che la Pasqua cristiana venisse celebrata la prima domenica dopo il plenilunio di primavera, e cioè la prima Luna piena a partire dal giorno dell’equinozio di primavera che in quegli anni cadeva in media il 21 marzo e il 21 marzo divenne per la Chiesa la data convenzionale (ma non sempre astronomicamente vera) dell’equinozio.

Nel 1582 venne corretto il calendario (definito calendario gregoriano). Da allora l’uso di uno o dell’altro calendario stabilisce la data della domenica di Pasqua. Gli Ortodossi hanno mantenuto l’uso del calendario giuliano e su questa base stabiliscono la data della Pasqua: quest’anno, 2020, appunto domenica 19 aprile. In altri anni i due calendari fanno coincidere la data.

Segni pasquali nel rito bizantino

Sabato, la veglia pasquale inizierà nella notte, prima con la «liturgia della luce», con ceri che poi ognuno si porta a casa, a cui segue una lunga liturgia della resurrezione che si conclude alle prime luci dell’alba. La Pasqua sarà poi celebrata di nuovo la domenica mattina con letture sacre e l’Eucaristia.

Durante le celebrazioni ci sono particolari simboli pasquali. Tra questi: cestini con cibo speciale da benedire, fiori, foglie, acqua, processioni, canti. Alla fine festeggiano la Pasqua con il pranzo pasquale in famiglia o con gli amici delle comunità. Va ricordata anche la tradizione di colorare e decorare le uova di rosso, simbolo del sangue di Cristo, ma anche della gioia per la notizia della resurrezione.

La Settimana santa, come nel rito latino, è stata scandita da liturgie particolarissime.

Un’unica data per la Pasqua

La diversità della data per la festa centrale della fede cristiana crea qualche meraviglia. La spiegazione storica è una risposta. Si sta riflettendo e pregando perché anche questa «diversità» venga superata. Gli ostacoli da superare sono molteplici.

Sarà un cammino impegnativo, di sicuro, forse lungo. Nel giugno 2015 papa Francesco ha annunciato la disponibilità della Chiesa cattolica a rivedere le regole per la determinazione della data della Pasqua per celebrarla tutti nello stesso giorno. In Grecia nel 2016 la Conferenza episcopale cattolica ha deciso di celebrare la Pasqua assieme agli ortodossi.

Augurio fraterno

Buona Pasqua! Giunga a tutti i cristiani delle Chiese Ortodosse e ai cristiani cattolici di rito bizantino. Il nostro fraterno augurio con l’espressione per noi tanto intensa e significativa. La loro presenza di lavoro-servizio nei nostri paesi e nelle nostre case, ci invita alla condivisione di una festa anche per loro di grande rilevanza e, lo possiamo immaginare, di struggente nostalgia. Tanto più in questo anno così doloroso in cui alla nostalgia della terra natia si aggiungerà quella per i riti sacri, che saranno celebrati senza concorso di popolo.

Giuliano Follin