La veglia nella serata del 17 ottobre nella chiesa di Canale d'Agordo

Canale e Vallada accolgono don Vito

«Io non sono niente, non servo a niente se non porto a Dio»

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Il prolungato “rito del lucernario” iniziale ha lasciato subito intruire la numerosa presenza di fedeli. Don Vito De Vido, nuovo parroco, fermo sulla soglia della chiesa, porgeva la fiamma del cero pasquale alle persone che gli passavano accanto ed entravano per prendere posto: la chiesa man mano si riempiva e «la luce aumentava, mentre entravamo in chiesa. Luce che non è nostra, ma che abbiamo ricevuto da altri e anche a questi è arrivata. La fonte di questa luce è il Cristo risorto»: lo ha sottolineato il vescovo Renato nella sua omelia.

Salutando i presenti, il Vescovo ha rimarcato questa presenza di due comunità, Vallada e Canale, che ormai da due decenni camminano insieme, vivendo a modo loro il mandato del Maestro: «Dove due o tre sono uniti nel mio nome, io sarò con loro»; e ha concluso: «Grazie alle comunità che hanno attivato questo riconoscersi, valorizzare e intrecciare le proprie risolse». Ha ricordato anche le altre parrocchie presenti: le tre comunità da cui don Vito proviene: Valle, Venas e Cibiana; «la comunità di San Vito che gli ha dato i natali, rappresentata dal sindaco» e dal pievano; le parrocchie di Caviola e Falcade, che la sera prima avevano accolto don Andrea. Ha aggiunto: «Grazie per la bella testimonianza che date anche a me». Questa è la via della sinodalità che, a detta del Papa, «è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» e ne «dimensione costitutiva». Nella chiusa, il Vescovo ha consegnato ai presenti un’altra frase di papa Francesco: «Chiediamo oggi la grazia di lasciarci stupire dalle sorprese di Dio, di non ostacolare la sua creatività, ma di riconoscere e favorire le vie sempre nuove attraverso cui il Risorto effonde il suo Spirito nel mondo e attira i cuori facendosi conoscere come il “Signore di tutti” (At 10,36). Grazie».

Dopo la benedizione, l’aspersione del popolo e la venerazione dell’altare, don Vito De Vido ha ricevuto il saluto del vicepresidente del Consiglio pastorale unitario delle due parrocchie: «un benvenuto caloroso, come lo è il volti dei presenti, profondo e sincero». E ha risposto al saluto, senza nascondere l’emozione e con un delicato riferimento a papa Luciani: «Miei cari parrocchiani… Mai avrei immaginato…»; ha ricordato la testimonianza dei suoi predecessori e la consolidata e antica tradizione locale del cooperativismo e del volontariato, testimoniato «dalle variopinte casacche delle associazioni», presenti in chiesa. Aggiungendo: «Io non sono niente, non servo a niente se non porto a Dio». Anche don Vito ha sottolineato che le “sue” due comunità sono abituate a vivere insieme. E ha chiesto al Signore per sé la franchezza di San Giovanni Battista e la ritrosia dell’apostolo Simone, nascosto nei Vangeli quasi a scomparire di fronte alla luce di Dio. L’applauso dei presenti non è stato una risposta di prassi, perché ha avuto il calore di un’intesa raggiunta.

Calorose parole di benvenuto anche da parte della vicesindaco di Canale Marilisa Lucchetta, che ha ripreso le parola in cui don Vito aveva sottolineato l’antica e solida tradizione di volontariato e cooperazione delle comunità agordine. «Vitalità ammirevole, voglia di fare… a volte il problema è di avere obiettivi comuni». Pure Fabio Luchetta, sindaco di Vallada, ha incoraggiato il nuovo parroco: «Siamo pochi, ma c’è sostanza». [DF]

© foto Carlo Lorenzi, Canale d’Agordo