Se ci pare che il cammino dietro a Gesù sia difficile, l’evangelista Marco incoraggia e, in un certo senso, lascia intendere che è stato difficile prima di tutto per i discepoli: ci hanno messo del tempo a capire!
Gesù era amato da loro. Essi non potevano far a meno di seguirlo. Sentivano un’attrazione intensa per lui, però quanto a capire e accettare il cuore del mistero c’era ancora molta strada.
Gesù prevede che verrà respinto e disprezzato, e lo ripete con notevole insistenza! Chiede ai discepoli di affidarsi a lui e di accettare tutto il suo mistero, perché non c’è risurrezione senza il passaggio attraverso la sofferenza.
Ogni battezzato è invitato a adorare nella preghiera questo mistero, questo disegno divino estremamente difficile da comprendere. Gesù l’ha manifestato con tanta chiarezza e senza nessun desiderio di illudere. Quando Gesù si manifesta anche in noi con la stessa realtà di morte e risurrezione, in quel momento ci troviamo al centro del Vangelo.
Giacomo e Giovanni si fanno avanti… forse perché erano tra i primi a esser stati chiamati, forse per il loro carattere impetuoso: avevano come soprannome «figli del tuono»!
Non si lasciano intimidire dalle previsioni fatte da Gesù. Confidano nelle loro forze, assolutamente sicuri delle loro capacità e gli rispondono: Lo possiamo!
Gesù evoca immagini bibliche del calice, dell’affogamento (battesimo). Non è solo il calice della gioia, ma anche il calice dell’amarezza, che evoca vendetta e morte. Non a caso Gesù pronuncia la benedizione sul calice dell’Ultima Cena sostituendo il sangue dell’agnello con il proprio, offrendo sé stesso come riscatto, cioè come prezzo per la liberazione degli uomini tenuti schiavi dell’odio e della morte.
Così anche il battesimo – che vuol dire immersione – è immagine di chi è travolto dalle acque del male per riemergere nuovo. Gesù è colui che si lascia travolgere dalle acque del nostro male dalle quali il Padre lo tirerà fuori vincitore.
Se la gloria di Cristo è la Croce, è significativo che alla destra e alla sinistra del Crocifisso non siederanno Giovanni e Giacomo ma due malfattori, due condannati e giustiziati. Nella gloria di Gesù siedono gli esclusi di ogni tempo, quelli che abbiamo ritenuto indegni di accostarsi a lui… in pratica quelli che non hanno merito né privilegio.
Emergere dal battesimo è risorgere a vita nuova con Gesù, nell’amore umile e servizievole. Invece siamo sempre tentati a emergere sugli altri con le nostre ambizioni, per salire i gradini del successo e raggiungere posti importanti.
È come una malattia dello spirito. Si maschera anche dietro le buone intenzioni, quando dietro al bene che facciamo cerchiamo in realtà la nostra affermazione, il successo, l’approvazione.
Sono da verificare le vere intenzioni del cuore: offrire un servizio o essere complimentati?
A questa logica mondana Gesù contrappone la sua. Invece di innalzarsi sopra gli altri, scendere dal piedistallo per servirli, invece di emergere… immergersi nella vita degli altri.
Così ha fatto il Signore. Il Crocifisso è immerso fino in fondo nella nostra storia ferita. Lui che è Dio, non è rimasto lassù a guardarci dall’alto in basso.