Da Longarone all’Amazzonia la distanza è davvero breve, in questo 9 ottobre 2019, in cui si ha la coincidenza con la celebrazione del Sinodo per l’Amazzonia presieduto a Roma da papa Francesco. Nella sua omelia a Fortogna, alla santa Messa nel cimitero delle Vittime, il vescovo di Belluno-Feltre Renato Marangoni ha voluto ricordare la celebrazione del Sinodo per indicare che questo incontro di vescovi, religiosi e laici non riguarda una tra le tante regioni in difficoltà del mondo, ma il destino dell’intero pianeta, oggi chiamato a interrogarsi sul rispetto della creazione: un atteggiamento di custodia e di attenzione che era stato già conculcato nel secolo scorso, sotto il cemento della diga del Vajont. «Sentiamo che il Vajont si rapporta con l’Amazzonia» ha detto il vescovo, per cedere subito la parola al Papa e alla sua introduzione al Sinodo dei vescovi: «Dio ci preservi dall’avidità dei nuovi colonialismi. Il fuoco appiccato da interessi che distruggono, come quello che recentemente ha devastato l’Amazzonia, non è quello del Vangelo. Il fuoco di Dio è calore che attira e raccoglie in unità». «Attorno a questa Eucaristia – ha detto ancora il Vescovo – che celebriamo nel ricordo dei nostri cari, apriamoci ancora alla vita, scegliamo di vivere. Nel nostro tormentato cercare, è possibile il soffio di una parola viva, luminosa, coraggiosa». La celebrazione ha visto la presenza di undici sacerdoti, tra cui il primo parroco di Longarone dopo il Vajont, mons. Pietro Bez, e dei suoi successori. È stata accompagnata dai canti del coro interparrocchiale.
don Giuseppe Bratti