La domenica 29 novembre 2020, prima di Avvento, segnerà per molte comunità italiane l’inizio dell’uso della nuova edizione, la terza, del Messale Romano preparato negli anni del dopo Concilio Vaticano II. Sarà così per tutte le comunità delle diocesi del Triveneto (sono quindici). Per tutte le Chiese italiane la data definitiva dell’uso del testo rinnovato, sarà la prossima Pasqua, il 4 aprile 2021.
Un dono da accogliere
Qualcuno si è chiesto del perché di una nuova edizione del Messale in lingua italiana. È un progetto, quello che si va attualizzando, iniziato con la riforma dei libri liturgici nel periodo del dopo Concilio ecumenico Vaticano II, ma che continua con gli interventi nella seconda edizione del Messale in lingua italiana (1983) e ora con questa terza edizione. La motivazione la richiama un sussidio della Chiesa italiana edito per questa occasione, dove si afferma: «questa nuova edizione italiana del Messale Romano è offerta al popolo di Dio in una stagione di approfondimento della riforma liturgica ispirata dal Concilio Vaticano II» (Presentazione CEI, 5). Questo lavoro di approfondimento chiede di superare letture infondate e superficiali, ricezioni parziali e prassi che la sfigurano: la pubblicazione della nuova edizione del Messale Romano costituisce un’occasione propizia per riflettere sul cammino di una riforma liturgica che e certamente “irreversibile”, come ha autorevolmente richiamato papa Francesco (Discorso ai partecipanti alla LXVIII Settimana Liturgica Nazionale, Roma 24 agosto 2017), ma è sempre “in cammino”, bisognosa di affinamento e interiorizzazione. Un’attenzione più viva all’arte di celebrare, insieme a un senso più spiccato del valore dell’orientamento della preghiera al protagonista divino della celebrazione, sono alcune tra le sfide che la nuova edizione del Messale Romano ci chiama ad accogliere e affrontare. Il libro che viene offerto con alcune novità alle nostre comunità italiane, partendo dalla edizione tipica in latino, ha visto il lavoro di esperti e pastori di tutta Italia dall’anno 2002. Le variazioni sono state vagliate dai singoli Vescovi e dall’assemblea dei Vescovi italiani (CEI) in più momenti. L’approvazione del testo definitivo è avvenuta il 16 luglio 2019 dalla competente autorità ecclesiale, previo parere favorevole di papa Francesco. Ci possono essere delle critiche a scelte non da tutti condivise, ma il lavoro e l’impegno non sono stati da poco. Si è cercato di trovare la soluzione più opportuna in relazione a diverse prospettive, sia pastorali, che storiche, come linguistiche.
Un libro da vivere
Il Messale che le comunità hanno in mano è un libro da vivere, non solo da conoscere. La sua funzione in relazione al rito che rappresenta il centro della vita di fede, la celebrazione del Mistero pasquale, è quella di unire idealmente tutte le Assemblee in un’unità. Unità di parole, unità di azioni rituali, unità di fede sono alla base del trovarsi dei fedeli secondo la indicazione di Cristo stesso: «Fate questo in memoria di me». Questa unità nel modo di celebrare valorizza la originalità di ogni assemblea. Originalità che non è arbitrio e libera fantasia, ma espressione comune da parte di persone che vivono in modo originale la stessa fede, ma la celebrano con la stessa ritualità, parole e azioni. È quello che indica il Messale e che ogni comunità vive nel suo contesto esistenziale, con la sua identità storica e attuale.
Messale oltre la curiosità e le novità
Un approccio assolutamente riduttivo sarebbe quello di soffermarsi a un elenco di “novità” di parole, senza cogliere lo spirito, che ha animato i redattori della terza edizione, e senza cogliere il richiamo che il rinnovato testo rivolge a ogni comunità cristiana che celebra la sua fede. L’invito a una liturgia più viva, espressione di una presenza della fede come anima del vivere nella sua globalità.
Qualche novità ha eccessivamente attirato l’attenzione. In alcuni casi si è voluto anche bruciare le tappe nella introduzione delle variazioni, prestando meno attenzione all’obiettivo, che è alla base di una celebrazione eucaristica, che chiede di essere rivitalizzata con una partecipazione più in sintonia con la riforma conciliare.
La stessa discussione sulle scelte operate dai responsabili, pur legittima, rischia di distrarre l’attenzione dal primo obiettivo che scaturisce dalla opportunità di un rinnovato Messale, quella di incoraggiare a una celebrazione liturgica più viva e partecipe. Ogni persona presente sentirà di vivere un’esperienza dove unità di fede e diversità di ministero nella celebrazione la renderà più ricca e attuale.
Le variazioni apportate alle preghiere del Messale saranno scoperte dalla comunità cristiana nel suo celebrare, più che in un elenco freddo, frutto della ricerca di qualche novità.
È evidente che quanto il libro liturgico, strumento per la preghiera, offre a celebrante e assemblea non può essere avvicinato solo all’ultimo momento. Richiede una preparazione, non raramente accompagnata da scelte che lo stesso Messale propone. Anche il sussidio rappresentato dal foglietto preparato per i fedeli chiede un avvicinamento previo, almeno del celebrante e anche dell’assemblea per cogliere le proposte fatte dai compilatori. A ogni assemblea il dono e il compito di apprezzare e gustare una celebrazione sempre più viva e partecipata.
Giuliano Follin