1a domenica di Avvento - anno B

Lo dico a tutti: vegliate!

A cura di don Giorgio Aresi

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Il blocco del sito diocesano (16-30 novembre) non ci ha permesso di ringraziare come si sarebbe dovuto don Paolino Rossini, che ha offerto la traccia della sua omelia domenicale dal mese di giugno fino alla festa di Cristo Re: abbiamo tutti apprezzato il suo stile piano, la sua parola semplice ed efficace. Con la prima domenica di avvento il testimone passa a don Giorgio Aresi, parroco di Lamon, Arina e San Donato. Il suo stile sarà probabilmente diverso da quello di don Paolino, ma al centro resterà sempre la Parola di Dio. Un grazie anticipato anche a don Giorgio. Buon lavoro!!!


In una lettera di alcuni anni fa ad un giovane prete salesiano, un ragazzo scrive così: «Sono un giovane come tanti, uno di quelli che sta sulla soglia della vita aspettando che passi un treno su cui salire. Sono uno di quelli che conoscono a memoria gli orari. E così so quando passano i treni, ma ogni volta non li prendo attendendo quello giusto. Temporeggio, aspetto… per avere delle certezze e delle sicurezze. E intanto il tempo passa inesorabile.» (www.donboscoland.it)

Credo che questo giovane, in fondo, possa essere ciascuno di noi. Chi di noi non ha mai sentito di essere come in “attesa”, sempre di qualcosa: di un momento migliore, di una vita più serena, che le cose cambino, della persona giusta… E ti sembra talvolta che questo attendere-aspettare, lo vivi quasi come un peso.

C’è una domanda che potrebbe toccare il nostro cuore, qui, ora: ma che cosa sto aspettando davvero nella mia vita e – forse ancora di più – dalla mia vita? E questo può far paura, come in fondo accade a questo ragazzo.

Proviamo a fermarci, di fronte ad una Parola che può essere sempre luce nel cammino, quella che ci viene incontro in questa 1^ domenica di Avvento.

La Prima Lettura, le parole del profeta Isaia, ci aiutano.

Tutto dipende da come provo a vivere la mia vita, anche in questo aspettare, attendere.

Isaia me lo dice; c’è un modo di vivere:

Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie
e lasci indurire il nostro cuore,
tu avevi nascosto da noi il tuo volto, […]
ci avevi messo in balìa della nostra iniquità. (Is. 63,17; 64,6)

Siamo liberi di vivere il tempo della nostra vita anche facendoci del male e facendo del male; con un cuore che appare duro e che solo pretende, lento e affaticato al solo pensiero di poter cambiare anche solo poco del nostro vivere, della nostra quotidianità fatta troppe volte di abitudini e di paure, che spengono il desiderio, soffocano il respiro di un senso possibile e spengono lo sguardo sulla bellezza di una vita che nonostante tutto è benedetta da Dio.

È quello che scrive ancora quel ragazzo: «Ho come l’impressione di avere io il coltello dalla parte del manico […] Sento Dio risoluto ad entrare nella vita di un indeciso cronico, ma allo stesso tempo sta sulla soglia e non sfonda la porta. […] Eppure ho come l’impressione che sto impedendo al sole di sorgere.»

Dipende da te, da come vivi; vorresti anche stare meglio, vedere e riconoscere la presenza di Dio nella tua vita, ma sei tu che stai “impedendo al sole di sorgere”.

Eppure, per quanto tu senta la vita faticosa, difficile da vivere in alcuni passaggi – e magari col desiderio di voler capire tutto (come scrive Isaia: Se tu [Signore] squarciassi i cieli e scendessi! v.19), nonostante tutto puoi davvero non smettere di fidarti proprio di Dio; e anche quell’attendere qualcosa puoi viverlo con occhi diversi, veri.

E sono ancora le parole di Isaia a farcelo capire:

Tu, Signore, sei nostro padre,
da sempre ti chiami nostro redentore.
Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia
e si ricordano delle tue vie. (Is. 63,16;64,4)

In fondo è come leggiamo ancora in quella lettera: «D’altro canto quel Dio che cerco affannosamente, ma con pochi risultati, quel Dio che non capisco bene che volto abbia e che vorrei cancellare dal mio orizzonte per stare un po’ più tranquillo (le domande di vita infatti sono sempre piuttosto intriganti), lo sento in questo momento estremamente deciso nei miei confronti».

Allora anche la vita che sto vivendo ora, qui in questo nostro tempo che appare così travagliato, è un dono che ho bisogno di vivere e di capire; e senza che proprio ciò che vivo – pur nelle fatiche quotidiane – mi faccia paura. E, soprattutto, senza la pretesa di voler capire tutto, o peggio ancora che tutto vada sempre e solo come voglio io.

E così possiamo capire la bellezza e la verità che portano la luce del Vangelo di questa domenica, le parole di Gesù che aprono e chiudono la pagina di Marco: Fate attenzione, vegliate. […] Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate! (Mc. 13,33.37).

Ci sovvengono le parole di padre Ermes Ronchi: «Il tempo d’avvento ricorda che il cristiano è il contrario di chi non aspetta più niente dalla vita, l’opposto di chi non volge più il cuore a niente o a nessuno. E se all’inizio l’attesa sembra nascere da una mancanza, se ci pare che manchi qualcosa, poi ci accorgiamo invece che manca Qualcuno. E poi ci accorgiamo che Qualcuno è qui e che siamo noi che non riusciamo a sentirlo, e l’attesa si veste di presenza.» (E.Ronchi, Ha fatto risplendere la vita, Servitium, Mi 2011, p. 9).

E allora, forse non bisogna avere solo fretta che arrivi Natale. Ma vivere il dono del tempo che Dio ci fa, senza paura di quello che stiamo vivendo, ma nemmeno senza sentirci passeggeri vuoti e stanchi, tra gli atri a piastrelle di stazioni anonime e dimenticate, in attesa di un treno che in fondo non vuoi che nemmeno passi.

Possiamo così lasciarci con le ultime parole di quel ragazzo – che oggi sarà cresciuto e chissà avrà trovato ciò che cercava -: «Aiutami a salire su uno di quei treni che passano nella mia vita altrimenti rischio di fare della mia esistenza solo una bella sala d’attesa.
Ho l’impressione di non avere fede ovvero di non aver ancora incontrato Dio. Ti dicevo che lo sto facendo aspettare. Ma io… posso aspettare?»

E noi cosa aspettiamo davvero, e forse ancora di più, ma Dio che cosa sta aspettando da noi?

Che questa domanda attraversi la nostra fragile quotidianità, in questo tempo prezioso dell’Avvento.

don Giorgio Aresi