Quarta domenica di Pasqua

Dove abita Dio, è “casa nostra”

a cura di don Renato De Vido

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Ci siamo sentiti dire dal Signore: «Io sono venuto perché le mie pecore abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». E nasce immediatamente uno stato di simpatia con lui. Anche se le sue parole non le comprendiamo subito, anche se l’obbedienza ai suoi insegnamenti ci costa, siamo certi che Gli stiamo veramente a cuore.

1. Solo una madre e un padre possono dire ai propri figli una cosa così smisurata: “Sono qui per te, perché la vita te l’ho data, e vorrei continuare a dartela”. La parola «vita» è un filo che lega insieme tutta la Scrittura. Tutta la legge di Mosè è introdotta da questo: «Hai davanti a te la vita e la morte. Scegli»! E dice, supplica, ti prega: scegli la vita! Vita è tutto ciò che possiamo pensare per riempire questo suono, tutto ciò che possiamo desiderare. Vita è respiro, forza, salute, amore, relazioni, gioia, libertà; parola cambia il desiderio e le mete, che sfocia «nelle terre di Dio».

2. «Darsi al meglio della vita!»: fa quanto mai riflettere il titolo scelto quest’anno per la 57a Giornata di preghiera per le vocazioni attingendo all’Esortazione “Christus vivit” (n. 143) di Papa Francesco.

Nella situazione che ormai da inizio marzo ha di fatto scardinato la rotta delle nostre giornate, rallentandone la corsa, mandando all’aria tanti dei nostri programmi e indebolendo una sicurezza su cui forse ci eravamo fin troppo appoggiati, l’invito di cercare davvero il “meglio” della vita è una sfida che assume tutta la sua importanza, insieme al suo “rischio”. Ciò vale in special modo per i giovani che si affacciano a guardare al loro futuro e a compiere delle scelte».

3. Questo è tutto ciò che Gesù assicura di mettere a disposizione di chi lo prende sul serio. Non possiamo dimenticare – o almeno io non lo posso fare – le parole ultime dettate da mons. Vincenzo Savio, come testamento spirituale: «Ad ogni buon conto la cosa più importante è dire a tutti che io sono senza misura contento di Dio. Una meraviglia! Una sorpresa continua tale da poter dire a me, con convinzione, che in ogni istante la Sua misura era piena e pigiata. Avrei potuto salutare la vita terrena in ogni istante sentendomi “riempito” di gratuità e di stupore» (dal testamento del 25 marzo 2004).

Allora è vero che la presentazione che Gesù fa di se stesso non è un semplice artificio per farsi ascoltare: “Sono la porta. La porta delle pecore”. La bocca di Cristo diventa la porta che fa uscire parole grandiose, la cui sorgente resta senz’altro il cuore, l’amore per l’uomo, l’amore per il discepolo che si fida di lui. È uno che si preoccupa di noi, perché gli siamo cari.

Ebbene, da quando Gesù si è presentato al mondo, gli uomini imparano che Lui è il punto di passaggio obbligatorio sia per entrare nella casa del Padre, sia per uscire dietro i propri impegni quotidiani.

È importante questo punto di riferimento, questo uscio verso cui dirigere i propri passi: vuol dire che si sa dove abita Dio, dove è “casa nostra”.