LA PROPOSTA - «Sei interessato a un’esperienza in missione o vuoi conoscere meglio le dinamiche missionarie?»

È ancora possibile vivere un’esperienza in missione!

Ospiti di un missionario, si entra in relazione con le persone, per comprenderne stile di vita, gioie e problemi…

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La possibilità di vivere un’esperienza in Missione
E’ sempre valida la proposta del nostro Ufficio Missionario Diocesano, rivolta specialmente ai giovani bellunesi e feltrini: «Sei interessato a un’esperienza in missione o semplicemente vuoi conoscere meglio le dinamiche missionarie? Ti proponiamo degli incontri finalizzati non solo a preparare le persone a condividere del tempo in missione, ma soprattutto per conoscere meglio lo spirito missionario. Segui tali incontri per approfondire questo desiderio e realizzarlo!» Già da alcuni anni l’Ufficio Missionario propone a tutti la possibilità di vivere un’esperienza in Missione, accanto ai nostri amici missionari e missionarie,  proponendo agli interessati una serie d’incontri preparatori, il cosiddetto Corso “Esperienza in Missione”.

Un’avventura tra le ricchezze delle varie culture
«Africa, America, Asia, Europa, Oceania… culture con ricchezze da scoprire. Viste in televisione, lette sui giornali, sentite descrivere. Ma dietro quel video, quelle pagine, quelle parole, ci sono respiri, lacrime, sorrisi, storie da vivere. Se vuoi dare un nome a quei volti e vedere cosa c’è oltre le immagini e le parole, parti con noi!»
Partire, secondo i responsabili dell’Ufficio Missionario, significa poter vedere dall’interno una realtà differente dalla nostra, apprezzare la diversità, conoscere di più altri ma anche se stessi, diventare cittadini del mondo… e non solo, anche perché ciascuno ha le sue proprie motivazioni. «E’ un’esperienza di conoscenza e di condivisione. Ospiti di un missionario, si entra in relazione con le persone del luogo, per comprenderne lo stile di vita, i problemi e i motivi di gioia…»

Il corso partenti “in corso”
Anche quest’anno l’Ufficio Missionario Diocesano ha avviato il corso partenti. Finora si sono svolti due incontri nei mesi di novembre e dicembre 2018. Nel primo appuntamento, dopo un giro di presentazione dei partecipanti, si è parlato in generale delle missioni e si è approfondita la proposta del corso. Nell’incontro di dicembre si è affrontata la seguente tematica: “Il significato del viaggio, dentro di noi e verso gli altri”. Vi hanno partecipato circa 70 persone, una sessantina delle quali con meno di 20 anni.
Sono previsti per i primi mesi del 2019 ancora tre incontri sui seguenti temi: i Paesi e le Missioni che incontreremo;  l’incontro con le Culture; Fede e Religioni nel mondo; l’aspetto sanitario; l’etica fotografica; come comunicare al rientro;  sapori diversi dal mondo con cena etnica; il divario nord e sud, anche attraverso il cibo…
Il percorso si concluderà con una Giornata presso il Santuario del Nevegal, il 23 marzo, che prevede un incontro nel pomeriggio, dei lavori di gruppo, una Celebrazione presieduta dal vescovo Renato con mandato missionario e ricordo dei Martiri Missionari, essendo la Vigilia della Giornata dei Missionari Martiri, sul tema “Per amore del mio popolo non tacerò! (Oscar Romero)”. La Giornata – e anche il corso partenti – si concluderà con una cena conviviale.
Già si delineano delle possibilità per i viaggi dei corsisti per la prossima estate: Costa d’Avorio, Romania, Ecuador, Messico, Thailandia…

I tre momenti del corso “Esperienza in missione”
Quindi, il corso finalizzato a vivere un’esperienza in Missione si divide in tre momenti, ugualmente importanti: la preparazione, l’esperienza sul campo, il ritorno.
Il percorso di preparazione, come detto sopra, prevede varie attività, tempi di confronto, riflessioni, testimonianze e momenti di convivialità.
L’esperienza in missione, per chi riesce a partire, prevede l’ospitalità all’interno di realtà missionarie, in continenti lontani, ma anche vicino a noi.
Il ritorno, per gli organizzatori, è altrettanto rilevante, perché l’esperienza sia completa, per cui sono previsti alcuni incontri per rileggere le situazioni vissute, al fine di capire un po’ di più il mondo ma anche se stessi e trovare spunti di impegno per la quotidianità.
Per quanto riguarda il ritorno, precisava una giovane: «Ti chiedono: com’è andata, che cosa hai fatto?  Pretesa occidentale di fare, sempre. Ho vissuto, ecco cos’ho fatto. Ho amato, ho riso, ho abbracciato, ho mangiato, ho sognato, ho viaggiato, ho respirato, ho sorriso, ho ballato, ho dormito… ho vissuto.  Ho visto casette di paglia e fango distrutte e ricostruite.  Ho visto gente senza casa ridere e ballare. Bambini che ti corrono dietro, ti spiano, ti abbracciano, ti amano, ti cercano. Ho visto donne lavare vestiti e stoviglie nel fiume sporco. Ho visto la vita, in tutte le sue sfumature e la mia vita è cambiata…»
Un altro giovane, al ritorno dall’Africa, scriveva: «In fondo non abbiamo “fatto’” molto, bensì abbiamo “vissuto”.  Abbiamo riso, abbracciato, ballato, visto casette di paglia e fango distrutte e ricostruite, visto uomini senza casa ridere e ballare, visto maiali che razzolano promiscuamente con gatti, cani, bambini tutti negli stessi rifiuti, visto i volti e gli occhi lucenti di uomini da sempre vittime dell’ingiustizia.
Infatti, il dono più grande che questo viaggio ci ha regalato è appunto la consapevolezza che la vita non deve fondarsi sul “fare”, ma sullo “stare”. Lo “stare” è una condizione fondamentale che le nostre relazioni dovrebbero riscoprire e fortificare. Esso è condizione necessaria per la convivialità, per una vita a cui noi oggi non siamo più abituati. Al giorno d’oggi, nulla è più indissolubile, tutto è fugace: appena qualcosa non ci piace, appena una relazione inizia a inclinarsi, fuggiamo…»

 

Edieffe