Giovedì santo e Triduo pasquale

Centro della ritualità nell’Anno liturgico delle comunità cristiane

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Dopo una Quaresima vissuta in modo assolutamente originale, singoli e comunità cristiane sono chiamati a vivere in modo ancora del tutto nuovo anche la Settimana santa e la Pasqua. Questi giorni che per il loro grande significato sono chiamati “santi”, non solo in ambiente ecclesiale, saranno quest’anno condizionati dalla situazione che si è creata nel nostro Paese e un po’ in tutto il mondo.

Giorni “speciali” per i cristiani

I giorni della Settimana Santa e della Pasqua sono giorni “speciali” radicati ancora nella mente e nel cuore dei cristiani. La ritualità che essi propongono, condizionata oggi dalle inderogabili normative, rimane come senso profondo della celebrazione del mistero della morte e risurrezione del nostro Signore, centro della nostra fede. Se mancheranno, come sono mancate il giorno delle Palme le aggregazioni celebrative delle comunità, non mancherà la partecipazione individuale e familiare. I riti celebrati con fede nella loro essenzialità e nelle chiese vuote e private di fedeli, non mancheranno di ravvivare interiormente la realtà di un evento che è al centro della esperienza di fede di ogni cristiano.

Richiamo i contenuti essenziali nel loro svolgersi come la Chiesa, specie nel dopo Concilio Vaticano II, li fa diventare esperienza di fede e di vita ai suoi fedeli. La partecipazione attraverso la televisione o altre modalità proposte dai social aiuta senz’altro, pur non togliendo a tanti la nostalgia della Chiesa, a vivere gli eventi che i Riti celebrano, cioè rendono presenti. Parola di Dio, parole e preghiere della Chiesa, segni rituali intensi, renderanno presente un evento che è indicato come centrale per la fede cristiana. Si tratta del Mistero pasquale.

Giovedì santo e Triduo pasquale

La massima attenzione e un grande impegno celebrativo caratterizza gli ultimi giorni della Settimana santa, dal Giovedì santo alla domenica di Pasqua. La solennità e varietà dei riti ne fanno un appuntamento importante per ogni cristiano e per ogni comunità. L’invito che fa la Chiesa a coloro che vivono questi giorni nella prospettiva delle fede, è quello di una visione d’insieme. Non giorni e celebrazioni separati, ma un insieme vissuto e celebrato sacramentalmente in tre giorni. È lo stesso Mistero Pasquale, la realtà della Pasqua del Signore, che si sviluppa in tre giorni, dove ogni giorno richiama l’altro. È familiare la scansione: il Venerdì santo celebra la passione, il Sabato santo la sepoltura, la Domenica (che inizia con la Veglia Pasquale e la celebrazione dell’Eucaristia) la Risurrezione. L’anticipo di questo Triduo pasquale è rappresentato dalla celebrazione del Giovedì Santo sera, con la “Cena del Signore”. Questa visione d’insieme di giorni e di riti aiuta a non assolutizzare alcune celebrazioni particolari (significative per la loro storia e il radicamento nelle comunità), ma a vivere un “insieme celebrativo liturgico” che lascia il segno nelle persone e nelle comunità.

È chiara l’indicazione riportata dal Messale in uso: «Il Triduo Pasquale della passione e della risurrezione del Signore ha inizio dalla Messa nella Cena del Signore, ha il suo fulcro nella Veglia pasquale e termina con i Vespri della Domenica di Risurrezione».

La Pasqua, che i cristiani celebrano nel Triduo, è anticipata nel rito memoriale che la sera della Cena (che noi chiamiamo “Ultima Cena”) Gesù affida ai suoi: «Fate questo in memoria di me». E proprio nella celebrazione della Eucaristia, la Messa, i cristiani comunità riunita nella fede in Cristo, rendono presente la Pasqua del loro Signore.

Parola di Dio, preghiere e riti

Il valore e il significato di questi giorni è accompagnato oltre che dai riti liturgici, anche da forti espressioni di pietà popolare. Pensiamo tra queste: le Viae Crucis (anche come rappresentazioni), le processioni in onore della Croce. Le celebrazioni che vivremo quest’anno con una partecipazione spirituale e non fisica, potranno aiutare a cogliere il senso profondo del mistero che si rende presente. Qualcosa sicuramente ci mancherà. La ritualità comunitaria vissuta “fisicamente” è una componente importante della esperienza della fede celebrata nella liturgia. L’impegno personale e familiare aiuterà a cogliere il valore dell’evento che viene celebrato e che si attualizza (cioè si rende presente) per ogni cristiano e per tutta l’umanità. Il culmine rappresentato dall’annuncio della Pasqua, dal suono gioioso delle campane, dall’augurio fraterno anche solo espresso a voce, faranno dire ai cristiani che, nonostante tutto, anche quella di quest’anno è una “Buona Pasqua”, è il Cristo per noi morto, sepolto e risorto. Quello che ci manca (specie il ricevere l’Eucaristia) non ci fa dimenticare quello che è il centro della nostra fede: “Cristo vivo, presente in noi e in mezzo a noi”. La solennità dei Riti trasmessi dalla Tv, presieduti dal nostro Vescovo in Cattedrale, dal parroco (per le parrocchie che hanno attivato gli strumenti adeguati), o dal Papa (da San Pietro), renderanno più presente nelle nostre case il Mistero. I sussidi messi a disposizione dei fedeli per seguire i riti aiuteranno ad una partecipazione spirituale che coinvolgerà in una presenza non solo da spettatori, ma da protagonisti. La sera di Pasqua, a conclusione di una settimana e di un giorno, vissuti in modo assolutamente originale rispetto alle nostre tradizioni e alle nostre attese, sentiremo la parola di Gesù presente in mezzo a noi, vivo, che ci dice: «Pace a voi!». E si manifesterà, nella vita e nella fede, una “Buona Pasqua”.

Giuliano Follin