Gli “amen” con voce, mente, cuore

Pregare le tre orazioni della Messa nel tempo pasquale

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I testi delle preghiere variabili (definite con il termine “proprio”) nelle messe del tempo pasquale sono di grande spessore teologico e spirituale. Il loro contenuto, sia nelle domeniche che nei giorni feriali, è molto ricco e apprezzabile. È importante che diventi preghiera di tutti i partecipanti alla celebrazione. Ai nostri giorni siano essi protagonisti reali della celebrazione come protagonisti “virtuali”.

“Amen” come piena partecipazione

Una delle risposte vocali più partecipate in occasione della celebrazione della santa Messa è quella data alle tre orazioni proclamate dal celebrante. Si tratta della adesione alla preghiera “Colletta”, alle preghiera “sulle offerte” e alla preghiera “dopo la Comunione”. Per due di loro (colletta e dopo la comunione) il richiamo del sacerdote prima di recitarle, con l’invito: “preghiamo”, già sollecita la attenzione. Per tutte tre le preghiere la conclusione, nelle sue tre-quattro variazioni, possibili, richiama talora forse automaticamente, la risposta-adesione: “Amen”. È opportuno, nel tempo pasquale, ma non solo, che questa risposta abbia la pienezza del suo valore.

Sicuramente in questa risposta c’è la partecipazione con la voce. Lo scopo delle seguenti riflessioni è quello di invitare chi partecipa alla celebrazione di unire alla voce, anche la mente e, soprattutto, il cuore.

Le espressioni pasquali nella preghiera liturgica

Le preghiere utilizzate nelle domeniche e nei giorni feriali del tempo pasquale, indicate come “proprio” contengono nelle loro formulazioni concetti teologici, messaggi di spiritualità e di vita, espressioni di richiesta e di speranza.

Le espressioni sono molte e di una consistente ricchezza teologico-spirituale. Il loro ascolto attento e la comprensione del concetto al quale attingono offrono alla mente idee che alimentano il significato esistenziale per chi le prega. Così i testi sono apprezzati, gustati, vissuti. Nelle orazioni “collette” i temi richiamati dalle parole sono molti. Ne cito alcuni tra i tanti: il Cristo risorto, il battesimo dono di vita e di rinascita, l’annuncio del Risorto, risurrezione del Figlio come passaggio alla vita eterna, il ritorno del Cristo glorioso, la Pasqua dono per i credenti e per tutti, il mistero pasquale nel suo grande significato. È impossibile in questo contesto presentare tutti i concetti teologici e spirituali che sono contenuti nei testi in esame. Nelle diverse settimane ci sono anche espressioni di carattere spirituale che si potrebbero adattare a qualsiasi tempo dell’anno liturgico. Chi partecipa alla Messa ascoltandoli, e sentendoli anche familiari, è chiamato a un’adesione sicuramente concettuale. La adesione è consapevole, la espressione di risposta non è automatica, a prescindere dal contenuto. Il contenuto delle espressioni da valore alla risposta di chi si unisce a quanto pregato dal celebrante. L’“Amen”, come noto, è un’adesione si individuale, ma nello stesso tempo pubblica e comunitaria.

Anche per le domeniche del tempo pasquale sono proposte delle orazioni più recenti e contenenti temi annunciati nei brani della Parola di Dio. Le espressioni che richiamano alla Pasqua diventano proposta esistenziale. Nei sussidi queste preghiere vengono date come possibile scelta alternativa rispetto al primo testo. Questo generalmente traduzione, dal latino, di preghiere molto più antiche.

Il cuore, adesione di fede

La adesione alla preghiera non è solo concettuale. Per chi vive la liturgia è qualcosa di più. È un’adesione anche del cuore. È manifestazione di un legame della volontà che aderisce a quanto affermato con l’atteggiamento della fede. Espressione questa, indicativa non solo di una volontà personale, ma anche della accoglienza di un dono precedente e superiore alla nostra comprensione. Un’adesione che scaturisce dalla presenza dello Spirito, vita di Dio, in Cristo Gesù in noi. La adesione della fede dà significato alle parole pronunciate nella preghiera dopo la presentazione dei doni, ai quali è unita la vita dei presenti.

Ancora di più sono significative, se lette in questa prospettiva, le parole pronunciate nella preghiera a conclusione della partecipazione piena al Mistero pasquale con la Comunione eucaristica. Le orazioni “dopo la Comunione”, richiamando la celebrazione appena vissuta, proiettano il fedele in una prospettiva esistenziale non solo nella vita presente, ma, soprattutto, nella vita eterna. È da notare che una visione teologica molto diffusa nei testi è quella di proiettare l’esperienza presente nella prospettiva dell’eternità. Più recente, e quindi meno presente nei testi, è il richiamo alla vita quotidiana dopo la celebrazione che ne richiama il contenuto, in attesa di una partecipazione totale e definitiva nella eternità. Un’espressione tipo può essere: «A noi che abbiamo celebrato questo mistero, dona di viverlo nella vita di ogni giorno, in attesa di goderlo nella pienezza dell’eternità beata».

Uno stile celebrativo da acquisire

Una lettura previa dei testi propri di ogni messa, l’ascolto attento delle espressioni pregate dal celebrante, il fissare alcune espressioni come significative per la propria adesione di fede e per la vita personale, sono delle opportune modalità che fanno diventare anche personale una preghiera comunitaria, e che l’“Amen” proclama con la voce, unendo la mente e, soprattutto, il cuore.

Giuliano Follin