Messale e Lezionario sono due libri presenti nelle chiese, dove le comunità cristiane si ritrovano per celebrare la Eucaristia. Il loro richiamo solenne, offerto dalla grandezza e dalla solennità della rilegatura, non sempre è sentito come familiare. Interrogando i fedeli, si potrebbe sentire da loro un giudizio di lontananza: uno è il libro del prete che presiede la celebrazione, l’altro il libro di chi, laico o consacrato, legge la parola di Dio. L’occasione offerta dalla presentazione e dell’uso della terza edizione del Messale Romano, va utilizzata nel modo più efficace possibile per “avvicinare” il libro liturgico ai fedeli. Può essere l’occasione opportuna anche per una “familiarizzazione” con l’altro libro liturgico rappresentato dai vari Lezionari.
La storia di questi libri ne indicano un assoluto valore normativo per ogni comunità cristiana che si ritrova per realizzare nel rito quanto detto da Gesù: «Fate questo in memoria di me». Le variazioni che nei secoli ne hanno sancito lo sviluppo sono state generalmente vincolanti per chi presiedeva, per chi era chiamato a un ministero liturgico, per ogni fedele che vi assisteva. Dalla riforma liturgica dell’inizio del secolo scorso, e soprattutto dal documento del Concilio Vaticano II, accolto nella sua valenza orientativa di un modo di vivere la liturgia, questo valore comunitario-normativo si è notevolmente affermato. Rimangono sacche nostalgiche o utopistiche di una “Liturgia fai da te” che ritiene di essere autorizzata a estemporanee ed effimere modalità di celebrazione, di invenzione di preghiere, di scelte personali ed emotive dei brani biblici. Messale e Lezionario offrono, non raramente, varie opzioni tra le quali scegliere.
Azioni liturgiche, celebrazioni della Chiesa
Una delle affermazioni più significative del documento conciliare Sacrosanctum Concilium indica chiaramente: «le azioni liturgiche non sono azioni private ma celebrazioni della Chiesa» (SC 26). Nella partecipazione l’individuo supera l’“io” per realizzare il “noi”, passa dalla individualità, che pur non viene annullata, alla comunità. Nella assemblea eucaristica si realizza, si rende presente l’unico Corpo di Cristo.
Una dimensione questa che va oltre le porte del proprio edificio chiesa per raggiungere ogni comunità che nelle diverse parti della nazione, del continente o del mondo, rende presente il mistero di Cristo. E lo fa con le stesse modalità rituali, con le stesse preghiere, con la stessa Parola annunciata. In alcuni casi c’è la identità di lingua, in altri cambia la lingua, ma non il contenuto. Messale e Lezionario ne sono lo strumento utile e normativo. È un sentire questo che diventa esperienza forte ed incisiva quando, attraverso le dirette televisive, si riconosce da lontani paesi la stessa ritualità, accompagnata dalle stesse parole, come la si è vissuta nella propria comunità celebrativa parrocchiale.
Nel segno della unità di comunione in Cristo
Questo concetto è richiamato chiaramente in un passaggio della lettera con la quale il vescovo Renato presenta alla Chiesa di Belluno-Feltre il Calendario liturgico 2020-2021. Dice, tra l’altro: «Un messale sgorga dal cuore celebrante di una comunità ecclesiale che “è in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (LG 1). Essa, dunque, lo riconosce come sostegno della propria preghiera liturgica e ne coglie il valore normativo, per custodire la comunione ecclesiale, condizione di ogni atto di Liturgia, dell’ascolto-annuncio della Parola e del vissuto di Carità». L’originalità creativa, se non la fantasia, non possono trovare spazio in questo ambito ecclesiale. La fedeltà al Messale e al Lezionario, atto di obbedienza ecclesiale e talora atto di umiltà, porta frutti abbondanti al di là di apparenti riuscite, si spera non di ricerca di spettacolarizzazioni a effetto.
Il rito liturgico della Messa e degli altri sacramenti crea piena comunione tra i presenti, con il mistero di Cristo e con tutti coloro che sono sacramentalmente (e non solo sociologicamente) legati a Lui. Questo è il dono che offre la liturgia che i cristiani sperimentano come espressione della loro adesione a Cristo e che matura nei frutti della spiritualità cristiana e della vita secondo carità.
Per qualcuno la norma liturgica e il libro che la presenta possono sembrare dei condizionamenti; essi invece sono un dono che ammaestra, guida, orienta, unisce per essere la Chiesa di Cristo, viva nel mondo. I frutti visibili e originali di questa presenza si esprimono nella vita delle singole persone, delle famiglie, delle comunità parrocchiali; sono frutti dono dello Spirito di Cristo.
Giuliano Follin