Nella mattina di sabato 28 aprile

I sei parlamentari bellunesi incontrano una rappresentanza della Chiesa locale

Il Vescovo: «un esercizio da continuare»

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Una rappresentanza della diocesi, guidata dal vescovo Renato, ha incontrato nella mattinata di sabato 28 aprile, al Centro “Giovanni XXIII” di Belluno, i sei parlamentari bellunesi. Introducendo i lavori, il Vescovo ha ringraziato Mirco Badole, Dario Bond, Luca De Carlo, Roger De Menech, Federico D’Incà e Paolo Saviane per la manifestazione di grande interesse e disponibilità al suo invito. «Il desiderio di incontrare i ‘nostri’ parlamentari – ha detto il Vescovo – è partito con semplicità e sincerità ed è cresciuto con libertà e creatività». Sull’aggettivo ‘nostri’, il Vescovo ha sottolineato che «non dice possesso o accaparramento: esprime la cultura di questo territorio, che condividiamo».

Il moderatore, Luigi Guglielmi, ha quindi dato la parola agli interventi programmati. Si sono alternati don Mario Doriguzzi, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e il lavoro, don Roberto De Nardin, direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale dei giovani, il diacono Francesco D’Alfonso, direttore della Caritas diocesana, cui hanno fatto seguito altri sette brevi interventi. L’incontro con i parlamentari, infatti, non si è svolto a porte chiuse, bensì con la presenza di alcuni rappresentanti della multiforme realtà diocesana: in sala «Muccin» hanno ascoltato le dichiarazioni dei parlamentari una rappresentanza del Consiglio pastorale diocesano e delle Commissioni relative agli uffici pastorali e una trentina di preti diocesani; tra di essi anche il vicario generale, don Graziano Dalla Caneva.

Dopo il primo giro di microfono, era stato fissato in una decina di minuti il tempo per l’intervento da parte di ogni parlamentare: per la gran parte, sono stati impegnati in una prima risposta ai temi sollevati da don Doriguzzi, da don De Nardin e dal diacono D’Alfonso. Ecco quindi le dichiarazioni circa il problema dello spopolamento, cui è stata riconosciuta la valenza più culturale che economica; l’attenzione ai giovani, che possono essere annoverati tra gli ultimi della società, non solo per la troppo spesso verificatasi incapacità di entrare e restare nel mondo del lavoro, ma anche per la consistente riduzione numerica; le povertà e le nuove povertà, che vanno dalle famiglie a rischio impoverimento agli ex detenuti e al loro reinserimento in società.

Le parole conclusive del vescovo Renato sono state di esortazione a «continuare questo esercizio di riflessione sulla complessità del qui e ora. La proiezione verso il bene comune ci chiede di costruire credibilità e sana dinamica sociale e di condividerla. La Chiesa di Belluno-Feltre ha un contributo da dare alla società, che può non essere il migliore, ma che va riconosciuto e non sottaciuto».

Si è registrata soddisfazione da parte di tutti gli intervenuti per un dialogo condotto con franchezza; e soprattutto per l’impegno di avviare un processo positivo di confronto periodico tra la diocesi e i rappresentanti bellunesi nelle due Camere.