2a domenica di Avvento - anno B

Il cammino per la vita passa nel deserto

a cura di don Giorgio Aresi

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Fa pensare quello che questo giovane ha vissuto, raccontando della morte di sua nonna: «Le volte in cui mi sono trovato a fare la notte in ospedale, mi ha preso una paura feroce che tutto quello che di lei avevo davanti, e di riflesso anche di me, potesse scomparire nel nulla. Perciò facevo di tutto per scappare via da certe domande sulla vita, e appena potevo scappavo via anche dall’ospedale. I giorni successivi c’è stato un tentativo iniziale di nascondere quello che era successo, ma poi non ce l’ho più fatta: erano domande che continuavano a risorgermi» (Inserto, Tracce 05/2011, p. III).

Ci sono momenti nei quali ad un certo punto fai i conti con la vita, ti misuri con quello che ti succede; fino a quel giorno hai creduto tante cose (e giustamente anche), ma prima o poi arriva il momento in cui sei “provocato”, come costretto e chiamato a metterti di fronte alla tua vita, come dice questo giovane: «ma poi non ce l’ho più fatta: erano domande che continuavano a risorgermi».

Ma devo avere paura di questo? No… E la risposta ci viene ancora una volta da Dio, dalla sua Parola.

Facciamo qualche passo, lasciamoci guidare dalla parola di questa Domenica II di Avvento.

La Prima Lettura, il Profeta Isaia.

Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore […] (Is. 40, 3).

Che cos’è il deserto? Nella Scrittura è il luogo dove Dio conduce il suo popolo e lì “parla”; per Israele il deserto è il luogo di fiducia ma anche di sfiducia, di amore ma anche di tradimento, luogo dove puoi sentire Dio più vicino ma anche essere messo alla prova. Allora anche il deserto nella nostra vita non deve farci paura, perché è proprio nel momento in cui ti metti alla prova che capisci quanto sei capace di fiducia o di sfiducia, quanto sei davvero coinvolto con ciò che ti sta a cuore. Allora il deserto diventa cammino vero verso la vita, come dice p. Ermes Ronchi: «Non c’è persona sapiente […] che non sappia che il cammino che conduce la vita passa attraverso il deserto» (E. Ronchi, Ha fatto risplendere la vita, Servitium, Mi 2011, p. 14).

Ed è vero però, che quando vivi questo nella vita, se c’è una cosa che ti fa fare fatica è la sensazione che il tempo sia sempre troppo lungo. Quando fai fatica, anche un solo giorno è troppo lungo. Ma anche qui Dio ti aiuta a capire.

La Seconda Lettura, sono le parole di San Pietro.

[…] davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno. […] fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia. (2Pt. 3,8.14)

Ecco allora che cosa vuol dire trovare la forza di vivere questo tempo, quando la vita si fa “deserto”. Il tempo diventa il dono che è proprio Dio mi fa per cercare la pace, ciò che mi può donare serenità; per vivere senza colpa, come scrive San Pietro; cioè vivo la mia vita, il mio tempo per trovare la forza di liberarmi dal male che posso fare e dal male che soffro e che vivo.

Il tempo che vivo allora è la possibilità e il dono che Dio mi fa per non perdere la mia vita, per non perdere me stesso, per non perdere questo Dio che anche nel deserto mi sta cercando, mi sta cercando adesso, in questo momento.

E dunque, l’Avvento come segno di qualcosa che aspetti, qualcosa di vero, che ancora non possiedi ma che sai che arriva. Un bene più grande che ti aspetta in fondo alle tue fatiche e un mettermi alla prova di quanto mi fido davvero di Dio nella mia vita. Perché si sa che il tempo è la prova dell’amore e così anche con Dio.

Ma in fondo a tutto questo – anche nelle nostre fatiche, nei nostri deserti – nel nostro cuore, nella nostra vita c’è l’unica certezza che non ci fa avere paura.

Le parole del Vangelo lo dicono.

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. (Mc. 1,1)

E sono ancora le parole di p. Ronchi a farci capire: «Inizio del Vangelo di Gesù. Si può allora iniziare di nuovo, anche da là dove la vita si è arrestata, si può ripartire e aprire futuro. Ma come trovarne la forza? Inizio di una bella notizia… da qui, solo a partire da una buona notizia si può ricominciare a vivere, a progettare, a stringere legami, e mai partendo da amarezze, da sbagli, dal male che assedia. E se qualcosa di cattivo o doloroso è accaduto, buona notizia diventa il perdono, che lava via gli angoli più oscuri del cuore. Inizio di una bella notizia che Gesù […] annuncio che è possibile, per tutti, vivere meglio e che il Vangelo ne possiede la chiave.» (Avvenire, 4/12/2014).

don Giorgio Aresi