La vita della foresta e la tempesta Vaia: occasioni per imparare

Imparare la cura del creato

Un’escursione e una riflessione nel secondo giorno del corso organizzato da Casacomune, Uncem e Diocesi di Belluno-Feltre a Palus di San Marco

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Cambio di registro per il corso «Abitiamo la terra, la nostra Casa comune – Approfondimento montagne» in corso di svolgimento presso “La Gregoriana” di San Marco di Auronzo per iniziativa di Casacomune, Uncem e Diocesi di Belluno-Feltre. Dopo le conferenze di ieri, oggi, sabato 12 settembre, la giornata è iniziata con un’escursione nella foresta di Somadida con la guida di Tommaso Anfodillo, responsabile del Centro Studi per l’ambiente alpino di San Vito di Cadore, di Cesare Lasen, botanico feltrino membro del Comitato scientifico della Fondazione Dolomiti Unesco, e del ten. col. Michele Di Cosmo dei Carabinieri Forestali.

Si è trattato, in sintesi, di una lezione sulla biodiversità all’interno di una foresta eccezionale, che costituisce un esempio di come i sistemi naturali evolvano senza l’uomo. La foresta – è stato sottolineato – è in grado da sola di realizzare la struttura migliore possibile e tutte le foreste funzionano allo stesso modo perché la natura sa autoregolarsi. Da questo – è stato fatto presente – c’è molto da imparare: non è la foresta che ha bisogno dell’uomo, piuttosto il contrario.

Dopo l’escursione c’è stata la conferenza del sociologo Diego Cason, che ha proposto alcune considerazioni tratte dall’esperienza maturata con la tempesta Vaia, un evento che ha mandato messaggi significativi. Tra l’altro ha fatto capire che la nostra società ha superato un limite dal quale non si torna indietro, un superamento drammatico per l’uomo, ma non per il pianeta perché la natura è capace di rispondere alle catastrofi.

Ancora, è stato evidenziato che il mondo non è a nostro servizio, mentre noi spesso ci sentiamo creatori del nostro mondo e lo invadiamo di cose. A questo proposito, Cason ha citato una frase del filosofo Severino: «Le cose irrompono imprevedibili nell’esistenza e minacciano di sconvolgere il cuore». Di qui l’invito a riconoscere i limiti e a prendersi cura del creato perché ci è donato e non è nostro; l’alternativa è alimentare la volontà di potenza, che a noi piace, ma che molto spesso non siamo in grado di associare alla responsabilità.