Verso la prima Assemblea sinodale (15-17 novembre 2024)

La Chiesa non dirà «dentro o fuori»

Riflessione sui Lineamenti che saranno sottoposti ai delegati per il cammino sinodale italiano

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Da alcune settimane sono stati pubblicati i Lineamenti, che raccolgono le riflessioni e le proposte progressivamente emerse da oltre duecento Sintesi diocesane e dai Cantieri di Betania, caratterizzanti i primi tre anni del cammino sinodale.

Tale documento – e questo è l’aspetto di maggior interesse – guiderà la prima assemblea sinodale delle Chiese che sono in Italia, convocata a Roma dal 15 al 17 novembre. A questa parteciperà anche una nostra delegazione diocesana composta dal vescovo Renato, dai due referenti diocesani Giulia De Prà e don Davide Fiocco, e dalla, vicepresidente del Consiglio pastorale diocesano, Anna Della Lucia. Condivido alcune riflessioni su tale documento.

Stiamo davvero vivendo «un cambiamento d’epoca e non semplicemente un’epoca di cambiamento», come ci ricorda papa Francesco. Accogliamo ciò come un dono, una grazia e accettiamone la responsabilità. Potremmo rispolverare la frase “onore e onere” di vivere questo tempo e di essere coinvolti in questo cammino. Il Sinodo ci offre l’opportunità e si presenta come l’occasione di compiere scelte, per rendere la Chiesa, in particolare nei suoi aspetti organizzativi e nei linguaggi che utilizza, più aderente al mutato contesto e più capace di essere pervasiva e soggetto attivo nell’annunciare la Buona Novella. L’augurio è di non sprecare questa occasione. Ciò non ci mette al riparo dall’eventualità di compire scelte errate, ma peggio sarebbe non scegliere, conservare lo status quo, limitarsi a semplici aggiustamenti o cucire qualche toppa su un tessuto logoro. Abbiamo bisogno di scelte coraggiose, di ampio e lungo respiro.

E chi è chiamato a scegliere? La risposta dei Lineamenti è perentoria: noi. Noi siamo chiamati a scegliere. Noi con le nostre debolezze, fragilità, ma anche talenti, competenze e amore per la Chiesa. Nonostante i discepoli l’avessero tradito e abbandonato e benché avessero litigato su chi fosse il più grande, Gesù ha creduto in loro e non ha cambiato squadra. In egual modo la Chiesa chiede a ciascuno di noi di contribuire a trovare le risposte a questo cambiamento d’epoca. E noi siamo tutti: donne e uomini con o senza il dono della fede cattolica, preti, frati, suore, credenti cristiani o di altre religioni, eccetera.

In questo importante documento, su cui si confronteranno le delegazioni diocesane nei prossimi giorni a Roma, emergono con costanza termini familiari a chi si occupa di organizzazione: progettare, stabilire priorità, delegare, efficacia comunicativa, partecipazione, verificare, rendicontare e altri. L’organizzazione non può cedere al narcisismo e deve essere strumento al servizio di una politica, cultura, visione, che per la Chiesa è esclusivamente il Vangelo, ma può rappresentare un valore. E la corresponsabilità – altro termine che impreziosisce e risuona con continuità nei Lineamenti – è vuota se non si concretizza in un’organizzazione: lo strumento principale per valorizzare e trasformare in «sale e luce» chiunque abbia talenti, competenze, conoscenze da offrire al servizio degli altri.
La parola chiave di questo modello organizzativo da creare deve essere “relazioni”. Se mai nel passato fosse stato vero, e ho dei dubbi che lo fosse, il motto «Piccolo è bello», oggi sicuramente non vale più. L’invito che emerge da queste pagine è che almeno lo riformuliamo: «Piccolo è bello in rete».

Molti altri sono gli argomenti sui quali i Lineamenti invitano a una profonda riflessione. Mi limito a ricordarne quattro. Vi è una spiccata attenzione al tema della formazione sottolineando anche la necessità di “formare i formatori”. Molte le righe dedicate la tema dell’urgenza di utilizzare linguaggi nuovi da parte della Chiesa, urgenza per altro emersa anche nella nostra Sintesi diocesana. Numerosi e consistenti sono i passaggi in cui si invita a dare maggior spazio alle donne con una specifica vocazione femminile. Infine, ma non certo inopportuna, vi è la richiesta che si ponga fine al “cronoprogramma” dei sacramenti: essi sono scelta e scelta graduale.

Un’ultima annotazione. Nell’odierno dibattito politico prevale la logica del dentro e fuori, della contrapposizione, del noi e loro, dei muri e delle opposizioni. Al contrario i Lineamenti non perdono occasione di ricordarci che ovunque, in ogni circostanza, in qualsiasi occasione, in qualsivoglia relazione umana si possono incontrare il Regno di Dio e i suoi frutti. Sono parole lontanissime dai discorsi che oggi vanno per la maggiore. Credo che la Chiesa possa davvero essere un paradigma e modello per gli altri in questo. Ancora una volta un cambiamento d’epoca.

Flavio Battiston

“La Pentecoste”, icona scritta da Michela Rossa: «Colpisce che Gesù, di fronte al fallimenti dei suoi, anziché mettere insieme una nuova squadra, raduni e mandi ancora loro» (Lineamenti pag. 20).