Il rito liturgico: richiamo del Papa sul suo valore essenziale

La liturgia è insostituibile

Altre forme di preghiera significative, la liturgia insostituibile

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In questa riflessione mi faccio eco delle parole che il Papa, nella sua catechesi dello scorso mercoledì 3 febbraio 2021, ha rivolto ai fedeli. Mi sono sembrate parole chiare e decise in relazione alla realtà, importante, ma non sempre capita e apprezzata del rito liturgico. Mi ha fatto risuonare nella mente e nel cuore altre parole chiare da lui pronunciate nel 2017 quando dichiarò ai partecipanti a Roma alla 68ª Settimana liturgica nazionale, che la riforma liturgica del dopo-Concilio Vaticano II «era una realtà irreversibile».

La forma liturgica di pregare

È questa l’espressione che il Papa usa per indicare il momento nel quale il cristiano, con e nella sua comunità, celebra i riti della preghiera che sono indicati e anche codificati come “divina liturgia”. Nelle sue parole egli riconosce come «negli ultimi decenni molto si è camminato. La costituzione Sacrosanctum Concilium del Concilio Vaticano II rappresenta lo snodo di questo lungo tragitto», afferma. Poi nelle sue parole richiama quanto il documento conciliare prospetta: la Costituzione conciliare «ribadisce in maniera completa e organica l’importanza della divina liturgia per la vita dei cristiani, i quali trovano in essa quella mediazione oggettiva richiesta dal fatto che Gesù Cristo non è una idea o un sentimento, ma una persona vivente, e il suo Mistero un evento storico. La preghiera dei cristiani passa attraverso mediazioni concrete: la sacra Scrittura, i sacramenti, i riti liturgici, la comunità. Nella vita cristiana non si prescinde dalla sfera corporea o materiale, perché in Gesù Cristo essa è diventata via di salvezza. Potremmo dire che dobbiamo pregare anche con il corpo: il corpo entra nella preghiera».

La conseguenza che ne trae papa Francesco è forte e decisa. Egli afferma: «Dunque non esiste spiritualità cristiana che non sia radicata nella celebrazione dei santi misteri». Più avanti afferma, citando il Catechismo: «La missione di Cristo e dello Spirito Santo che, nella liturgia sacramentale della Chiesa, annunzia, attualizza e comunica il Mistero della salvezza, prosegue nel cuore che prega» (CCC 2655). Ribadisce poi papa Francesco che la liturgia è un atto che fonda l’esperienza cristiana tutta intera. Essa è evento, accadimento, presenza, incontro. «È un incontro con Cristo. Cristo si rende presente nello Spirito Santo attraverso i segni sacramentali: da qui deriva per noi cristiani la necessità di partecipare ai divini misteri».

Non si tratta di contrapporre questo tipo di preghiera ad altre forme, quasi in una concorrenza promozionale e di incentivazione. Si tratta, stando alle parole del Pontefice, di cogliere il valore in sé di questa forma di preghiera che è chiamata “Preghiera liturgica”.

Interrogativi e obiettivi

L’indispensabile presenza di questa forma di preghiera comunitaria è richiamata con chiarezza e pone ai cristiani che la vivono, interrogativi e obiettivi precisi.

Interrogativi per chiedere a chi la pratica come vive questa forma rituale di preghiera comunitaria. Il Papa chiede di verificare quanto questa modalità viene vissuta dai cristiani «con fervore» e non con sopportazione, noia, stanchezza. Questo fervore nasce dalla consapevolezza che nella ritualità liturgica è realizzata una particolare presenza di Cristo stesso. Presenza che non è esclusa in altre situazioni, ma che nella liturgia diventa più significativa. Non si tratta quindi di qualcosa di marginale o opzionale. Il valore di quanto si vive, individualmente e soprattutto come comunità cristiana, è segnato e caratterizzato da questa presenza speciale di Cristo. Viene richiamato dalle ultime parole della riflessione del Papa: «…no non è un modo di dire. Cristo è presente e nella liturgia tu preghi con Cristo che è accanto a te».

Di fronte a questa proposta è importante cogliere gli obiettivi che papa Francesco affida ai cristiani e alle comunità che si ritrovano per la celebrazione liturgica. Chiede di trovare lo spazio adatto nella vita cristiana e quindi nella spiritualità, per quello che con parole e azioni ci propone di vivere. Chiedono un entusiasmo, «un fervore» – così lo chiama il Papa – quando si vive questa esperienza, specie nella partecipazione alla santa Messa. Non si può essere con questa particolare presenza, solo spettatori annoiati o passivi. L’incontro con Cristo chiede uno stato d’animo diverso, se si considera questa esperienza significativa per la propria esperienza spirituale. L’obiettivo indicato da papa Francesco è importante e potrebbe cambiare il clima celebrativo e l’animo con il quale si partecipa ai riti liturgici. Egli afferma circa la partecipazione alla Messa: «La Messa non può essere solo ascoltata, come se fossimo solo spettatori di qualcosa che scivola via senza coinvolgerci. La Messa è sempre “celebrata”, e non solo dal sacerdote che la presiede, ma da tutti i cristiani che la vivono. E il centro è Cristo! Tutti noi, nella diversità dei doni e dei ministeri, tutti ci uniamo alla sua azione, perché è lui, Cristo, il Protagonista della liturgia».

Giuliano Follin