Nella mattinata di venerdì 16 giugno - solennità del Sacro Cuore

La metafora della costellazione

L’assemblea del presbiterio e dei diaconi presso il santuario del Nevegal

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Nel vocabolario delle parrocchie entra una nuova parola: costellazioni. Dall’Orsa minore a Orione sono di orientamento a chi naviga. Chi scruta il cielo di notte può sapere a che punto è la notte e quanto manca al sorgere dell’alba. Nelle chiese, negli case parrocchiali, nelle sedi scout e dei gruppi di catechismo o degli operatori della carità, la metafora della costellazione indicherà dei gruppi di prospettive luminescenti, attorno ai quali orientare la pastorale e le relative priorità: missione secondo lo stile della prossimità; linguaggi e cultura, con teologia e liturgia; formazione alla fede e alla vita; corresponsabilità; strutture materiali e amministrative, pastorali e spirituali.

Su questi punti si dovrà esercitare il discernimento operativo, proprio della fase sapienzale del Sinodo che va a iniziare nel prossimo anno pastorale. È stata Giulia Da Pra, referente diocesana per il sinodo, a fare il punto della situazione sul Sinodo universale e diocesano, ambito da cui ha origine la metafora.

Si è data poi, nella sala convegni del santuario del Nevegàl, una relazione a più voci a proposito degli incontri di formazione tenutisi negli ultimi mesi: tre erano le tematiche, seguite da tre gruppi diversi, e si è cominciato dall’itinerario biblico. Il biblista don Mirko Pozzobon, che lo ha moderato, ne ha dichiarato gli obiettivi: aggiornarsi sui contenuti relativamente agli studi degli ultimi trent’anni; studiare la Bibbia come letteratura; Bibbia come testo ispirato e come testo ispirante; Bibbia come testo vivo e come continua sorpresa.

Sugli incontri di formazione sulla liturgia ha riferito il suo moderatore don Alex Vascellari, il quale indica il mosaico alle sue spalle: per realizzarlo, come per qualsiasi manufatto, ci vuole arte e mestiere, come per la liturgia. Il gruppo raccomanda queste buone pratiche: la liturgia non è proprietà di chi la presiede; l’omelia è una parte della celebrazione; valorizzare le tante possibilità di scelta fornite dal nuovo Messale; le chiose durante la liturgia vanno decurtate, a vantaggio dei linguaggi non verbali; o almeno siano curate, brevi e sintetiche. Last but not least, chi celebra e presiede favorisca gli atteggiamenti comuni nella liturgia. Infine, l’itinerario teologico esistenziale, a cui han dato voce don Ivano Brambilla e don Ivone Cavraro: le relazioni con persone in difficoltà o addirittura problematiche causano transfer pericolosi a chi le incontra nel ministero.

Non si può evangelizzare senza coinvolgersi; ora, come evangelizzare è oggetto della formazione in Seminario, ma non come curare. Il lavoro svolto da questo gruppo, grazie a don Rinaldo Ottone che lo ha moderato, ha preso in considerazione otto situazioni reali, anche se con i nomi mutati, o di persone che vivono forti dipendenze e che si legano troppo al sacerdote, o viceversa di sacerdoti che si legano troppo. Il dibattito in sala ha cercato soluzioni condivise per la formazione permanente del prossimo anno e dei prossimi anni, tenuto conto del fatto che i laici attivi in parrocchia chiedono momenti di formazione condivisi con i loro preti. [GB]