È una tradizione secolare, che nella quinta domenica di Quaresima fissa un appuntamento molto sentito nella città di Belluno. È la “sagra dei fisciòt“, una sagra di primavera, contornata di bancarelle con dolciumi, specialità tipiche, opere di artigianato di ogni tipo e giocattoli, tra cui i “fisciòt”, che hanno dato il nome alla festa.
Ma la tradizione religiosa prevedrebbe soprattutto la solenne processione, che porta la preziosa statua della Madonna dei Sette dolori dalla chiesa di Santo Stefano lungo le vie della città. In questo tempo di pandemia la processione non si potrà fare.
Qui viene alla memoria il capitolo 32° dei Promessi Sposi, in cui il cardinal Borromeo «al replicar dell’istanze, cedette egli dunque, acconsentì che si facesse la processione […] Ed ecco che, il giorno seguente, mentre appunto regnava quella presontuosa fiducia, anzi in molti una fanatica sicurezza, che la processione dovesse aver troncata la peste […] la furia del contagio andò sempre crescendo».
Non si potrà fare la processione, ma resta la fiducia in Dio e nell’intercessione di Maria. A sottolineare questo, domenica 29 marzo alle ore 10.00, il Vescovo presiederà la celebrazione dell’Eucaristia nella chiesa di Santo Stefano: la celebrazione sarà trasmessa in diretta su Telebelluno (10 del digitale terrestre) e sul canale facebook dell’Amico del Popolo.
La storia di una devozione antica
La devozione alla Madonna “dei sette dolori” o “delle sette spade” arrivò a Belluno alla fine del Quattrocento, quando i Serviti costruirono in città la chiesa (1468-1685) e l’attiguo convento, il complesso che oggi ospita l’Agenzia delle Entrate. Quella devozione era il loro carisma.
Inizialmente la statua era probabilmente collocata nell’aula della chiesa; poi la devozione crebbe in maniera così considerevole da richiedere una collocazione più adeguata: nel 1653 la vecchia sacrestia venne adattata a cappella dell’Addolorata. La cappella era inizialmente collegata alla chiesa tramite due porte; nel 1714 la parete venne demolita e l’accesso alla cappella si fece tramite un arco romanico, che nel 1892 venne sostituito con tre archi in stile gotico.
La cappella oggi custodisce pregevoli opere che richiamano la devozione dei sette dolori. La statua lignea, che sorge su un altare barocco, è del Settecento, di autore ignoto, anche se qualche autorevole storico dell’arte intravede la mano dell’Alchini, uno dei discepoli del Brustolon.
La pratica della processione nella Domenica di Passione (oggi 5a di Quaresima) iniziò nel 1716. Gli annali ricordano che, in occasione di momenti drammatici o di pestilenze, la statua veniva portata in Cattedrale, esposta alla pubblica venerazione. Nel 1848, in occasione della sconfitta degli Austriaci, venne portata in processione con un manto tricolore: ma Belluno tornò sutto l’Impero asburgico fino al 1866! I documenti di archivio annotano l’ordine dei partecipanti e il tragitto della processione, che doveva arrivare fin là dove poteva essere vista dalle monache di San Gervasio. È sempre stata una pratica di devozione molto sentita dai bellunesi, anche negli anni in cui la “sagra dei fisciòt”, più attraente e rumorosa di un atto di culto, ha creato qualche inconveniente.
Comunque sia, quest’anno la devozione sarà tutta interiore.