Un incontro istituzionale con «un’assemblea di rappresentanza», come l’ha definito il vescovo Renato. La particolare giornata dedicata alla memoria dei defunti e un cielo plumbeo non hanno incoraggiato una partecipazione popolare all’incontro dei bellunesi con il card. Pietro Parolin, Segretario di Stato di papa Francesco. Ma – ha rassicurato ancora il Vescovo – la «comunicazione sarà mediata, dal sito e dal settimanale diocesani, da Telebelluno» e dai numerosi giornalisti presenti.
L’accoglienza dell’eminente ospite è spettata al Sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, che ha ricordato l’anniversario della tempesta “Vaia”, richiamando un aforisma del “Giulio Cesare” di W. Shakespeare: «Oh, se fosse dato all’uomo di conoscere la fine di questo giorno che incombe! Ma basta solo che il giorno trascorra e la sua fine è nota». Un anno dopo – ha sottolineato il sindaco Massaro – resta l’impressione dell’ottimo intervento della Protezione civile in tutte le sue articolazioni, il comportamento responsabile della popolazione, che ha permesso un contenimento della disgrazia, la necessità di ripensare il territorio e il rapporto dell’uomo con la natura.
A seguire, il Presidente dell’Amministrazione provinciale, Roberto Padrin, ha voluto esprimere gratitudine a tutti coloro che un anno fa hanno prestato la loro opera, dalle forze dell’ordine, ai Vigili del fuoco, dai volontari della Protezione civile ai sindaci. «Sono state giornate che hanno dimostrato unità». Ha voluto pure ricordare l’ampia solidarietà ricevuta dai bellunesi; con una particolare menzione – sincera e non di circostanza – della Diocesi, che ha fattivamente partecipato alla costituzione del Fondo Welfare, con il quale si è venuti incontro alle famiglie evacuate.
Gianpaolo Bottacin, assessore all’Ambiente e Protezione Civile della Regione Veneto, ha voluto ricordare le parole con cui un anno fa il capo del Dipartimento della Protezione Civile: «uno scenario apocalittico». A suo modo di vedere, «lo schiaffone di un anno fa» ha fatto comunque emergere il lato migliore delle persone, dagli amministratori ai singoli cittadini. E ancora, sinceramente e non come parola di circostanza, ha voluto ricordare «il ruolo dei parroci, partecipi del presidio del territorio, soprattutto nei primi momenti».
Il vescovo Renato Marangoni ha quindi evidenziato il rapporto e la sinergia tra le istituzioni, sottolineando che il contributo economico menzionato da Padrin è espressione del contributo del cuore. Apprezzando il pensiero espresso da Bottacin sul ruolo dei parroci, ha ricordato come la Chiesa bellunese-feltrina sia impegnata in un ripensamento della propria presenza sul territorio.
Quindi ha preso la parola il card. Pietro Parolin, che ha dettato un’intensa riflessione sull’evento di un anno fa, alla luce dei recenti pronunciamenti di papa Francesco sulla salvaguardia del creato, con particolare riferimento all’enciclica “Laudato si’”. Il Segretario di Stato ne ha sottolineato alcuni passi, dando risalto al legame che il Papa insiste esserci tra la crisi ecologica e la crisi sociale, per quell’ecologia che il Papa chiama “integrale”: «Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura» (LS 139). Di qui si manifesta «la necessità di un cambio di rotta» e di «grandi percorsi di dialogo che ci aiutino ad uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando» (LS 163).
Parlando all’Ufficio delle Nazioni Unite di Nairobi nel novembre 2015, il Papa dichiarava: «Nulla sarà possibile se le soluzioni politiche e tecniche non vengono accompagnate da un processo educativo che promuova nuovi stili di vita». Insomma – ha insistito il porporato – si fa urgente puntare su altri stili di vita, in cui sono interpellate anche dimensioni etiche e sociali, per le quali la Chiesa sente il dovere di collaborare.
Se il Papa ci ha ricordato che «vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa», che tutto questo «non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana» (LS 217), anche la tempesta “Vaia”, che ha avuto toni apocalittici e ha lasciato sensibili ferite, può diventare occasione per pensare insieme questo cambio di rotta [DF].
Il testo integrale dell’intervento è scaricabile da questo link.